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GUIA RISARI, Il regalo della gigantessa, illustrazioni di Beatriz Martín Terceño, Trapani, Buk Buk, 2015, pp. 48, € 16,00 (GUIA RISARI, El regalo de la giganta, Beatriz Martín Terceño, ilustración, Madrid, A buen paso 2013).


Il regalo della gigantessa si potrebbe definire una poesia singola che abita un libro intero, o una prosa poetica non spezzata in versi, ma distribuita su acquarelli lievi che ora affiorano dalla carta come piante acquatiche ora si allungano attraverso le pagine e si offrono come habitat per le creature via via nominate, per le parole dette e ascoltate e per quelle nascoste in attesa di chi le cercherà più tardi.
La Giganta (più potente senza suffisso, nella prima versione dell’autrice – quella spagnola – l’italiano ancora non permette questa soluzione) è la protagonista di un album di Guia Risari (www. guiarisari.com), dalla lingua a prima vista semplice, vicina all’immaginario infantile, essenziale, a metà tra quella fiabesca e quella poetica – una o due righe per pagina, poche parole tenute insieme non soltanto dal filo narrativo, ma anche da una simmetria particolare che disegna un ritmo, una melodia, una rete per raccontare – con maglie multiple di anafore, micro-anagrammi, allitterazioni, assonanze, consonanze, rime interne – il mondo della Giganta. Ogni sua emozione, azione, sentimento o movimento ne provoca uno corrispondente sulla terra: così dal suo sbadiglio nasce una brezza tiepida che fa spuntare le primule. E le parole imitano chi le pronuncia – già il primo verso «In un angolo del mondo, / vive una donna …», fa intravedere richiami, evoca le onde, manifestazioni di un elemento indispensabile per la terra. Più giù troviamo un «anda», introdotto da un «do», e vari «ando». I suoni si combinano, si muovono, viaggiano e si scombinano. La Giganta agisce, comprende e ascolta, fa ridere e fa paura (attraverso l’ira dei temporali) e le sue parole creano nessi che porteranno i bambini a creare acquarelli mentali propri, a continuare la narrazione con elementi immaginifici personali. Gli adulti, invece, non possono fare a meno di seguire anche nessi già esistenti – la Giganta, grande madre e guida, non divide il mare in due come Mosè, ma sposta le dune con un soffio, la terra si muove e uomini e animali partono in viaggio per esplorare nuovi luoghi e incontrare colei che dona le parole. E infatti, i rimandi – oltre che alla Genesi – al Libro dell’Esodo sono più di uno, c’è il nome della versione ebraica Shemot [Nomi], una forte presenza di rumori, di suoni, e il silenzio per distinguere gli inizi e i limiti di quest’ultimi: suoni prodotti dal vento, dal mare, dalle risate e dalle tempeste – tutto un mondo percepito dall’orecchio. E infine la parola, il Verbo. Contemporaneamente c’è un filo che porta alla Dea Terra dei popoli andini, Pachamama, il cui nome in lingua quechua significa letteralmente «madre spazio tempo», parola e mondo in cui tutto è sacro e divino, la terra, gli esseri viventi e le cose. E forse tra le pagine alleggia anche la saggezza del vecchio Capo Duwamish e Suquamish Sealth (Seattle) che preoccupato mandava a dire al Presidente degli Stati Uniti che «tutte le cose sono legate fra loro» e «la terra è la madre di tutti noi».
Le immagini di Beatriz Martín Terceño (http://www.beatrizmartinillustrations. com) contengono più di un omaggio all’opera del maestro Št pán Zav el e sono – più che illustrazione – testo iconografico che partecipa alla narrazione e costruisce ponti propri tra la pagina e l’occhio di chi legge. Non a caso le tavole dell’illustratrice sono esposte, insieme a quelle di altri artisti, alla mostra della Fondazione Št pán Zav el di Sarmede «I DONI DELLA GIGANTESSA – I custodi del creato siamo noi», e ora ospitata al Festival Biblico di Vicenza.

(Barbara Pumhösel)

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