« indietro MARIO LUZI, Il filo della vita / The Thread of Life / Snthe Na Beatha a cura di Alessandro Gentili, Roma, Fondazione Mario Luzi, 2014, pp. 91, € 20. Questo prezioso libretto è l’omaggio della più grande poesia irlandese contemporanea a Mario Luzi nel centenario della sua nascita. Contiene infatti tredici poesie del poeta fiorentino tradotte – dodici in inglese e una in lingua gaelica – da altrettanti poeti d’Irlanda di generazioni diverse, da Desmond O’Grady, Seamus Heaney, John Montague, Thomas Kinsella e Dennis O’Driscoll alle giovanissime Leanne O’Sullivan e Leontia Flynn. Nella prefazione si legge che il numero tredici assume qui un valore multiplo: stacca l’unicità della versione gaelica dalle altre rese nella lingua ufficiale, inizia un nuovo ciclo dopo la completezza del numero 12, allude alla traduzione come metamorfosi di un originale in un’alterità linguistica ed è, inoltre, un numero legato a superstizioni antiche che aggiungono fascino a questo particolare viaggio attraverso i versi del poeta italiano. Proposte in ordine cronologico, queste poesie ripercorrono la vita poetica di Luzi, da La barca fino a un testo scritto poco prima della sua morte, portandoci anche nella tradizione irlandese e nelle poetiche dei traduttori. Come scriveva Luzi nel 1998 proprio su «Semicerchio» a proposito della poesia europea, essa ha «il primario bisogno di legittimare la sua parola, di attraversare molto e vero silenzio per riemergere più credibile e più irrefutabile a chi la usa e a chi la riceve». Queste tredici traduzioni sono infatti luoghi di attraversamento, oltre i confini nazionali e oltre il silenzio della loro gestazione, luoghi di elaborazione poetica e d’incontro lontani dalla sede d’origine. Basta leggere gli incipit con uno sguardo all’italiano a fianco, agli attacchi luziani, per renderci conto della varietà delle appropriazioni. Ad esempio, se l’inizio di Alla primavera è ripreso quasi fedelmente da Desmond O’Grady nello sforzo di mimare la musica dell’originale, Seamus Heaney rende l’avvio di Il pescatore più reale e definito, varia il ritmo e ricerca termini classici per raffigurare la scena marina di Luzi: «Viene gente per acqua. Gente muta / rasente le murate delle navi alla fonda, / si riscuotono all’urto dell’attracco» / «People arrive by water, unspeaking ones / keeping close to the hulls of the anchored ships, / startling at the bump as they heave to». Pur rimanendo vicina all’originale, la traduzione di Heaney sperimenta delle varianti interessanti anche nei versi seguenti, aderendo e allontanandosi dall’italiano, con una punteggiatura che tende a rompere la fluidità del verso luziano per ricrearne un’altra fortemente ritmica. John Montague, invece, traduce l’attacco di Sia detto, la poesia che Luzi scrisse dopo l’attentato in Via dei Georgofili a Firenze, mischiando gli ingredienti così che le parole cambiano ordine nell’inglese e si combinano con termini che approfondiscono l’intenzione originaria: «Sia detta per te, Firenze, / questa nuda implorazione » / «May this bare prayer / be said for you, this / naked invocation, O Florence». Una vera riscrittura è la versione della poesia Alla madre firmata dalla giovane poetessa Leanne O’Sullivan che crea un’intensa e bellissima lirica sul ricordare, sulla memoria e su come viene percepita. Gli altri poeti-traduttori sono Derek Mahon, Martina Evans,Theo Dorgan, John Deane, Thomas McCarthy e Nuala N Dhomhnaill per il gaelico – insomma un pantheon di personalità di alto profilo che hanno messo la loro impronta sulle traduzioni di servizio preparate dal curatore e hanno costruito un ricco dialogo rileggendo a loro modo la poesia di un poeta che amava l’Irlanda e la sua cultura.
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