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« indietro FEDERICA LOCATELLI, Stéphane Mallarmé, l’homme poursuit noir sur blanc, Paris, Classiques Garnier, 2022, p. 306, 25€
La prima studiosa italiana nella storia del premio è Federica Locatelli, che entra con questo volume nella lista dei vincitori del Prix Henri Mondor de l’Académie française.
«Parler de Mallarmé en poésie est peut-être ce qu’il y a de plus difficile». È in questi termini che Fabio Scotto prepara la lettura con la sua introduzione, prefigurando il lavoro minuzioso che Federica Locatelli propone in questo ricco studio. L’autrice si dimostra sensibile ai poteri della lingua e alla forza della retorica, una difficoltà che pare sfidarla e attirarla al contempo. Grazie alla capacità analitica a tutto campo e alla lettura sinestesica del testo che la contraddistingue, Locatelli entra nei vicoli più ciechi, ermetici e incompiuti, torbidi e frammentati del testo mallarmeano: «Tout, sur la terre, est obscur» (v. 34, Monologue d’un Faune).
Il volume è una danza metaforica in cinque tempi nell’opera di Mallarmé. Nel primo capitolo, Locatelli tratta la questione della «transposition» mallarmeana, alla base dell’organizzazione metaforica dei testi, e all’origine di immagini simboliche e analogiche. In un continuo interscambio tra teoria e interpretazione, l’autrice spazia nella volumetria dei versi, dove, come si sa, la suggestione sostituisce l’esplicita nominazione.
«La danseuse n’est pas une femme qui danse» è il titolo (enigmatico? esplicativo?) della seconda parte. Qui Locatelli suggerisce una distanza, nella poetica mallarmeana, tra la parola e l’idea, rivelatrice dell’«oblicité du langage» (p. 97). Poiché il referente è compromesso in nome di un nuovo senso introdotto dalla metafora, o la metafora stessa si trova all’origine di un nuovo senso, l’autrice si interroga – e interroga il testo mallarmeano – sul ruolo che vi svolge l’analogia, tra assenza e presenza, arrivando a considerare la figura «comme un transfert original en vue de l’épiphanie d’un sens, […] en établissant chaque fois […] une représentation mentale étrangère aux objets de l’énoncé» (p. 114). Unione e separazione, depersonalizzazione e (ri) nascita, sdoppiamento e dissoluzione: è nell’eterno gioco di polisemici riflessi metaforici, visivi e sonori che prende spazio la terza parte nel volume, volta a spiegare «[le] mirage interne des mots» attraverso la metafora della finestra. Una finestra aperta talvolta sulla commemorazione, la quale rende immortale tutto ciò di cui la vita s’appropria e porta con sé. Con un approccio fedele e ancorato al testo l’autrice cammina, nel quarto capitolo, tra i resti dei tombeaux mallarmeani. E così, a concludere questo viaggio tra opere conosciute e meno note, è il viaggio stesso: il «souci de voyager» è la risposta al «sépulcral naufrage».
Se la Poesia è un «diamant qui réfléchit, mais n’est pas par lui-même», Federica Locatelli ne ha raccolto, compreso e ordinato i riflessi colorando di una luce nuova l’ombra del testo mallarmeano.
(Francesca Pregnolato)
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