« indietro ALLEGORIA. Per uno studio materialistico della letteratura, a. XXV, n. 68, luglio-dicembre 2013. Direttore: Romano Luperini, Facoltà di Lettere e Filosofia, via Roma 56, 53100 Siena; redazione: Anna Baldini, baldini@unisi.it; Responsabile delle recensioni: Daniela Brogi, daniela.brogi@fastwebnet.it Il tema del numero è Conoscere l’Italia contemporanea. Indagine sul ‘Made in Italy’; del dossier tematico, curato da Daniele Balicco, fanno parte saggi di varie discipline (economia, moda, design e pubblicità, cinema, musica, agroalimentare e, infine, filosofia e letteratura). Se lo spazio riservato agli àmbiti di cui più spesso la rivista si occupa è stavolta assai esiguo, ampio è invece il rilievo concesso a quei settori che hanno permesso all’Italia, come scrive Balicco, di «imporre con forza, attraverso il brand Made in Italy, un’immagine di sé come modernità godibile». «Studiare il concetto di ‘Made in Italy’ – prosegue il curatore – significa iniziare dunque a confrontarsi con un’idea di modernità italiana alternativa a quella dominante, soprattutto all’interno degli studi umanistici più tradizionali». Se queste sono le premesse e gli obiettivi, non sorprende perciò che la letteratura, una delle espressioni meno disposte ad assecondare la prospettiva al tempo stesso aristocratica e alternativa della ‘godibilità del presente’ (un presente – occorre ricordarlo – in cui più del 40% dei giovani italiani è disoccupato), resti qui ai margini. La rotta assiologica passa ora piuttosto dall’ambigua ideologia, che definirei del ‘lusso etico’, incarnata da Oscar Farinetti (il fondatore e patron della catena Eataly, qui intervistato da Andrea Baldini). Di letteratura, propriamente, parla invece il solo Gianluigi Simonetti, che dedica un saggio a Il romanzo giovanile (1976-1984); ma forse, date la presa sul contemporaneo e l’attenzione al ‘brand’ Made in Italy nel mondo su cui è impostato il numero, meglio sarebbe stato dedicare spazio alle scritture che, bene o male, rappresentano oggi la letteratura italiana a livello globale o almeno transnazionale: Ferrante, Saviano, De Luca e i non pochi altri scrittori e scrittrici contemporanei tradotti all’estero. Da segnalare, fra le recensioni di argomento specificamente poetico, quella di Maria Borio a Tersa morte di Mario Benedetti; e le due di Damiano Frasca, l’una dedicata al saggio di Luca Daino su Fortini nella città nemica, l’altra alla raccolta di studi caproniani di Paolo Zublena. (Niccolò Scaffai) ANTEREM. Rivista di ricerca letteraria, a. XXXIX n. 89, dicembre 2014. Direttore: Flavio Ermini, redazione: Via Zambelli 15, 37121 Verona. Tema del numero è A dire il vero, introdotto dalla suggestiva epigrafe di Novalis «Accade ciò che già è», in riferimento alla rivoluzione culturale di fine Settecento-inizio Ottocento realizzata dalle avanguardie primo-novecentesche con lo scopo (pienamente coincidente – e non per caso – con quello della poetica medievale), di «portare a espressione la lingua muta delle cose», come recita il bellissimo editoriale di Flavio Ermini. Testi poetici spesso di alto livello ‘noetico’ di Nuno Júdice, Laura Caccia, Nicole Brossard, Ranieri Teti, Marco Furia, Bernard Vargaftig, Pascal Gabellone, Davide Campi. (Francesco Stella) ATELIER. Trimestrale di poesia critica letteratura, a. XIX, n. 76 (dicembre 2014); a. XX, n. 77 (marzo 2015). Direttore responsabile: Giuliano Ladolfi. Direttore editoriale: Guido Mattia Gallerani. Direzione e amministrazione: C.so Roma 168, 28021 Borgomanero (NO), www. atelierpoesia.it Il 76 è il numero di festeggiamento del primo ventennio di pubblicazione, dedicato a Tradurre tradendo. Ospita infatti traduzioni poetiche dei redattori senza testo a fronte. Fanno eccezione delle canzoni e ariette in versi brevi di Verlaine rese con eleganza da Ladolfi e le liriche da Lucy K. Holt che chiudono il fascicolo nelle traduzioni di Eleonora Bello e Francesca Benocci. Seguono saggi di Valentino Fossati sulla poesia di Aldo Nove, di Milena Nicolini su Talamimammma di Anna Maria Farabbi, la seconda parte dell’ampio saggio di Laura Marino su Cristina Campo e una rubrica di taglio interessante con recensioni-antologie su Giovanni Orelli e Augusto Cornali. (F. S.) Il n. 77 è dedicato in particolare al nesso tra produzione e cultura. Si segnalano, tra gli altri contributi, il saggio di Sonia Caporossi su ‘La ragazza Carla di Elio Pagliarani’: un coacervo di crepuscolarismo e sperimentazione; e l’intervista a Giampiero Neri (tra gli autori più apprezzati specialmente dalle ultime generazioni, che gli riconoscono un ruolo di maestro), a cura di Alessandro Rivali: Neri si sofferma in particolare sul rapporto tra poesia e prosa (l’avvicinamento del poeta alla prosa lirica parte da lontano, dalla lettura di Rimbaud, e poi soprattutto di autori italiani come Campana e Montale, che si espressero entrambi sia in versi che in prosa); all’intervista, segue una breve rassegna di prose inedite di Neri. Alla ‘Formazione del poeta’ è poi dedicato il dialogo di Luca Ariano e Guido Mattia Gallerini con Alberto Bertoni, critico (con Gallerani, tra l’altro, ha di recente curato un’edizione del montaliano Quaderno di quattro anni) e poeta (proprio intorno alla sua raccolta Traversate si snoda la conversazione). (N. S.) CAFFÈ MICHELANGIOLO. Pensiero e arte, a cura dell’Accademia degli Incamminati di Modigliana, a. XVII, nn. 2-3, maggio-dicembre 2012, Firenze, Mauro Pagliai Editore, pp. 64, € 8,00. Il numero (arrivato in redazione con grande ritardo, per un disguido postale) contiene un’intervista di Renzo Ricchi a Claudio Angelini, ex inviato Rai a New York, per il suo ultimo libro di poesia. La sezione di inediti comprende testi di Franca Bacchiega, Leandro Piantini, Fiorenzo Corsali, Paolo Ottaviani, Raymond Farina, Matteo Zattoni. Ampia discussione su Malaspina di Maurizio Cucchi da parte di Carlangelo Mauro, su Di questo mondo di Daniela Attanasio da parte di Elena Gurrieri e su La pòlis che non c’è di Ennio Abate da parte di Marco Gaetani. Un necrologio di Federico Tavan chiude la sezione poetica, seguita da racconti e articoli di narrativa e da pagine meritorie su librerie e biblioteche locali e dalla consueta rubrica di cinema. (F. S.) ERBA D’ARNO. Rivista trimestrale, nn. 138-139, autunno 2014-inverno 2015. Redazione: Piazza Garibaldi 3, Fucecchio (FI). Numero ricco di prove narrative e saggi storico-archivistici e storico-architettonici. Per la poesia si segnalano cinque poesie molto discorsive (che nel titolo si specificano ‘inedite’) di Evaristo Seghetta Andreoli, un breve contributo di Marco Marchi su L’invocazione di Campana e un originalissimo articolo di Vittoria Luisa Guidetti sul tema degli Angeli piangenti al cospetto di Dio nella poesia araba e nella letteratura liturgica greca a partire dai testi della setta bektashista cui aderiva Naim Frashëri, poeta nazionale albanese di fine Ottocento. (F. S.) ITALIAN POETRY REVIEW. Pluringual Journal of Creativity and Criticism, vol. VII, 2013. Direttore responsabile: Paolo Valesio, Columbia University Department of Italian & The Italian Academy for Advanced Studies in America, 1161 Amsterdam Avenue, New York NY 10027 (USA), www.italianpoetryreview.net Il numero intende sottolineare «l’importanza di mantenere aperto uno spazio per la critica letteraria come meditazione, accanto allo spazio d’azione di tutte quelle altre forme di critica letteraria che sono didatticamente e politicamente consacrate »: così scrive Paolo Valesio, nell’editoriale che apre un numero, come di consueto, molto ricco di contributi critici e di testi poetici. Allen Mandelbaum pubblica qui un Homme/age for Mario Luzi (composti dai testi, in inglese, di ‘Nella lente della solitudine’, ‘Nelle tenebre irrequiete’, ‘Ad ora tarda’), cui seguono i versi di Stefani Guglielmin, anticipazione dei suoi Selected Poems. Dal dossier poetico, estraggo ancora i versi di Giancarlo Pontiggia (Ho sognato il Tour); e quelli di Stefano Carrai (Musica da Luna Park), che prosegue qui la sua ricerca, intrecciando alla memoria letteraria (ancora all’insegna di Sereni, ma non solo) la memoria personale, con un ulteriore guadagno – sembra di vedere – in termini di gestione della libertà espressiva, lessicale, formale, versificatoria. Fra le traduzioni, si segnalano i Poems di Montale nella versione di Wanda Balzano e Jefferson Holdridge e quelli di Luzi, tradotti da Anne Greeott. Tra i saggi, ricordo qui il contributo di Irene Gambacorti su Palazzeschi italofrancese e di Alessandro Giammei su La grave leggerezza di Dario Villa. Fra le recensioni: Gandolfo Cascio parla di Antonia Pozzi; Flaubert negli anni della sua formazione letteraria (a cura di Matteo Maria Vecchio). (N. S.) L’AREA DI BROCA. Semestrale di letteratura e conoscenza, a. XL-XLI, nn. 98-99, 2013-2104. Direzione Mariella Bettarini, via San Zanobi 36, 50129 Firenze. Il numero è dedicato al tema della rete, con sequenze di contributi poetici di Silvia Batisti, Mariella Bettarini (quattro acrostici eponimi), Maria Grazia Cabras, Eleonora Colucci, Laura De Carli, Roberto Maggiani, Gabriella Maleti, Roberto Mosi, Gianna Pinotti, Davide Puccini, Matteo Rimi, Aldo Roda, Davide Rosso, Luca Siri, Luciano Utrimi (acutamente giocate sul paradosso), Farhad Zolghadr. Dopo alcune prose narrative, microsaggistiche e dialoghi, chiudono tre pagine di curricula degli autori. (F. S.) LA RIVIERA LIGURE. Quadrimestrale della Fondazione Mario Novaro, a. XXVI, n. 1 (75-76), settembre 2014 - aprile 2015. Direttore responsabile: Maria Novaro. Fondazione Mario Novaro, Corso A. Saffi 9/11 – 16128 Genova, info@fondazionenovaro.it La rassegna di personalità che hanno illustrato la cultura nella Liguria del Novecento, intrapresa dalla rivista, prosegue in questo numero dedicato a Ivo Chiesa (1920-2003), a lungo direttore dello Stabile di Genova e figura importante del teatro italiano, cui la critica ha finora dedicato poco spazio. Enrico Balardo ripercorre I talenti del giovane Ivo, a cominciare dalla rivista «Il Barco», edita dal GUF all’inizio degli anni Quaranta. A seguire, Federic Natta approfondisce l’esperienza di Chiesa come direttore del «Sipario» tra il 1946 e il 1949. Tra l’esperienza del «Sipario» e la direzione dello ‘Stabile’ genovese, Chiesa passò un periodo a Milano (dove la sua formazione conobbe dei punti di contatto con gli anni giovanili di Paolo Grassi): ne parla qui Matteo Paoletti. Nei successivi contributi (di Marcella Rembado, Eugenio Buonaccorsi, Roberto Cuppone, Roberto Trovato, Livia Cavaglieri) si approfondiscono i vari aspetti della drammaturgia di Chiesa e della sua politica culturale. (N. S.) L’IMMAGINAZIONE. Rivista di letteratura, a. XXXI, n. 286, marzo-aprile 2015. Direzione: Anna Grazia D’Oria, redazione: via Umberto I, 51, 73016 San Cesario di Lecce, agdoria@mannieditori.it È prezioso il dossier che apre il fascicolo, dedicato ad Andrea Zanzotto, qui ricordato e interpretato attraverso gli scritti di vario genere di che si susseguono e si integrano l’un l’altro, restituendo un ritratto dell’esperienza personale e artistica di uno dei massimi poeti italiani del secondo Novecento. Alle pagine calligrammatiche di Giosetta Fioroni (gremite dei segni manoscritti in cui si riconoscono le parole, i titoli, le immagini di Zanzotto), seguono gli scritti di Niva Lorenzini (che prende spunto da una circostanza – il rifiuto del Preside del liceo di Pieve di Soligo di lasciare che gli studenti partecipassero al convegno che il paese aveva dedicato all’illustre concittadino lo scorso ottobre – per riflettere sulla ‘difficoltà’ di Zanzotto); di Giovanna Frene (che rievoca l’incontro, lei giovane poeta ventenne, con il maestro); di Nico Naldini; di Silvana Tamiozzo Goldmann (che, dal fondo ‘Della Corte’ del Centro interuniversitario di studi veneri di Venezia, recupera i documenti epistolari che testimoniano l’amicizia tra Zanzotto e lo scrittore, giornalista e consulente editoriale Carlo Della Corte); di Maria Antonietta Grignani (che illumina il nesso paesaggio-scrittura nell’opera di Zanzotto, i cui avantesti e autografi sono conservati in larga parte presso il Centro Manoscritti di Pavia). Completano il panorama i contributi di Adriana Guarnieri (che scrive dell’amicizia tra il poeta e il critico Silvio Guarnieri), di Giulio Ferroni (che tenta un quadro generale della poesia di Zanzotto) e di Rodolfo Zucco (che allinea qualche divagazione stilistica su Contro monte). (N. S.) L’ULISSE. Rivista di poesia, arti e scritture, n. 18 (2015): Poetiche per il XXI secolo. Direttori: Alessandro Broggi, Stefano Salvi, Italo Testa. http://www.lietocolle. com/ulisse/ Non sempre la coscienza (auto)critica di un poeta e la realtà della sua espressione vanno di pari passo. L’una può essere più avanzata dell’altra e, quando a prevalere è la coscienza critica, per la poesia non è una buona notizia. Per questo, le inchieste che invitano i poeti a parlare della propria idea di poesia e scrittura possono rivelarsi deludenti, o almeno un po’ stranianti. Questo rischio è evitato, o quantomeno limitato, dai promotori dell’inchiesta sulle Poetiche del XXI secolo, che, evitando di stabilire canoni preordinati in base a stili e correnti, hanno interpellato una trentina di autori diversi per esperienze e tendenze, per lo più intorno ai quarant’anni, cui hanno chiesto di esprimersi liberamente sulle rispettive formazioni, attese, scelte formali e tematiche. Il quadro è vario e una considerazione sintetica che contempli le diverse voci è qui (e forse in assoluto) impossibile: colpisce però, tra le varie osservazioni, l’autonomia ormai pressoché completa che la maggior parte degli autori rivendica rispetto ai maestri della terza e per molti anche della quarta generazione. Mentre già canonici appaiono ai più i poeti poco più che cinquantenni (Pusterla, Dal Bianco e altri). Osserva lucidamente Gilda Policastro, che i filoni principali sono almeno due, almeno tra gli ‘under 40’: «Un filone più propriamente lirico che riutilizza […] le forme strofiche classiche, l’endecasillabo, la soggettività, la figuratività e una nuova area della ricerca che guarda alle altre arti come a un modello di produzione indiscriminata di linguaggi, e che rinuncia alla centralità della parola e del suo aspetto funzionale». Seguono l’inchiesta una sezione in cui giovani critici (intorno ai trent’anni: Donati, Borio, Bruni, Jacopo Grosser e altri) scrivono di poetiche e figure novecentesche (Sereni, Fortini, Bertolucci…): e una sulle poetiche del romanzo, con approfondimenti tra gli altri su Siti e DeLillo. (N. S.) SOGLIE. Rivista Quadrimestrale di Poesia e Critica Letteraria, a. XVI, n. 3, dicembre 2014. Direttore responsabile: Lionella Carpita, redazione c/o Alberto Armellin, via Vecchia Fiorentina 272, 56023 Badia (Pisa). Il fascicolo si apre ricordando la figura di Elena Salibra, che di «Soglie» è stata tra co-direttrice, contribuendo allo sviluppo e alla qualità della rivista. Ne ricostruiscono un partecipe profilo, qui, due colleghe e amiche: Maria Cristina Cabani (che si sofferma in particolare sulla dimensione didattica e accademica di Salibra, docente di letteratura italiana all’Università di Pisa, studiosa tra gli altri di Carducci, Pascoli, Gozzano); e Marzia Minutelli, che scrive del cammino poetico di Elena Salibra (culminato in Nordiche, l’ultimo suo libro di versi). A seguire, fra i testi poetici, versi di Maddalena Capalbi e Nedo Damiani; il saggio di Fausto Ciompi su Ted Hughes e di Riccardo Emolo su Pascoli. Damiano Sinfonico, infine, cura un’intervista a Cesare Viviani. (N. S.) TESTO A FRONTE. Teoria e pratica della traduzione letteraria, a. XXV, n. 50, settembre 2014, Milano, Marcos y Marcos, direzione: Franco Buffoni, redazione: via Piranesi 10, 20137 Milano. Il numero del cinquantenario, per il quale esprimiamo i nostri ammirati auguri alla rivista-sorella, si apre con un editoriale celebrativo che rievoca il processo di trasformazione di TAF e ne ricorda i cinque temi teorici portanti: ritmo, poetica, intertestualità, movimento del linguaggio nel tempo e avantesto. Fra i saggi spiccano quelli di due collaboratori di «Semicerchio»: Alessandro Ghignoli su Il transautore nella comunicazione letteraria tradotta e l’articolo in inglese di Massimo Bacigalupo su E.P. meets E.P.: Ezra Pound and Enrico Pea’s «Moscardino», con utile tabella dei fraintendimenti. Fra i testi segnaliamo una scelta di traduzioni di Pusterla da Pascal Riou e una resa coraggiosa e gustosa della terribile seconda satira del primo libro di Orazio da parte di Danilo Laccetti. (F. S.) SINN UND FORM. Beiträge zur Literatur, H. 1, 2015; H. 2, 2015, EUR 11,00; Hanseatenweg 10, D-10557 Berlin. Nel numero 1 del 2015 di «Sinn und Form» è pubblicato un breve discorso di F.C. Delius in onore della rivista nata nel 1949 nella DDR, tenuto durante una manifestazione alla Akademie der Künste di Berlino. Qui lo scrittore rivendica in positivo una certa aria demodé (altmodisch) che indubbiamente caratterizza la rivista in un panorama culturale dominato da schermaglie che hanno luogo piuttosto su altri media. Delius ritrova invece nella rivista quei valori – «Freundschaft zu Qualität und zu freiem Denken» – che soli permettono a suo avviso di tener fede al principio che aveva guidato il primo redattore capo della rivista nata nella DDR nel 1949, il poeta Peter Huchel: «Wir werden uns nicht uniformieren». A più di sessanta anni dalla fondazione, «Sinn und Form» ha senz’altro perso la centralità e la forza critica che ebbe nel dibattito della Germania Est, ma la qualità unanimemente riconosciuta, l’insieme di inediti letterari (o riscoperte del passato) e documenti per la discussione culturale ne fanno ancora oggi un punto di riferimento essenziale. Ma oltre a questo, il ‘successo’ della rivista risiede probabilmente anche nella chiarezza e leggerezza del tono, che rinuncia a eccessi specialistici (filosoficoaccademici) senza per questo perdere nulla sul piano qualitativo. Il cambio nella direzione della rivista avvenuto nel 2013, quando Matthias Weichelt ha sostituito Sebastian Kleinschmidt (che in trenta anni di attività da direttore aveva traghettato la rivista nel nuovo panorama letterario della Germania riunificata), non ha modificato l’impostazione tradizionale. In particolare resta evidente il legame con le radici ‘orientali’: nel numero 1/2015 la poesia è rappresentata da composizioni inedite di Kerstin Hensel e Thomas Böhme, entrambi legati al Literaturinstitut di Lipsia (e con una comune espressività metaforica). Per rimanere in ambito DDR, si segnalano l’interessante ricordo del poeta Richard Pietrass del suo confronto con Seamus Heaney (nel 1987 Pietrass pubblicò Norden-North per l’editore Reclam di Lipsia, primo volume in assoluto del poeta irlandese uscito in traduzione tedesca) e un breve intervento di Gunnar Decker su alcune figure intellettuali della Germania Est (Friedrich Dieckmann, Jürgen Teller) negli anni ’60. Sempre in ambito poetico, è pubblicata una serie di sonetti di Kornelia Koepsell (Melancholische Sonette). Anche il numero 2/2015 della rivista dedica alla poesia una parte consistente. Spicca la pubblicazione di un colloquio tra il poeta Jan Wagner (già ospite di «Semicerchio») e il critico Ralph Schock: Wagner presenta le sue ultime liriche soffermandosi soprattutto su questioni formali (le poesie richiamano quasi sempre una forma tradizionale) e sull’ispirazione. Interessanti sono anche alcune versioni in tedesco di poesie dello scozzese Don Paterson, tradotte dal poeta Norbert Hummelt, con manifesta volontà di restituire valori ritmici e rimici degli originali. Oltre a inediti di Thilo Krause e del polacco Mariusz Grzebalski (tradotto da Renate Schmidgall) è da segnalare la pubblicazione del discorso tenuto dal poeta e romanziere Marcel Beyer per il ricevimento del ‘Kleist-Preis’, centrato sulla figura della Santa Cecilia kleistiana. (Paolo Scotini) Neohelicon. Acta comparationis litterarum universarum a. XLI, n. 41/1 giugno 2014, ed. by J. Pál & P.Hjdu. Redazione: Institute of Literary Studies of the Research Centre for Humanities, Hungarian Academy of Sciences, Budapest, Ménesi út 11-13; neohelicon@ iti.mta.hu Questo numero è dedicato alla Retorica dello spazio. Vanesa Matajc, con il saggio introduttivo in cui si offrono le coordinate critiche del tema trattato. L’autrice informa che sull’argomento, particolarmente rilevante per le letterature comparate, si è tenuto di recente il Convegno Internazionale The Rhetorics of Space (Ljubljana, 24-25 Novembre 2011). Per il concetto di Retorica dello spazio, assimilabile a quello che il New Historicism definisce Poetica della cultura, l’autrice richiama un importante contributo di Steven Mullaney (Toward a rhetoric of space in Elizabethan London, 1997) secondo cui la topografia urbana può essere interpretata come una sorta di tipologia culturale, i luoghi della città (topoi o loci communes, anche in senso retorico) possono essere descritti come una proiezione di desideri e valori culturali, una sorta di paesaggio della comunità. I saggi ospitati nella rivista discutono però una riappropriazione del concetto discusso da Mullaney, alla luce della riflessione sulla funzione culturale e politica che ogni letteratura nazionale esercita sullo spazio fisico. Mullaney aveva già distinto il contesto della città moderna da quello della metropoli contemporanea; Matajc sottolinea però che l’analisi della realtà geopolitica dell’Europa Centro e Nord-Orientale, come di quella Sud-Orientale (l’Europa Orientale è uno spazio prediletto da vari autori di questo numero, cfr. quello di M. Dovi sulla Carniola, quello di P. HaJdu su Budapest, quello di E.M. Talivee su Tallin, quello di T. Toporiši sulla Slovenia, quello di G. Snel sulle aree periferiche europee post 1989…) necessiti di un approccio esegetico che tenga conto anche dell’idea nazionalista da cui è scaturita l’immagine urbana, che diventa rappresentazione della società in senso lato, in quanto proiezione teleologica di un determinato potere totalitario. Un’ulteriore variante degna di interesse nella tipologia degli spazi retorici è poi quella, ricorrente nel XIX secolo, che potremmo definire di matrice nazionalista o, più correttamente, trans-nazionalista: quella che si sviluppa, cioè, quando intere comunità di persone condividono valori culturali che avvertono come nazionali, pur non vivendo all’interno di uno stato riconosciuto politicamente e geograficamente in quanto tale. In termini generali il patrimonio culturale nazionale, e segnatamente quello letterario, è ricco di personaggi, di autori, di simboli – anche linguistici – che vanno a costellare gli spazi cittadini (statue, monumenti, ma anche nomi assegnati alle strade e alle piazze…), connotando profondamente il contesto urbano sulla base di un’identità culturale. Per questo motivo la retorica dello spazio viene studiata nelle culture nazionali anche in relazione alla cultural syndrome (cfr. i risultati della Study Platform on Interlocking Nationalism), isolando dei nodi topografici – per esempio le capitali – cioè aree cruciali per la divulgazione dell’immaginario culturale di una nazione. Molta attenzione è attribuita negli ultimi anni all’uso delle mappature letterarie di metropoli e capitali: completa il quadro introduttivo e metodologico il saggio di U. Pereni , che si sofferma sulla duplice possibilità di rappresentare lo spazio letterario reale e immaginario, il primo anche con l’ausilio di mappe, il secondo preferibilmente ricorrendo ad una (ri)concettualizzazione sociologica dello spazio. Nella parte finale del contributo si invitano gli studiosi ad una disamina critica sull’uso di simili strumenti nell’ambito degli studi letterari. Specificatamente dedicati a testi poetici sono il contributo di A. atovi , The rhetoric of space in Ottoman lyric poetry, e quello di B. Friesen A heven out of hell: the inversion of incarnational dynamics in Canto X of Dante’s Inferno. Nel primo si analizza la retorica dello spazio del gazel (breve componimento lirico in strofe) e del nasib (introduzione in forma poetica al qasida, testo poetico di lunghezza contenuta) tra il XV e il XIX secolo: l’autrice assimila la distanza che separa amato e amante in queste liriche a quella che separa il re dal servo. Proseguendo con l’analogia anche sul piano geografico, Istanbul, capitale dell’impero, corrisponde allo spazio del re/amato, mentre la periferia corrisponde allo spazio del servo/amante. Nel secondo articolo si discute dell’interpretazione dell’Inferno dantesco e di come sia stato valorizzato in sede critica l’elemento umano, specie a partire da E. Auerbach. Il passo della Commedia commentato in Mimesis, cioè l’episodio del X canto in cui si narra l’incontro con Farinata e Cavalcanti, dimostrerebbe che si è posto l’accento in maniera troppo marcata su aspetti parzialmente estranei al mondo culturale in cui il testo fu concepito. L’accentuare l’aspetto corporale e fisico, e quindi realistico, rispetto a quello spiritutale, comporterebbe quello che l’autore definisce una ‘inversione della dinamica dell’incarnazione’, per cui l’immagine dell’uomo eclisserebbe l’immagine di Dio (p. 123). (Elisabetta Bartoli) ¬ top of page |
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