« indietro FRANCESCA NENCIONI, La prosa dell’ermetismo. Caratteri e esemplari, Firenze, FUP 2016, pp. 267, € 13, 90, (Premio ricerca «Città di Firenze» 2015). L’importanza che la terza generazione dà al linguaggio è assoluta, differenziando/accostando la ‘parola’ poetica a quella narrativa: ciò è evidenziato da Francesca Nencioni in un bel libro che confronta mediante un’analisi semantica dei testi quattro opere narrative e poetiche coeve di Alessandro Parronchi (I giorni sensibili – sezione lirica/sezione narrativa: Al di qua di una sera – 1941), Mario Luzi (Avvento notturno – ’40 -, Biografia a Ebe – ’42), Alfonso Gatto (Morto ai paesi – ’37 -, La sposa bambina – ’43), Piero Bigongiari (La figlia di Babilonia – ’42 -, La donna miriade (romanzo mancato) 1939-1940 – ’75). Sovente le due scritture si condizionano: alcuni stilemi, parole-chiave, immagini travasano da un genere all’altro creando al contempo uno scarto e un continuum evidenti. La «semantica generazionale» che accomuna (caratteri) e specifica (esemplari) i quattro autori è scandagliata dalla Nencioni in due momenti e un intermezzo. Nella prima parte l’analisi è indirizzata alle valenze spazio-temporali: i momenti del giorno (sera, notte, alba: cap. 1, pp. 25-74), la luna, le stelle, le comete (cap. 2, pp. 75-97), le stagioni, i mesi, i giorni (cap. 3, pp. 99- 130), i quattro elementi (acqua, fuoco, terra, aria: cap. 4, pp. 131-171). Tra i dati significativi che emergono (schematizzati dalle concordanze apposte a conclusione di ogni capitolo) rileviamo la predilezione ermetica per i momenti meridiani (la sera), per la riflessione notturna mediata dalla presenza della triplice dea (la lieve, placida, inquietante/confortevole… luna), per l’autunno silente, mite, ventoso, per il ruolo preminente (e in prosa e in poesia) dei quattro elementi empedoclei (affini, ab origine della poesia, alle «quattro radici» teorizzate da Macrí) variati/incastonati nei diversi autori: l’acqua – segno di «vita/morte, amore/discordia, insidia/calma» -, il fuoco (Bigongiari), la terra (Gatto), l’aria (epifanica in Luzi). L’intermezzo (cap. 5, pp. 175-188) dà conto delle varianti della luziana Biografia a Ebe e della Sposa bambina di Gatto: entrambe le prose saranno riviste dai due autori per le successive ristampe (’74, ’82 BaE; ’63 SB) secondo il tracciato della via negationis, ricorrendo alla soppressione (della patina ermetica arcaica), alla sostituzione (privilegiando forme colloquiali), all’inserimento, al fine di agevolare la comprensione (Luzi), alla scarnificazione del dettato narrativo, privilegiando un maggiore realismo (Gatto). Nella terza parte la Nencioni propone la lettura di due topoi della poesia/prosa ermetica: la donna (cap. 6, pp. 191-222) e la caducità (cap. 7, pp. 223-257). Lo stilema muliebre è quello della donna «persefonica», aderente alla mitologia classica (Proserpina, Euridice, Persefone), dea-fanciulla-madre che, pur mantenendo un nucleo originario inalterato, subisce, sdoppiandosi/rifrangendosi, un transfert sul «nastro orizzontale» (piano del récit) e una metamorfosi nel «tempo lontano» rendendosi assente nell’hic et nunc poiché nell’illic et olim. Il senso del caduco è dato dall’alternanza giorno/ notte, dal susseguirsi delle stagioni, dalla luce precaria (Parronchi), dalla morte (Luzi), dalla febbre, dal delirio, dalla pazzia (Bigongiari), dalla decadenza del volto delle città e degli amici dispersi-perduti-irriconoscibili (Gatto). Temi significativi che caratterizzano la stagione ermetica.
(Andrea Giusti) ¬ top of page |
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