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IN SEMICERCHIO, RIVISTA DI POESIA COMPARATA LXV (2021/2) pp. 97-98 (scarica il pdf)

In guerra non mi cercate. Poesia araba delle rivoluzioni e oltre, Le Monnier Università, Milano 2018, pp. 202.


In guerra non mi cercate. Poesia araba delle rivoluzioni e oltre è un volume antologico che riunisce poesie sia edite che inedite di quarantasei poeti arabi contemporanei. L’antologia, accompagnata da quattro utili saggi introduttivi, a firma dei co-curatori del volume, Oriana Capezio, (Università Orientale di Napoli), Elena Chiti, (Università di Stoccolma), Francesca Maria Corrao (Università Luiss di Roma) e Simone Sibilio, (Università Ca’ Foscari di Venezia), rappresenta una singolare mappatura della poesia araba del nuovo Millennio. Alcuni dei poeti inclusi sono stabili presenze nel panorama poetico arabo ed internazionale, come Mo?ammed Bennis, Ibrahim Na?rallah o Sa?di Yusuf. Molti dei poeti della nuova generazione emersi nell’ultimo decennio rappresentano delle piacevoli scoperte di cui sentiremo parlare in futuro.
Le poesie presenti all’interno del volume, anticipate da un’utile scheda bio-bibliografica dei rispettivi autori, sono state tutte composte tra il 2010 e il 2018, in un periodo di grandi mutamenti geopolitici e socio-culturali all’interno del mondo arabo innescati dallo scoppio delle rivolte del 2010-2011.
La suddivisione delle voci poetiche in macro aree geografiche – Maghreb, Egitto, Mashreq, Iraq e Golfo – non solo consente al lettore di avere a disposizione un materiale coerentemente organizzato, ma anche di poter cogliere agevolmente le possibili analogie e differenze tra le esperienze poetiche dei diversi Paesi. 
Inoltre, per gli studiosi o gli appassionati di lingua araba non mancano i corrispondenti testi in lingua originale, riportati in appendice nell’ultima sezione del libro.
È sbagliato pensare che si tratti di un libro di nicchia, destinato a un preciso segmento di lettori; si rivolge invece a un pubblico più vasto ed eterogeneo, dall’esperto del settore allo studente di letteratura araba o al semplice appassionato di poesia.
Il viaggio nei meandri poetici del mondo arabo di oggi prende avvio con una poesia particolarmente significativa del poeta siriano curdo Marwan Ali: il titolo del volume è proprio ispirato dal primo verso del suo poema. Si tratta di un incipit che esprime speranza e, al tempo stesso, l’urgenza di fuga tanto dalle operazioni belliche che dalle narrative di guerra attraverso il cui filtro si tende a rappresentare il mondo arabo-islamico e, più in generale, la regione mediorientale. “In guerra / non mi cercate / io sto / a Karsor / steso sul prato/ sotto il gelso / aspetto chi torna… (pag. 47)”.
Per molti poeti che, tutto d’un tratto, si sono ritrovati senza casa e senza patria perché costretti ad abbandonare il loro paese, la poesia diviene un rifugio, uno spazio di libertà in cui potere, con l’occhio della memoria, restare attaccati alla propria terra e alla propria storia, mantenendo viva l’identità. In tale contesto, sembrano evocativi i versi della poetessa siriana esule in Francia Maram al-Ma?ri, che rappresentando la Libertà, esprimono il coraggio della lotta per la vita: “Le rompono i piedi / ma avanza / le tagliano la gola / ma continua a cantare (pag. 60)”.
Inevitabile anche il riferimento al fenomeno delle migrazioni e al dramma dei rifugiati. A tal proposito, le parole del poeta palestinese Mustafa Qossoqsi tracciano scenari che pervadono la nostra quotidianità, infondendo quel sentimento d’impotenza di fronte alla tragedia di uomini, donne e bambini che, pur di lasciare il proprio paese decidono di affrontare un impervio viaggio via mare, rischiando la morte: “I nostri nomi rantolavano, correndo come topi / nell’arida trappola dell’esistenza / e saltavano in acqua, prima di noi, per mettersi in salvo (pag. 80)”. Di fronte alla morte e alla sofferenza patita dai bambini vittime di guerra, risultano graffianti le parole del noto poeta giordano Amjad Nasser, scomparso di recente: “Non dite che era destino. [...] C’è chi approfitta della pennichella di Dio per giocare con le date e i destini (pag. 79)”.
Un fattore ricorrente rintracciabile nei testi qui raccolti è la necessità impellente di testimoniare il presente; come sottolinea infatti Oriana Capezio, “la poesia rappresenta il diwan al-‘arab, cioè l’archivio storico della vita di questo popolo che individua nella figura del poeta (sha‘ir) la memoria collettiva. Il poeta arabo compone per la propria gente e in qualche misura il pubblico ne è partecipe, sentendosi in sintonia con i suoi sentimenti”. (pag. 21). La maggior parte dei poeti presenti in questa antologia proviene da Paesi sconvolti da rivoluzioni, contro-rivoluzioni e guerre, in alcuni casi, ancora in corso. Questo dato ci spinge a osservare il fatto poetico anche nella sua dimensione testimoniale, come un contributo cruciale alla conoscenza e alla storia recente dei singoli contesti. E ciò stimola, tra l’altro, un’analisi sulle differenze, ma soprattutto sulle analogie riscontrabili a livello culturale tra i diversi casi. Da notare come molti dei testi qui inclusi mostrino un ancoraggio ad alcuni elementi della tradizione, ma al contempo siano orientati alla ricerca di innovazione sia nelle forme che nei temi, come mostrano i casi di Ghayath al-Madhoun o Fadhil al-‘Azzawi. Alcuni poeti esibiscono un connubio originale tra la sensibilità per l’ambiente o la natura, e l’attenzione al mondo interiore dell’uomo e alle implicazioni dell’attuale crisi socio-politica sulla propria esistenza. 
Pur nella diversità dei sentieri percorsi, le quarantasei voci poetiche qui presentate rivendicano il sogno di una società fondata sulla giustizia universale, sul rispetto dei diritti umani e sulla libertà dell’individuo, paventando il pericolo incombente di un collasso irreversibile delle loro società.
La poesia è un linguaggio universale, accessibile a tutti e che accomuna tutti i popoli. Grazie alla traduzione ci è consentito di entrare in un contatto vivo e profondo con l’altro, con la sua vita e il suo sentire. Questa antologia dà prova di questo. La poesia è presente in tutto ciò che viviamo, sentiamo e a cui partecipiamo, e opera attraverso le epoche e le generazioni, come una goccia che cade sulla roccia. Murid Al-Barghu?i, icona della letteratura palestinese, affermava: «La poesia ha un linguaggio universale di cui nessuno può fare a meno. La poesia giace sotto ogni pietra ed è presente in ogni singola cosa, in tutti i luoghi in cui viviamo e nelle scene che vediamo. La poesia lavora molto lentamente nel tempo e nella storia, e plasma la nostra anima e la nostra coscienza lasciando un segno profondo».
Grazie alla ricchezza e alla varietà delle immagini e dei timbri che vibrano nei testi raccolti, questa antologia critica dona la capacità di viaggiare tra i diversi Paesi del mondo arabo, e consente al lettore di acquisire una maggiore consapevolezza di una realtà ben più sfaccettata e complessa di quella rappresentata in Occidente attraverso i fatti di cronaca, una realtà colma di un desiderio di riscatto e di libertà, di attaccamento alla propria terra e di difesa dell’identità e dell’umano universale. Ogni libro rappresenta l’inizio dell’esplorazione di nuovi mondi che arricchiranno la nostra vita oppure ci spingeranno a riflettere su fenomeni ed esperienze apparentemente lontani da noi. In guerra non mi cercate. Poesia araba delle rivoluzioni e oltre è uno di questi.

di Rachele Manna

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