« indietro ARMANDO GNISCI, Via della decolonizzazione europea n. 2, Odradek 2004. «L’Oracolo manuale dell’oltranza» (p. 7) come Gnisci definisce il suo secondo lavoro intorno al processo di decolonizzazione (e la via è quella che nel Tao porta alla conoscenza) ricorda i libri che i pellegrini e i viaggiatori si portavano nella borsa da viaggio. È «un libro di libri», la summa portatile di una biblioteca di testi, titoli di film, canzoni che accompagnano ed educano all’etnocentrismo critico e alla decostruzione del pensiero orientato dell’Occidente. Rimandando a una meta-autobiografia intellettuale Gnisci scardina una comparatistica eurocentrica che guarda spesso il proprio omphalos per indicare di contro una mappa di significati e significazioni alternative. A questo tende l’invito a recuperare il Marcuse di L’uomo ad una dimensione per leggere le implicazioni sociali e politiche del neo capitalismo, l’indicazione di testi come East & West, Identità e dialogo interculturale di Pasqualotto da affiancare alla lettura dei romanzi di Coetzee e Walcott o di autori meno noti come Kureishi, Farah, Kanafani. Ma la letteratura non abbraccia l’intera fenomenologia dell’esistere e dunque vengono proposti anche registi come Spike Lee, Denis Arcand, Kurosawa accanto ai ritmi vitalistici della musica di Manu Chao. L’elenco risulterebbe comunque incompleto. Del resto l’invito dell’autore a completare, correggere, arricchire quello che bisogna definire un colloquio con il lettore, ci induce a ritenere questa forma di multi-testo come luogo aperto, zona franca di confronto, soglia da attraversare con focalizzazioni alternate nel rapporto prossimo-lontano dove l’io autoriale, fuori dai perimetri del canone saggistico, si mostra senza infingimenti retorici. La tonalità del testo sposa i linguaggi ora del parlato ora del canto (sono ricordati quelli di Tagore), volto alla conoscenza / ricerca dell’altro come comune e resistente forma di consapevolezza, dell’ascolto (in un testo condotto sul flatus vocis) creando un senso del qui ed ora che muta lo sguardo indirizzato dell’Europeo, lo contamina, lo inquieta e lo seduce: «La parzialità è risultata dalla somma delle mie attuali conoscenze, che è l’unico ‘canto’ che posso donarvi» (p. 16). Questa zattera di inchiostro (mutuando dal titolo di un romanzo di Saramago) s’incaglia a volte negli scogli di un pensiero fortemente connotato che porta in sé il rischio di una comunicazione interrotta: sulla via della decolonizzazione sarà importante ampliare la semantica e la pragmatica verso una de-colonizzazione da tutto ciò che riguarda l’interpretazione unica dei dati di valore e coltivare il dubbio come il Petit Prince la rosa. Ma anche questo livello anagogico di lettura è uno dei meriti da attribuire alle ‘vie della decolonizzazione’ di Gnisci.
Eleonora Pinzuti ¬ top of page |
|||||
Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398 |