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MAKSIM IL’I ŠAPIR, Universum versus. Saggi di teoria del verso e di teoria della letteratura, Pensa MultiMedia Editore, Lecce, 2013, pp. 372, € 30,00.

L’edizione italiana di Universum versus. Saggi di teoria del verso e di teoria della letteratura conserva intatto lo spirito rivoluzionario e appassionato del suo autore, Maksim Il’i Šapir, scomparso prematuramente nel 2006.
Studioso eclettico ed originale, Šapir ha condotto le proprie ricerche sulla teoria del verso seguendo il faro luminoso della filologia, da lui intesa come «dialettica capace di indagare e definire l’interazione organica fra cultura, natura e storia, senza che alcuna trascendenza debba intervenire». Fautore di un’«ampia concezione filologica del mondo», Šapir considera il linguaggio poetico, al pari di ogni altra realtà famigliare all’uomo, il rispecchiamento dei principi generali che organizzano il mondo secondo triadi aristoteliche (‘universale- generale-particolare’, ‘fatto-leggeprincipio’, ‘materiale-forma-contenuto’). In special modo, il lavoro dello studioso è volto a dimostrare lo stretto legame che intercorre tra il verso poetico e gli altri fenomeni della forma artistica. Da qui il titolo latino dell’antologia, Universum versus, traducibile tanto come Il mondo del verso quanto come In direzione del mondo. Dialogando ininterrottamente con i grandi della filologia russa novecentesca (Jakobson, Tynjanov, Tomaševskij, Vinokur, Jarcho, Gasparov) e cogliendo il meglio da ognuno di essi, Šapir riesce a conciliare felicemente i due opposti orientamenti di ricerca che hanno dominato la teoria versificatoria del secolo scorso: la definizione dei ‘confini esterni’ del verso (cosa è verso e cosa non lo è) e la descrizione della ‘struttura interna’ del verso (le dinamiche caratterizzanti i rapporti tra i suoi elementi costitutivi). L’approccio metodologico scelto è quello proprio dell’ermeneutica filologica: Šapir si serve dei metodi delle scienze esatte per operare un’analisi quantitativa dei tratti che compongono la struttura versale al fine di ricostruire un quadro il più possibile chiaro ed esaustivo dell’evoluzione di questi e dei mutamenti nelle loro relazioni di interdipendenza. Le argomentazioni di Maksim Il’i Šapir si fondano, infatti, su una conoscenza tanto vasta quanto profonda della poesia, principalmente russa: l’eredità poetica di Puškin è, infatti, esaminata nel contesto dei suoi predecessori, contemporanei e successori, non solo i grandi nomi (da Trediakovskij, Lomonosov e Sumarokov a D.A. Prigov, L. Rubinštejn e T. Kibirov) ma anche autori minori o addirittura sconosciuti.
Universum versus è tra le opere che meglio esprimono la dedizione e l’entusiasmo ma anche l’ambizione dello studioso: ogni pagina riflette la tenace volontà di dare una risposta definitiva agli interrogativi che da decenni animano il dibattito sulla teoria versificatoria.
Nei saggi «Versus» vs «prosa» e Sulla soglia di una teoria generale del verso, ad esempio, Šapir intende audacemente formulare una definizione di verso valida in assoluto. Ispirato dalle teorie di Jakobson, il filologo compie una minuziosa comparazione fra testi poetici che lo porta ad affermare che la genesi di qualsiasi poesia rimanda necessariamente a una delle due casistiche seguenti: nel primo caso essa è la «selezione di forme paradigmatiche (ovvero di una variante di un’invariante) equivalenti e teoricamente intercambiabili», nel secondo si tratta dello «svolgimento completo di un microparadigma ritmico», ove è esclusa la possibilità di sostituzione delle varianti ritmiche. Viene, inoltre, ridisegnata l’identità del verso: non più altro dal linguaggio, bensì una sua modalità particolare, autonoma rispetto alle forme grammaticali che organizzano la lingua. Il verso si distingue dalla prosa non tanto per la sua «scomponibilità in segmenti fra loro commensurabili» quanto per la «capacità di rapportare ciò che in prosa non sottostà ad alcun rapporto e comparare ciò che in prosa è incommensurabile»: è la «quarta dimensione del linguaggio» (oltre a lunghezza, grammatica e semantica), uno «pseudotempo» che sostituisce quello ‘reale’.
In Metrum et rhythmus sub specie semioticae, Šapir risolve, invece, il dilemma relativo agli ambigui rapporti di sudditanza tra ritmo e metro evidenziando la natura comune di derivati del principio di Ritmo: il metro ne rappresenta l’espressione in qualità di legge generale, mentre il ritmo il singolo fatto. I mutui rapporti che s’instaurano tra questi tre elementi (che rimandano alla dialettica ‘universalegenerale- particolare’) creano, secondo Maksim Šapir, quella varietà infinita di associazioni all’origine della straordinaria densità semantica propria del testo poetico, la sostanza dell’inafferrabile ‘Ritmo-senso’.
Accanto ai meriti dell’autore, è doveroso apprezzare l’impegno dei curatori di Universum versus, C. Cadamagnani, G. Carpi e G. Larocca, i quali, oltre all’impeccabile traduzione di un testo certamente non facile, hanno arricchito ulteriormente il volume corredandolo di strumenti utili (come il glossario e la postfazione) per una sicura e proficua comprensione del pensiero di Šapir anche da parte dei non specialisti. Un’operazione importante poiché aiuta a garantire la diffusione di quello che non è solo un trattato scientifico ma anche un autentico testamento spirituale.

(Alessandra Visinoni)

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