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« indietro AINO PAASONEN - ANDREA PAGANINI, Remo Fasani, Ravenna, Longo, 2005
Remo Fasani è nato a Mesocco (nel Canton Grigioni) nel 1922. Poeta e filologo, critico letterario e ordinario di letteratura italiana all’università di Neuchâtel, Fasani concede in questo libro uno straordinario autoritratto alle soglie dei suoi ottant’anni. Li ha compiuti nel 2002. L’estate precedente ha fatto un luogo viaggio in treno con l’amica Aino Paarsonen, da Neuchâtel a Sils Maria, mentre nel 2002 ha incontrato a Neuchâtel il giovane studioso Andrea Paganini: dalla chiacchierata con la prima – che ha il tono e il ritmo della piacevole conversazione – e dalle incalzanti domande del secondo, alle quali egli ha invece preferito rispondre per iscritto, concedendosi lunghe digressioni, è nato questo libro. Nella sua lunga e operosa vita Remo Fasani ha pubblicato diversi libri di poesia, ha tradotto da poeti tedeschi, ha scritto saggi di critica e di metrica, si è imposto nella critica dantesca per le sue raffinate interpretazioni della Commedia e per le sue valutazioni sul Fiore di cui ha respinto l’attribuzione a Dante. In questo libro ci parla però soprattutto dell’importanza – per la sua ricerca poetica – di certi luoghi e di certi paesaggi. Come quello natìo, del Pian San Giacomo, che per lui ha un valore simbolico, poi variamente rielaborato in numerose composizioni poetiche. Dice Fasani della sua terra: «La montagna imponente che guarda verso est, potrebbe essere il mondo slavo, con quello che ha di misterioso. Quella che sale dolce verso ovest, potrebbe essere il mondo francese, più addomesticato, ma anche quello che predice le rivoluzioni, perché in cima a questa montagna ci sono rocce scoperte e ripide, che in dialetto si chiamano piode, e che danno origine alle valanghe. La parete nord, cioè l’alto scalino simile a un muro, potrebbe essere il mondo tedesco, dove sovente si ha uno sbalzo tra il mondo reale – che qui è il fondovalle e il mondo ideale – che qui è il cielo. La valle aperta a sud, infine, potrebbe essere il mondo italiano, dove il cielo è, per così dire, a portata d’occhio, ma filtrato da un bosco di abeti». Sono i punti cardinali di un paesaggio reale, ma sono anche quelli della ricerca e della creatività. Il tema della montagna permette poi di indirizzare la conversazione verso altri luoghi cari al poeta, come l’Engadina, con il Maloja e Sils Maria, dove sono nate molte poesie di Fasani e dove si è esercitato il traduttore. Il paesaggio dell’Engadina, che rinvia ad altri punti di riferimento letterari e artistici, non è meno importante di quello di Mesocco. Basta scorrere la silloge Poesie (1987), che raccoglie la produzione poetica dal 1941 al 1986, per ritrovare costanti riferimenti a quei luoghi dell’anima. Sils Maria ha una luce magica e inquietante insieme, come si legge in A Sils-Maria (da Dediche del 1983): «La luce in Sils-Maria ha un modo strano. / I primi giorni chi vi arri va crede / che non sia luce sopra il paesaggio, / ma come un velo, un sole ch’è filtrato / da una nuvola lieve ovunque sparsa. / Poi guarda e vede che il sereno è pieno. / Ma non dura, tra poco è come prima: / se china gli occhi a leggere o sognare / nella sua stanza, deve rialzarli. / È luce in ombra, un simulacro, un vuoto, / visibile e invisibile, larvale. / E potrà darsi, allora, che da questo / abisso indefinito sorga a un tratto / una presenza: Zaratustra, o altri…».
Raffaella Castagnola ¬ top of page |
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