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« indietro FERDINANDO BANCHINI, Approdi, Novi Ligure (Alessandria), Edizioni Joker 2003, pp. 52, 9,00.
Fedele alla sua cifra di eleganza e musicalità nell’adeguare stile alto a luminosità del messaggio, l’autore, esperto lettore di Saint-Exupéry, gioca sul valore di approdo della parola poetica come veicolo di comunicazione tra gli umani e, soprattutto, «nodo di relazioni» che resta (bisogno di comunicatività deducibile, anche, dal frequente uso di un tu da ammonire o disincantare). Ad aprire sono i versi-manifesto di Poetica: «Ho cercato, indagato, perseguito / sotto il saldo visibile il rischioso / irrisolto invisibile, ma vero...», versi che traggono del poeta la forza di ricerca e testimonianza morale da quel tricolon insistito e vissuto; dichiarazione d’intenti che prosegue lungo tutto il canzoniere, attraversando la polvere di vecchi «libri squinternati gonfi di immote / parole», auto in fila per il mare, momenti di «stupore mattutino», amarezze e disincanto tra classici e Montale («ma altrove, altrove è l’evento. / Oltre sabbie riarse, aerei picchi, / alta aspra è la vita»), attese di miracolo nell’abisso e domande ingenuamente retoriche («Ma davvero / uomini esistono intristiti e bui?»); prosegue, grazie ad aggettivi ora preziosi ora precisi, in componimenti di pathos e riflessione, che vogliono rubare al silenzio, che sembra avvolgere tutto, parole pregnanti e sentenze di saggezza conclusiva, facendole scaturire però come «perle» o «sferze di luce» da un contesto di intimità e quotidianità (e in questo riacquistando originalità ad una vena generalmente più incline ad una consolidata tradizione meditativa). Sempre tenendo come guida l’ideale missione del poeta, «l’approdo sperato / che ci salva», la Bellezza, «casta sovrana del mondo» per la quale «nulla si perde, tutto comunica / l’essere suo». Caterina Bigazzi
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