Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

GIOVANNI RABONI, Barlumi di storia, Milano, Mondadori 2002 (Lo Specchio), pp. 80, € 9,40.

 

Cinque sezioni numerate e disuguali (dopo la prima, monodica, la seconda e l’ultima, corpose, ne incorniciano due più esili), si dividono trentacinque testi, fra cui quattro componimenti datati fra il 1988 e il ’93 e due prose. Le poesie, tutte anepigrafe e monostrofiche (da 8 a 30 versi), sono tessute costantemente delle misure classiche della tradizione (endecasillabi, settenari, e anche novenari), solo qua e là ipo- o ipermetriche, ma ampiamente sfruttate, per così dire, nelle loro ‘potenzialità marginali’ di realizzazione, ovverosia tronche o, soprattutto, sdrucciole, e spesso scandite da una prosodia non canonica (per il principale dei versi numerosi gli accenti di quinta). L’attenuazione ritmica è completata dai frequenti enjambements e da omofonie limitate ad assonanze e consonanze (con qualche rima al mezzo e ritmica), sicché l’imbastitura a un tempo solida e leggera apre lo spazio poetico al tono colloquiale dell’affabulazione e al fluire sommesso della rievocazione memoriale, veri timbri – sin dal titolo – della raccolta. Dal punto di vista linguistico essi si nutrono di un lessico semplice e quotidiano, le cui punte più preziose si riducono a qualche sostantivo astratto (orfanità, mutezza, il figurato profluvio), all’analogico sfuocati, e al toscanismo (montaliano) stente, in un tessuto altrimenti piano e persino ostentatamente banale (per esempio nei superlativi assoluti degli aggettivi, e negli avverbi in -mente), materiali di una metaforica immediata («gli anni che tremano / alle spallate d’un vento invisibile») che non rifugge dalla fraseologia più comune (montarsi la testa, come viene viene, senza capo né coda, anime in pena, restandone alla larga). Ne è corrispettivo una sintassi che all’iniziale uso di modi indefiniti e proposizioni ellittiche preferisce presto una dizione più sciolta e articolata, non aliena da intenzioni assertive (evidenti specie negli attacchi: «I film porno mi annoiano ») e propositi gerarchizzanti (periodi complessi e subordinate). Ma questi, costantemente intralciati dai modi del parlato (incisi e parentetiche, magari fétiche: «Su, lascia perdere, guarda») e sottoposti ai sussulti interrogativi ed esclamativi della coscienza («Mai avuto, io, il doppio dei tuoi anni / Ma cosa dico? certo che li ho avuti, / solo che tu non c’eri, eri, vediamo, / a Padova») sono destinati alla frustrazione dell’inconcludenza (frequenti i punti di sospensione in corso e in fine) e costretti al ripiegamento appositivo e a continue ripartenze (anche negli esordi in congiunzione: O, E). Di tale andamento sussultorio partecipa la costellazione delle anafore («Ricordo troppe cose dell’Italia. / Ricordo Pasolini»), delle epanadiplosi  («E il patronimico? Mai saputo, / adesso che ci penso, il patronimico»), delle epifore («scomparendo in voi, diventando voi»), magari – come qui – variate dal mutamento di funzione sintattica connesso al precisarsi dell’approssimazione («dove da vari indizi era probabile / che fosse nato e dove / comunque sicuramente abitava / e da dove si poteva pensare / che fosse partito al mattino»): ripetizioni che mimano finemente la retorica del parlare quotidiano, elementare anche quando è nobilitata a climax («quella luce / che da rosa si fa viola, quell’ombra sempre più evanescente / che la sedia disegna sulla ghiaia / quella mano d’adulto che si posa / in primissimo piano»), magari in clausula («per vederci come loro s’inventano / che siamo, che ti tocco, che respiri»). Coerentemente con questa gradualità nella variazione del significato, e con il procedere a tentoni proprio della rievocazione una volta scontata l’accensione mnemonica, qui extralinguistica (la ‘foto’ sottintesa nella deissi di un attacco come «In questa gli assomiglia»), l’apparato retorico limita le figure che accrescono la concentrazione semantica (gli ossimori: ferocemente mite, feroci quisquilie familiari, atrocemente innocenti, osceno incantesimo del buio), ed evita quelle in cui l’accostamento sia affidato esclusivamente al piano del significante (paronomasie e allitterazioni, di cui trovo solo l’occorrenza «mutezza del mare. Matura»). D’altra parte Barlumi è un libro anche letteralmente colloquiale, indirizzato a diversi destinatari, sebbene – come in tutto Raboni – più spesso scomparsi (il padre nella poesia liminare, la comunità dei morti nell’ultima della quarta sezione) che vivi (la compagna), e comunque sempre fantasmatici, come il se stesso oggetto di domande inevase, o il fratello maggiore sospeso, di fronte alla fine incombente (come spiega la postilla), «in questo labirinto / di secondi», in cui gli anni di differenza svaniscono: «e adesso non sono più niente, / meno della durata di un’azione, / meno del tempo che ci vuole / a un mediano di spinta / per raggiungere l’area di rigore». Così, dalla fotografia sfocata alla gioia vissuta come una reliquia, dalla felicità d’un altro tempo, allo sperpero sereniano «dei giorni che cadono a pezzi » prende forma un mondo ‘postumo’, in cui trovano spazio, anche se non direttamente interpellati, gli amici perduti (Sereni, Fortini, Scialoja, poi Pasolini e Volponi) o lontani (la vedova di questi, Giovina), in un ricordo inizialmente privato e familiare, in cui però penetra a poco a poco la realtà esterna – il cinema, i cellulari, il tram (a cui è dedicata la terza sezione), la città di Milano – e con essa, gradatamente, il severo giudizio sul presente, magari veicolato nel rovescio di un’immagine idilliaca («a spese di chi, mi domando, / anzi di quanti, quale contrappeso / di umiliazioni e di dolori / sarà necessario per bilanciare / la perfezione di due istanti / alla corte dei conti dell’orrore?»). Così, con un movimento simile alla recente tensione autobiografica di tanti intellettuali italiani e no (da Asor Rosa a Cases, da Steiner a Reich-Ranicki), l’ultima e più politica sezione dispiega apertamente, fino all’adozione della prosa, il  ricordo di un’infanzia lontana, trascorsa fra guerra e liberazione, ma che incredibilmente prolunga le sue potenti emozioni su un oggi dominato invece dall’apatia («Ogni sera che viene sulla terra / milioni e milioni di reduci / del ventesimo secolo / ascoltano senza tremare / le notizie del giorno / da Gerusalemme e dai territori»). È in questa impari dialettica che sottilmente matura la consapevolezza della fine di un’epoca, anche quando i suoi germi siano individuati in eventi non recentissimi, e a risultare schiacciati, fra i due poli, siano gli ideali del dopoguerra, come le aspettative suscitate negli intellettuali di Questo e altro dalla triade Kruscev-Kennedy-Giovanni XXIII, e spezzate dai proiettili di Dallas: «E fu anche – così, almeno, mi viene da pensare ora – come se essi colpissero di striscio e tuttavia mortalmente la nostra speranza o utopia di poter frequentare pubblicamente e collettivamente la letteratura come un ‘questo’ da abbinare a un ‘altro’, come ‘un luogo della verità umana’».

 

(Attilio Motta)


¬ top of page


Iniziative
21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

19 settembre 2022
Poeti di "Semicerchio" presentano l'antologia ANIMALIA

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

27 agosto 2021
Recensibili 2021

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

16 aprile 2021
Filologia della canzone: presentazione di "Like a Rolling Stone" di M.G. Mossa

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

28 dicembre 2020
Bandi per collaborazione con Semicerchio e Centro I Deug-Su

20 novembre 2020
Pietro Tripodo Traduttore: presentazione online di Semicerchio 62

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

28 maggio 2020
Seminario di Andrea Sirotti sulla nuova Dickinson

22 maggio 2020
Seminario di Antonella Francini su AMY HEMPEL e LAUREN GROFF

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

28 aprile 2020
Progetto di Riscrittura creativa della lirica trobadorica

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398