« indietro NORA MOLL, L’infinito sotto casa. Letteratura e transculturalità nell’Italia contemporanea, Bologna, Pàtron, 2015, pp. 226, € 17,00. Carmine Abate – «solo uno straniero» per i tedeschi, ma «per gli altri stranieri un italiano, per gli italiani un “terrone”; per i meridionali un calabrese; per i calabresi un arbrëresh» e per gli arbrëreshë del paese «un germanese» – si descrive come una persona «con più lingue e più radici », «anche se le nuove sono radici volanti nell’aria, come quelle rigogliose di certe magnolie giganti» (Vivere per addizione e altri viaggi, Milano, Mondadori, 2010). Per Tahar Lamri, invece, scrivere in Italia, dove ha scelto di «vivere e con-vivere», e «vivere nella lingua italiana», facendola convivere con le altre sue lingue materne (il dialetto algerino, l’arabo, il francese), significa «creare l’illusione di avervi messo radici. Radici di mangrovia, in superficie, sempre sulla linea di confine, che separa l’acqua dolce della memoria da quella salata del vivere quotidiano» (I sessanta nomi dell’amore, Napoli, Mangrovie, 2006). Nora Moll insegue queste e altre radici multiculturali attraverso una «lettura contropelo» nel Novecento letterario italiano. Seguendo la scia tracciata dagli studi di Armando Gnisci, Steve Kellman, Wolfang Welsh, Édouard Glissant, Juri Lotman, ridiscute i confini ideali della letteratura e del canone nazionale attraverso una riflessione sulla lingua italiana come nuova forma di cittadinanza, letteraria e politico sociale. L’autrice ripercorre le spinte centrifughe della storia letteraria italiana del secolo scorso: le inflessioni interculturali di autori canonici, nati altrove (Marinetti, Ungaretti); il ruolo di importatori di nuovi immaginari dalla letteratura nord-americana degli scrittori-traduttori (Vittorini, Pavese); l’esperienza dell’esilio e del “dispatrio” (Pressburger, Meneghello); il rapporto tra minoranze linguistiche e plurilinguismo letterario (Gerhard Kofler, Carmine Abate); la letteratura italiana fuori d’Italia e, in particolare, la letteratura istrio-dalmata (Eros Segui, Giacomo Scotti, Nelida Milani). Anche la letteratura di viaggio costituisce occasione di incontro con l’alterità, sotto diversi aspetti: le esperienze degli scrittori-viaggiatori (Gozzano, De Amicis, Tabucchi); lo sguardo sull’Africa coloniale e post coloniale nelle opere di Marinetti, Flaiano, Moravia, fino alla decostruzione dei pregiudizi attraverso l’ironia di Celati; le scritture della migrazione, a loro volta interpretabili come viaggi “alla rovescia”, spesso incentrate sulle problematiche dell’integrazione sociale e della “dis-integrazione” psicologica dei protagonisti (Lily-Amber Laila Waila; Christiana de Caldas Brito). I migrant writers contribuiscono a riscrivere l’Italia sotto angolazioni nuove: sia attraverso il miraggio e il mito presenti nei resoconti delle esperienze pre-migratorie, sia attraverso la forza demistificatoria delle storie di “extracomunitaria follia” (Claudiléia Lemes Dias), volte a smascherare gli “imba-razzismi” (Kossol Komala-Ebri) percepiti sulla propria pelle. Emergono come caratteristiche della recente narrativa transculturale italiana: l’uso dell’ironia, la ricorrenza di narrazioni multifocali e plurilineari, l’auto-fiction (Mihai Mircea Butcovan), l’ibridazione di generi letterari e le riscritture di ipotesti della letteratura italiana ottonovecentesca (Jarmilla Očayová, Gabriella Ghermandi), la sperimentazione di strategie narrative riconducibili a una «poetica del dialogo» (Cristina Ubaz Ali Farah, Tahar Lamri). Offrono lo spunto per una divagazione poetica i punti cardinali a partire dai quali gli itinerari biografici degli autori presi in esame raggiungono l’Italia: guarda a Nord-Ovest Amelia Rosselli; si muovono verso Sud Barbara Pumhösel, Livia Bazu, Barbara Serdakowsi; dall’Est: Gëzim Hajdari, Anila Hanxari, Nader Ghazvinizadeh; dal Sud del mondo: Marcia Theophilo, Vera Lucìa de Oliveira, Rosana Crispim da Costa, Cheik Tidiane Gaye. Attraverso l’elaborazione narrativa degli spazi della diversità e della pluralità, le scritture transculturali ridefiniscono le mappe di città multietniche come Roma, Torino e Milano (Amara Lakhous, Cristina Ali Farah, Gabriella Kuruvilla) e restituiscono all’immaginario collettivo la rappresentazione di mondi e spazi “altri”, di geografie ed eventi storici poco esplorati: i conflitti balcanici (Tamara Jadrejčić), il rimosso passato coloniale italiano (Erminia Dell’Oro, Igiaba Scego, Gabriella Ghermandi, Wu Ming 2 e Antar Mohamed). (Luisa Sarlo) ¬ top of page |
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