Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

STEFANO DAL BIANCO, Prove di libertà, Milano, Mondadori, 2012, pp. 111, € 18,00.


              Prove di libertà insiste sullo stesso orizzonte – quello famigliare e del rapporto di coppia – di Ritorno a Planaval, la raccolta precedente (2001): fin dal titolo Una vita già vista stabilisce un ponte con Una vita nuova, la sezione che apriva il volume del 2001, ma solo in negativo, nei termini della coazione a ripetere. Dove la ripetizione diventa l’emblema di un dissesto esistenziale difficile da sanare. L’ampia campata tra la prima sezione, La gabbia, e la penultima, Libertà, racchiude perciò il nocciolo ideologico di Prove di libertà; ma più che la realtà questo piano del discorso riguarda le parole, correndo il rischio di farsi operazione squisitamente letteraria. In Gradazioni «lasciando andare i nomi delle cose care» intercetta una precisa memoria dantesca, «Tu lascerai ogni cosa più cara», rideclinandola in forme zanzottiane. Il processo di emancipazione dalle concrezioni di ciò che si è («questa cosa umana intrisa di menzogna», Portami via di qui) è ripetutamente enunciato, ma non agito. E soprattutto – all’ombra di Zanzotto – il ricorso alla poesia è oggetto fin dall’inizio di un investimento perlomeno controverso, che ne denuncia l’inattendibilità: «fingerò solo con te» (Portami via di qui). L’insoddisfazione di fondo arriva a tradursi in metafore sovraccariche: «vomitare una poesia». Esagerazioni deliberate, certo; mentre non sembra esserlo, e pertanto mette sull’avviso, la consapevolezza che la poesia si risolve in un raccontare cose che non interessano (15 aprile) e che non travalicano da un universo privato. La traccia letteraria è molto forte. Ancora nel nome di Zanzotto, dedicatario di Teoria della neve, in una delle ultime sezioni – Vedute sul paesaggio – il linguaggio sembra poter attingere una qualche prospettiva di verità. Ma è un po’ esibire la lingua d’altri, come se due orizzonti del libro non comunicassero, nonostante lo sforzo di costruire Prove di libertà come un processo continuo: se cerchiamo la lingua di Dal Bianco essa pare assestarsi altrove, marcando una discontinuità. L’approdo della penultima sezione, Libertà, è alla morte, dove si azzera l’ambiziosa quête, con la magra compensazione di una via di sfogo verso un «prossimo ciclo» (Restano pochissime cose), che seguita a insistere su un nucleo di affetti strettamente privato, trasferendo il limite del presente anche nel futuro. Il fondale buddista del nulla e della cancellazione dell’io (Prove di io, Cambio di persona) non viene mai in primo piano; il libro è documentazione e memoria, a cui sembra impossibile sottrarsi, di un privato fallimento: con un accanimento per cui la vita come circuito di inganno e mistificazione resiste al progetto letterario. Una vita già vista, penultima sezione di Prove di libertà, espone i nodi irrisolti che in Lontano dagli occhi, ad apertura di libro, sembravano invece superati. Il mutamento radicale che si dovrebbe disegnare fra Lontano dagli occhi e Aforismi di lavoro non avanza: si interrompe tra la crisi in diretta di Una vita già scritta e il fondale mortuario di Vedute sul paesaggio. Malgrado il disegno, strutturalmente limpido, di spostare il centro della poesia fuori dal disordine e dalla mistificazione della vita, il libro rimane al di qua. Il corpo della raccolta viene infiltrato e corroso dalla lingua di una cronaca di miseria quotidiana, che vanifica ogni tensione liberatoria. Nemmeno la geografia – la Liguria del figlio Arturo, Torino, la città della seconda figlia (Via Garibaldi confuso), Siena e la campagna senese (Vedute sul paesaggio) –, così importante per Dal Bianco, mette vera distanza; né aiuta a ridefinire la lingua della poesia. La memoria zanzottiana rimane in superficie, come un aggancio mancato. L’intonazione risentita, talora moraleggiante e sapienziale («Chi non ha niente in sé sta nella paura / e chi ha paura si difende aggredendo», Carità, sordità, vuoto), soprattutto in Una vita già vista, convalida l’impossibilità di sciogliere il coagulo biografico in discorso più ampio: ed è in questo territorio che gravita il libro. L’inizio aforistico di Carità, sordità, vuoto è in funzione della dura requisitoria che si svolge nella poesia: «te, / quel buco di violenza dentro te / che resta chiuso in autocommiserazioni ». Mancano i nomi, ma il tu segnala un sanguinoso faccia a faccia che si trasferisce senza mediazioni nello spazio della poesia. Il registro sarcastico non fa decollare dall’occasione (Terra di paradiso); espone in primo piano quell’io, con le sue ferite, che si vorrebbe esorcizzare e a cui la scrittura invece si aggrappa. Se uno sblocco si intravvede è per un salto brusco che consegna, per interposta persona, vita e futuro ai figli, ad Arturo, direttamente nominato (ad esempio in Farsi del bene in Lontano dagli occhi), e alla seconda figlia: «Se ne andrà […] / […] / con il fuoco di morte / che abbiamo dato a lei / e non abbiamo potuto/saputo / conservare a noi» (A nostra figlia nata grande). Si tratta con ogni evidenza di una libertà derogatoria: in Terra di paradiso, per contrasto con il «tumulo di malafedi o sterparglia» che contraddistingue il noi, il finale si dilata sulle generazioni future (le «fiabe notturne dei figli / e dei figli dei figli »), affidando loro tutto ciò che è negato all’imprescindibile soggetto: una strategia su cui incombe la minaccia dell’autoconsolazione. Lo scarto laterale rileva l’impossibilità di mettere al centro del libro la lezione, per quanto incerta, delle ‘prove di libertà’; accentua semmai la frattura interna, anche sul piano della scrittura, dove la cifra dell’invettiva non accetta di essere contenuta o ricomposta, resta l’emergenza di un discorso privato.

(Stefano Giovannuzzi)

¬ top of page


Iniziative
22 novembre 2024
Recensibili per marzo 2025

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Recensibili 2023

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398