Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

GABRIELE FRASCA, Rimi, Torino, Einaudi, 2013, pp. 129, € 11,00.


           Fatta salva l’autoantologia apparsa per Sossella nel 2007 e una serie di plaquette per le edizioni d’If, era dal 2001 che Gabriele Frasca non pubblicava un libro di versi. Dopo Rame (1984 e 1999), Lime (1995) e Rive (2001), questo nuovo volume della collana bianca Einaudi – intitolato, col consueto gusto bisillabico paranomastico ed equivoco, Rimi – costituisce dunque la quarta raccolta organica di un autore che appare già da tempo saldamente assestato tra i valori certi della contemporaneità poetica. Il libro è nettamente tripartito. La prima sezione si chiama Quevedo e si presenta come una sequenza di venticinque sonetti tradotti dal seicentista spagnolo (in gran parte ripresi, non senza varianti, da un omonimo librino pubblicato da Frasca nel 2009). La seconda, eponima della raccolta, consta invece di quaranta testi in finta prosa. La terza e ultima offre invece una scelta di traduzioni dall’amatissimo Dylan Thomas. Recuperando infine l’uso di Rive, va infine segnalata quella che l’autore ama chiamare, riprendendo l’espressione dal gergo discografico anglosassone, una fanthom track, e cioè una poesia nascosta alla fine dell’indice. Le sorprese, o i piccoli depistaggi, in realtà non si limitano al testo criptato (su cui dovremo tornare in conclusione), giacché la sezione quevediana si apre con un sonetto che di Quevedo non è, mentre la silloge di traduzioni da Dylan Thomas si chiude con un componimento che di Thomas non è. Lasciando agli studiosi di traduttologia la riflessione su un’assimilazione della voce altrui che finisce col risolversi in attribuzione eteronima, è interessante osservare che un traduttore esperto come Gabriele Frasca giunga a far proprio il nome dell’autore tradotto per farvi transitare testi propri: certo, nati dal contatto con la lingua altrui, ma – si deve immaginare – solo dopo che quella lingua è stata risintonizzata sulle movenze della lingua madre. Dopo la «pseudonimia quadratica» proposta da Giorgio Manganelli, cioè la pubblicazione di un testo attribuito a un omonimo del nome che figura sul frontespizio, c’è qui una sorta di ‘eteronimia sottrattiva’, cioè la traduzione a nome proprio di un testo attribuito a un altro. Se poi si osserva che un testo siffatto è pubblicato all’interno di una serie di traduzioni da originali effettivamente esistenti, ecco allora che si deve di nuovo rilanciare la questione ai teorici e storici della traduzione: il ‘Dylan Thomas di Frasca’ diventa infatti un ‘Frasca thomasizzato’ (ma solo dopo che Thomas ha assunto la lingua di Frasca). Messa così la cosa, questo scambio di voci e identità può apparire un gioco – un tempo si sarebbe detto ‘postmoderno’. E certo non si può negare che nella decisione di rovesciare o attribuire surrettiziamente i nomi vi sia una dimensione ludica. Ma, almeno in questo caso, la fluttuazione tra scrittura in proprio, traduzione e riscrittura funziona in quanto, sotto il movimento tra le varie identità e realtà poetiche, giace una comune sostanza, che si può sintetizzare col titolo di uno dei componimenti di Dylan Thomas: Deaths and Entrances, ‘Decessi e Ingressi’. Del resto, proprio un verso del poeta gallese – che in traduzione suona «al resecante definitivo regno del tuono di genesi » – Gabriele Frasca aveva utilizzato per formulare la tesi del notevole saggio La scimmia di Dio. L’emozione della guerra mediale (1996), secondo cui la «sostanza traumatica del mondo» consisterebbe nella folgorazione subita dal soggetto quando viene posto innanzi alla verità secondo cui la «genesi» è «resecante», che cioè l’esser venuto al mondo toglie fuori, taglia, separa il soggetto rispetto al resto. Su questa stessa linea si inserisce il nuovo volume di versi. Nella sezione quevediana l’assunto si presenta nei termini della duplice spinta tra evanescenza del tempo e radicamento dell’esperienza nella carne. Da una parte vi è allora la dolente richiesta «venite anni vissuti e già trascorsi» («ehi della vita [...]»), dall’altra la consapevolezza che «apre per tempo il corpo il proprio spaccio / e i denti che disertano la bocca [...]». Ma il lettore deve apprendere che la prima esperienza che la carne assume è proprio l’esser resecata, tagliata via, dal tempo innanzitutto, sicché non si può che considerare con malinconia il fatto che la vita si dissipi («come scivoli via e poi con quali / guizzi dalle mie mani sfuggi vita»). Ma radicamento nel corpo significa prima di tutto pulsione erotica, tensione verso l’oggetto che fa di me soggetto (genesi è infatti «resecante »): non stupisce allora che la Donna amata (o Ninfa, come tante volte si legge nei canzonieri barocchi) sia qui – abolite regolarmente le maiuscole – «lisi», e cioè scissione. Più varia la terza sezione, ma la scelta da Dylan Thomas s’incentra soprattutto sui componimenti che trattano il tema vita/morte, appunto mettendo insieme, come s’è visto, Decessi e ingressi. La situazione raggiunge il suo culmine con l’immagine del «piccolo cranio » del bambino ucciso durante un’incursione dei bombardieri tedeschi a Londra: folgorante, terribile visione del potere che ci sovrasta, quel «tuono» è la letale esplosione dei missili e al contempo è la rivelazione (davvero apocalittica) di genesi. Il motivo morale degli spunti quevediani (terminati da una significativa apparizione di Seneca nel venticinquesimo e ultimo sonetto) e la declinazione catastrofica e ‘urlata’ della terza sezione si fondono nella sezione eponima intermedia. Preso nella serie Lime Rive Rimi, il titolo fa pensare innanzitutto ai ‘rivi’, allo scorrere della vita, tanto più che l’epigrafe iniziale da Deleuze e Guattari propone «un ritmo senza misura, che rinvia alla flussione di un flusso, cioè al modo in cui un fluido occupa uno spazio liscio». Dalla clessidra classica e barocca saremmo così passati a un più moderno e ‘fraschiano’ orologio ad acqua che misura il flusso del tempo col flusso della forma. A patto però di considerare i rimi come un metaplasmo (e barbarismo) dal femminile ‘rime’, sostantivo che etimologicamente (ma l’accezione è presente anche in italiano) vale ‘fenditura’. Dunque, ancora ci troviamo nel regno della potenza resecante introdotta da genesi, dalla genesi di ciascun soggetto. E allora è chiaro che l’unica interpretazione corretta del titolo, come seconda persona singolare dell’indicativo presente del verbo ‘rimare’, costituisce una soluzione estrema per coinvolgere il lettore dentro la flussione del flusso: far sentire al singolo lettore, soggettivandolo, il suo stesso scorrere affidandogli percezioni e sensazioni di un altro soggetto. Le trentanove lasse di finta prosa – ma in realtà si tratta di una sequenza di doppi endecasillabi –, cui si aggiunge un’ultima lassa, più breve, che suggella la serie, presentano ogni volta un personaggio (presumibilmente diverso), di cui viene seguìto un episodio della vita rivissuto nel ricordo. La dimensione fantastica del rammemorare e considerare viene rappresentata per mezzo del discorso indiretto libero, così che la ‘soggettività’ altrui del personaggio viene percepita dal lettore, su cui ricade la responsabilità di assumerla su di sé, di viverla come propria (esattamente come accade nel gioco delle voci tra testi originali tradotti e testi originali inseriti tra quelli tradotti). Che l’opera compia il suo destino nel lettore è del resto quanto invoca il sonetto di apertura della raccolta, dove ‘tu’ (lo stesso che poi troviamo nel primo dei Rimi, unico alla seconda persona) è incalzato da ‘io’ che chiede che la «voce lo complet[i]»: il celebre assunto di Emile Benveniste, secondo cui il linguaggio umano è incentrato sul continuo gioco tra assumere e abbandonare il posto del locutore, colui che si dice ‘io’, per lasciare che ‘tu’ acceda a quella stessa posizione, diventa qui sostanza stessa dell’esperienza poetica. Questa strenua meditazione sulla morte e il sesso, sul tempo che scorre via mentre la carne si abbarbica a ogni occasione per offrirsi l’illusione di una qualche permanenza fa del nuovo libro di Frasca davvero un’opera morale, dove il classicismo originario di alcuni dei testimotivo è ridisegnato alla luce della psicoanalisi, delle neuroscienze e della filosofia. Ma resta una meditazione di forte impatto morale. Lo conferma il testo fantasma, il ‘componimento in più’ in cui ci si imbatte giunti alla fine dell’indice. Giocato visivamente come le lasse dei Rimi, con lo scavalcamento del recto e il prolungamento nel verso della pagina, la ghost-track, o beckettiano ‘motivetto’ aggiuntivo ci presenta ‘io’ che invita se stesso a «una scuola più saggia» nella quale educare «la [sua] anima»: andando verso la fine della vita, io mi ridico che quello che mi accade non è altro «che nuvole in cielo / mentre s’affievolisce l’orizzonte», fatto mano a mano più stretto dall’«addensarsi cupo delle ombre». Ne viene fuori una lezione sul transito, sullo scorrimento di quel flusso che è la vita di ciascuno.

(Giancarlo Alfano)

¬ top of page


Iniziative
19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398