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TOMMASO LISA, Scritture del riconoscimento, Su Ora serrata Retinae di Valerio Magrelli, Roma, Bulzoni, 2004 - 192 pp., € 14,00
 
Di Federica Ivaldi
 
Scritture del Riconoscimento, di Tommaso Lisa, è una disamina attenta dei temi e delle forme che animano e sostengono la raccolta Ora serrata retinae di Valerio Magrelli. Il saggio, infatti, si divide in due parti: nella prima, Temi, le poesie di Magrelli sono percorse e analizzate secondo diverse e complementari costellazioni semantiche che ne illuminano le componenti filosofiche e le trame intertestuali e allo stesso tempo ne restituiscono la cifra originale. Attraverso una catalogazione precisa delle ricorrenze lessicali (ma non si pensi ad un asettico inventario) Tommaso Lisa analizza la prima raccolta poetica di Magrelli alla luce di grandi nuclei tematici (mente, spirito, corpo, oggetti, malattia sono solo alcuni). La scrittura di Magrelli sembra avere, come primo progetto, quello di unire corpo e pensiero, immagine e parola facendone una sola materia, quella della scrittura. Il foglio, confuso con la stanza in cui scrive e con la mente che accoglie l’idea, ma anche la penna e la matita, prolungamento delle dita che le muovono e fuse al pensiero che detta, sono saldate in un’unica sensibile entità in bilico fra corpo e segno, fra soma e sema. Se Magrelli considera il momento della scrittura, del tracciare fisicamente il segno sul foglio, una delle immagini principe della sua poesia, Lisa ne analizza le implicazioni poetiche e filosofiche, riflettendo sul confine fra linguaggio e corpo, e verificando come i temi della vista, della morte, della malattia e del sonno siano i necessari corollari, oltre che i presupposti biografici, di una scrittura che nasce come «auscultazione», come «diario di una patologia». Il saggio mostra come Magrelli, miope dall’età di dieci anni, fondi la propria poesia e la riflessione su di essa su una particolare poetica dello sguardo e su una particolare percezione e come da qui derivino anche i titoli della raccolta e delle sue sezioni, attinti a un gergo da manuale d’anatomia, che lungi dallo sminuirne la portata poetica la sostengono con nuova corporea concretezza. La seconda parte del saggio, dedicata alla ‘forma’ del testo, risulta strettamente connessa alla prima: l’analisi mostra come la disposizione ed organizzazione di testo e paratesto (a partire dalla scelta del lessico, dei titoli e dell’illustrazione della copertina, fino alla disposizione dei componimenti e alle strutture metriche e sintattiche) indirizzino il lettore verso una precisa idea tematica (l’occhio, lo sguardo, la miopia) e allo stesso tempo lo predispongano alla «sfumatura trattati- stica» della scrittura, impegnata in una «accurata battaglia contro il verbalismo» in nome di una superiore esigenza di comunicazione. Così la sintassi «cristallina» di Ora serrata retinae e il lessico poetico modulato sull’italiano standard si aprono all’analisi senza mai appiattirsi (e l’unica critica che si può muovere al saggio di Lisa è proprio quella di non aver seguito l’insegnamento di Magrelli che fa «strage dei termini indefiniti e vaghi della tradizione del poetichese» per indulgere spesso al gusto della citazione, al lessico e alla sintassi del «critichese»). Anche le figure predilette da Magrelli (similitudine, metafora, analogia, allegoria) sono funzionali e consustanziali alla poetica: si tratta di «figure di pensiero» che connettono il pensiero e la materia, la parola e l’immagine, attraverso il principio, psicologico e semiologico insieme, dello spostamento e della relazione fra esperienze e campi semantici disparati. A queste due sezioni centrali (Temi e Testo) ne vanno aggiunte altre due. Nella prima, introduttiva all’intero volume, Lisa ci accompagna nel laboratorio dello scrittore, fra fogli e correzioni, riscritture e revisioni, per ricostruire la genesi della raccolta, sottolinearne le motivazioni e introdurre la poetica che la muove, e per sottolineare il «carattere edilizio» della scrittura di Magrelli, in cui i materiali si accalcano e si sommano nella scrittura e nelle correzioni che riempiono il foglio (il testo offre anche la riproduzione di alcuni fogli di appunti). Nella seconda, Scritture del riconoscimento, breve e conclusiva summa del saggio, Ora serrata retinae è vista principalmente come indagine sulla relazione fra l’Io e la scrittura, intesa nella volontaria fusione di corpo e poesia, come strumento di conoscenza e di riconoscimento oltre che sorta di «impronta digitale», «strumento biologico di identificazione». Chiude il volume una Mini-antologia di testi sparsi che conferma la centralità dei temi scelti come punti di accesso privilegiati alla poesia di Magrelli.

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