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Jesús Munárriz

 

– ¿Es posible evidenciar un mandato social del poeta de hoy?

 

1. No creo que haya grandes diferencias entre la situación del poeta dentro de la sociedad en la actualidad y en otras épocas. El poeta de verdad rara vez ha recibido ese «mandato social» de sus contemporáneos; más bien ha trabajado y creado casi siempre a contracorriente, por decisión personal, a sabiendas de que no iba a ser comprendido o apreciado, o menos aún aplaudido por sus coetáneos. Pero convencido también de que el futuro podía ser suyo. El triunfo de los grandes poetas ha sido a menudo póstumo, al igual que su prestigio. Pero éste, en cambio, suele ser duradero. Yo no creo en esa «pérdida de prestigio» que afectaría al poeta en nuestra época; al contrario, me atrevería a afirmar que pocos prestigios se igualan al del poeta, aunque su obra sea minoritaria y poco conocida. Esto ha sido así prácticamente siempre. Creo que el hecho de situarse fuera del círculo productivo monetario o comercial le da un valor añadido, un plus de respeto y de prestigio al poeta.

1. Non credo ci sia una grande differenza tra la situazione del poeta nella società attuale e quella di altre epoche. Il poeta come tale raramente ha ricevuto un «mandato sociale» dai suoi contemporanei; ha più che altro lavorato e creato quasi sempre controcorrente, per decisione personale, sapendo bene che non sarebbe stato capito o apprezzato, o meno ancora applaudito dai suoi coetanei. Ma convinto che il futuro sarebbe potuto diventare suo. Il successo dei grandi poeti è di frequente stato postumo, così come il loro prestigio. Ma questo, in compenso, di solito è duraturo. Io non credo nella «perdita di prestigio» che affliggerebbe il poeta nella nostra epoca. Al contrario, mi azzarderei ad affermare che il prestigio del poeta, per quanto la sua opera sia minoritaria e poco conosciuta, si può paragonare a pochi altri. È stato così praticamente sempre. Credo che il fatto di collocarsi al di fuori del circolo economico-commerciale, dia un valore aggiunto, un plus di rispetto e prestigio al poeta.

 

– ¿La pérdita de comunicabilidad del linguaje poético es consecuencia de su pérdida de representatividad y de transcendencia social?

 

2. Es cierto que se escribe bastante poesía hoy que apuesta por la incomunicabilidad, pero esto no impide que otros muchos poetas sigan apostando por ser leídos y comprendidos, por llegar a un número amplio de lectores. En todo el siglo XX, tan abundante en España en buenos poetas, sólo unos pocos, a finales de siglo, han optado por la vía intransitiva. Los demás, Machado, Jiménez, Lorca, Cernuda, Alberti, Hernández, Celaya, Otero, Hierro, Gil de Biedma, Goytisolo o tantos otros, han optado por una poesía que llega a sus destinatarios, que los busca, que sigue teniendo lectores hoy y conquistando a las nuevas generaciones. E incluso los otros, los «herméticos», tienen sus lectores, aunque siempre sean y serán menos.

Y fuera de España, repasemos los nombres de los últimos poetas premiados con el Nobel: Brodsky, Heaney, Szymborska, Walcott… todos ellos escriben una poesía que comunica, accesible, comprensible, que no necesita encriptarse para profundizar y trascender. No es la dificultad de acceso, aunque ésta sea supervalorada por tantos exégetas, la que da su valor a la palabra poética.

2. È vero che oggi si scrive abbastanza poesia che percorre la strada dell’incomunicabilità, ma questo non impedisce che molti altri poeti si sforzino nel cercare di essere letti e capiti, tentando di raggiungere un numero più ampio di lettori. In tutto il Novecento, così ricco in Spagna di eccellenti poeti, soltanto alcuni, alla fine del secolo, hanno scelto la via «intransitiva». Gli altri, Machado, Jiménez, Lorca, Cernuda, Alberti, Hernández, Celaya, Otero, Hierro, Gil de Biedma, Goytisolo o tanti altri, hanno scelto una poesia che arriva ai propri destinatari, che li cerca, che continua ad avere lettori oggi e che conquista le nuove generazioni. E anche gli altri, gli «ermetici», trovano i propri lettori, anche se sono un numero più esiguo e lo saranno sempre.

Da ricordare, fuori dalla Spagna, i nomi degli ultimi poeti premiati con il Nobel: Brodsky, Heaney, Szymborska, Walcott... tutti e quattro scrivono una poesia che comunica, accessibile, comprensibile, che non ha bisogno di diventare criptica per essere profonda e trascendente. Non è la difficoltà di accesso, benché sopravvalutata da tanti esegeti, quella che dà valore alla parola poetica.

 

– ¿Cuánto influye hoy la poesía en la renovación del lenguaje común de la cultura?
Es posible reconocerle a la canción la rapresentatividad social que durante largo tiempo ha sido ejercida por la poesía?

 

3. En la poesía, el lenguaje alcanza sus cotas superiores. «Más puras» diría Mallarmé, pero también más altas, más hondas (no hay contradicción en ello), más intensas, más expresivas, más duraderas. Frente al lenguaje común, cotidiano, usual, la poesía, con las mismas palabras pero con otros recursos expresivos, sintácticos, rítmicos, lleva el lenguaje al arte, lo transforma en arte, lo dota de perdurabilidad, de proyección, de trascendencia, lo hace más duradero que el bronce o que la piedra, lo hace cabalgar en el tiempo, superando lo efímero.

¿La canción? Aunque cercano, es otro tema. Pese a su origen común, aunque la canción se nutra de la poesía, su intensidad rara vez es la misma. Con música, todos los gatos son persas. Pero quitando el sonido, casi todos resultan callejeros. Aun así habrá que dejar pasar los siglos pasa saber si en el futuro Bob Dylan ocupará un puesto similar al de Stevens o Auden. En la Francia del XIX, quien triunfaba cantando era Béranger, pero ahora no nos acordamos de él, sino de Baudelaire. Y conste que en este asunto hablo por experiencia propia; he escrito y cantado canciones, y tuve que dejar de hacerlo para dedicarme a la poesía. Para mí, resultaban dos ocupaciones incompatibles.

Por algo sería.

3. Nella poesia, il linguaggio raggiunge quote superiori. «Più pure», direbbe Mallarmé, ma anche più alte, più profonde (e non c’è nessuna contraddizione), più intense, più espressive, più durevoli. Di fronte al linguaggio comune, quotidiano, usuale, la poesia, con le stesse parole ma con altre risorse espressive, sintattiche, ritmiche, porta il linguaggio verso l’arte, lo fa diventare arte, gli fornisce perdurabilità, rappresentatività, trascendenza, lo fa diventare più duraturo del bronzo o della pietra, lo fa cavalcare attraverso i tempi, superando il suo carattere effimero.

La canzone? Anche se vicina, è un’altra cosa. Benché le loro origini siano comuni, anche se la canzone si nutre di poesia, la sua intensità raramente è la stessa. Con la musica, i testi acquisiscono una loro validità che perdono non appena privati del suono. Bisognerà comunque lasciar passare dei secoli per sapere se nel futuro Bob Dylan occuperà un posto simile a quello di Stevens o Auden. Nella Francia dell’Ottocento, era Béranger ad avere successo cantando, ma ora non ci ricordiamo più di lui, bensì di Baudelaire. E sia chiaro che in questo caso parlo per esperienza personale: ho scritto e cantato canzoni, e ad un certo punto ho dovuto smettere di farlo per dedicarmi alla poesia. Per me, erano due attività incompatibili.

Una ragione ci sarà.

Jesús Munárriz è nato a San Sebastián nel 1940. Dal 1975 dirige la casa editrice Hiperión di Madrid, fra le più prestigiose e rinomate in Spagna. All’attività di editore, affianca il lavoro di traduttore e soprattutto di poeta. Ha pubblicato numerosi libri di poesia. In italiano si può leggere l’antologia bilingue appena uscita Por eso estoy en las palabras. Per questo vivo nelle parole, Faloppio (CO), LietoColle, 2006, a cura di C. García Rodríguez.

 

[trad. it.e nota di Coral García Rodríguez]


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