« indietro GIORGIO BIFERALI, Giorgio Manganelli. Amore controfigura del nulla, Roma, Artemide 2014, pp. 110, € 15.
La concezione della letteratura come menzogna di Manganelli, in linea con l’affermazione dell’autonomia del testo da parte di certo sperimentalismo degli anni sessanta, la sua sintassi iper-retorica, manieristica, parodica, che denuncia il consumo linguistico del mondo contemporaneo attraverso l’ostentazione provocatoria di un linguaggio aulico e obsoleto, il gusto per la parodia di una scrittura sempre in bilico tra serietà e gioco, tra moderno e post-moderno, hanno attirato l’interesse di un giovane ricercatore alla sua prima pubblicazione: Giorgio Biferali. Nel proporre un’introduzione alle opere di Manganelli, Biferali sfida consapevolmente i presupposti di un autore per cui «l’opera letteraria è un artificio» e che non crede «che la biografia esista» e nemmeno che sia «un genere letterario adoperabile» e tenta, per quanto possibile, di ricollegare il testo alla biografia, alle relazioni con le donne che hanno costellato la vita dell’autore (la madre, la figlia, la moglie, le diverse compagne), attraverso il riferimento alle lettere familiari e alla luce delle acquisizioni psicanalitiche degli archetipi junghiani. La stagione della prima maturità poetica, riletta come «preludio ideale per comprendere il materiale immaginario di tutta l’opera di Manganelli», si apre verso Hilarotragedia, una vera e propria esplosione, una caduta improvvisa, una sorta di guida turistica dell’inferno. L’esperimento letterario di Centuria allaccia un doppio confronto con Calvino: da una parte viene ricollegato al modello de Gli amori difficili, che raccoglie storie d’amore e d’assenza e, secondo la presentazione dell’autore, «per la più parte, storie di come una coppia non s’incontra», dall’altra viene visto in potenziale competizione con Se una notte d’inverno un viaggiatore, come insinua lo stesso Calvino in una lettera a Manganelli: «il mio libro che uscirà appena riuscirò a finirlo contiene solo 10 romanzi e costerà pressappoco la stessa cifra. Come potrò reggere la concorrenza?» Amore si costruisce intorno ad un’infinita e vana evocazione dell’amore, dei suoi significati, delle sue polivalenze e manifestazioni allegoriche, paradossali e sfuggenti: «può essere l’ambigua parola del titolo invocazione di persona, oppure concetto astratto, o moto dell’anima volta tutta al cosmo, ed oltre. O non sarà mai questa parola nient’altro che il nome autentico e pronunciabile del nulla, abisso che amorosamente avvolge ciò che chiamiamo le cose». Dell’inferno offre una summa di tutte le esperienze e i viaggi incompiuti: è una sorta di reportage dal regno degli inferi, il diario di un dannato, un trattato sull’incubo in cui accade persino che una bambola venga introdotta nel corpo dell’io parlante e pensante, e che protesti perché non vuole essere partorita. Tutti gli errori si propone di reinterpretare il racconto nel suo genere, raccogliendo «berlingate geometriche, cantafere passionose, ragionamenti irragionevoli cui non mancano dignitosi epifonemi, astute reticenze – ogni reticenza è racconto occulto – preamboli ariosi ed epiloghi saviamente concettosi». Manganelli, giocoliere del linguaggio, dissacra l’ipocrisia degli scrittori leggibili, ma affetti da «radicale e patologica mancanza di ironia» e ribadisce sue scelte: il suo lavoro letterario si concentra sulla tematica linguistica e strutturale, attraverso una ostentata consapevolezza dell’atto artificiale della letteratura; è uno di quegli scrittori che «non lusingano il lettore», ma «aspirano a inventarselo da sé: provocarlo, irretirlo, sfuggirgli», ma al tempo stesso costringerlo a sospettare che «in quelle pagine oscure, velleitarie, acerbe, in quei libri faticosi, sbagliati, si nasconde una esperienza intellettuale inedita, il trauma notturno e immedicabile di una nascita». (Luisa Sarlo) ¬ top of page |
|||||
Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398 |