Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

KGAFELA OA MAGOGODI, thy condom come, Amsterdam, New Leaf 2000; outspoken, Johannesburg, Laugh It Off Media 2005.

«Quel che conta è qualcosa di più della metafora»: il verso tratto dalla poesia che dà il titolo all’ultima raccolta di Magogodi (outspoken, ‘lo dico chiaro e tondo’) ne incarna la poetica, la quale non può essere disgiunta dall’attività performativa come ‘artista della parola detta’ che questo nuovo poeta sudafricano, uno dei più noti della generazione post-apartheid, porta avanti oramai da anni, anche a livello accademico presso l’Università di Witwatersrand, Johannesburg.
Nei lavori finora pubblicati troviamo le problematiche e la cifra stilistica tipiche della scrittura poetica che nasce per essere detta per un pubblico, piuttosto che letta tra sé e sé sulla pagina, vale a dire: stretta correlazione fonema-contenuto, livello semiotico in grado di alterare il livello semantico della parola; assonanze/rime iterate, versificazione che segue il dettato orale, nel caso dell’autore franta e nervosa, in assenza di maiuscole e punteggiatura. In tale scrittura, ciò che tiene insieme il testo non è più il verso scritto con l’inchiostro sulla pagina bianca, quanto piuttosto la voce delle parole creata dal poeta sull’ordito del suono. Il significante gioca seriamente di continuo con il significato, spesso modificandolo e arricchendolo di riverberi semantici, come ad esempio nei versi «fanno correre treni di virus nelle vene per farci la festa / nella testa / ma io sfuggo allo stupro del capo di buona speranza / prorompo-rompo gabbie di costole di pagine morte» (outspoken). Oppure nell’altra poesia che dà il titolo alla prima raccolta: thy condom come, in cui il «venga il tuo regno» (‘kingdom’) del Padre Nostro diventa un ‘profilattico’, operazione che alla pubblicazione aveva attirato critiche di blasfemia all’autore. Ma si evince chiaramente dai testi di Magogodi che non si tratta di mero gusto della provocazione: il tutto ha un fondamento nella sua poetica del corpo e nella storia, presente e passata, del continente africano. L’aids è davvero un flagello di proporzioni bibliche e augurarsi che arrivi ‘il regno del preservativo’ acquista quindi una dimensione tragica, per quanto blasfemo possa sembrare. Quando il poeta parla di «teschi spaccati per rilasciare onde cerebrali di schiavi» (outspoken), in un attimo ci piombano addosso millenni di storia coloniale, riletta in modo originale, e l’esperienza dell’autore che vede i corpi mutilati degli amici nella township al fine settimana.
Nella poetica della parola detta, per l’appunto, «qualcosa di più di una metafora», quindi, si condensa la poetica del corpo, di un corpo tragico, da parte dell’autore, che tesse una relazione tra musicalità del corpo e della parola: il corpo-parola della scrittura, che deve dare una ‘voce’ a un presente e a un passato difficilmente veicolabili dall’inglese di Sua Maestà e dall’esperienza che incarna. Come dare espressione, infatti, nell’inglese ben educato di Oxford a esistenze (come nella poesia Boemia) in cui si nasce e l’infante prende la poppata da una pinta di birra, «cavalca uno scarafaggio attraverso le cicatrici della storia» e, «già stufo di scopare», si «taglia il pistolino / lo getta nel mare» e ne esce solo un «diluvio di risate acide a corroderti l’anima»? «Mica scemo / appena imparato a parlare puro inglese / attraverso il naso bloccato». O quando il ciuf ciuf infantile del treno diventa un «chew chew», che mastica carne umana ed emette il fumo da gengive sanguinanti, che si fanno «schizzi di inchiostro rosso sulle prime pagine» dei giornali (chu chew train)? Come scrive il poeta ne la politica della volgarità in un mondo di fantasmi, «viviamo in un ordine sociale pornografico e quindi la mia poesia deve usare una lingua atta a manifestarlo». La sua poesia «parla attraverso il corpo»: «tu vuoi avvolgere i tuoi fantasmi con il tessuto di versi poetici profumati. Ma anche loro ti baceranno e ti denuderanno; vogliono pelle a gustare pelle; carne a battere carne; nell’emisfero australe del corpo». Citando il noto poeta guyanese D. Dabydeen, Magogodi afferma che la lingua della gente nera è «arrabbiata, cruda, energica» e «rispecchia il suo essere spezzata e la sua sofferenza, in questo essere cruda». Si tratta di un registro linguistico per necessità diverso e, rifacendosi a La volgarità in letteratura di A. Huxley, ricorda la sua «poesia del buon gusto», che tende a eliminare i dettagli apparentemente crudi del corpo dall’universo poetico, ma «la poesia del buon gusto esiste nel regno dei bei sogni e di rose profumate [...] notti belle e senza incubi»: Magogodi ha deciso chiaramente di raccontare gli incubi, ridefinendo il significato delle parole e quindi del modo in cui guardiamo il/al mondo. Una voce che si fa vieppiù solida, quasi corpo, al crescere letterario dell’autore, dalla prima alla seconda raccolta, in cui la complessità semantica è direttamente proporzionale alla precisione dell’affabulazione. Irrompe il personaggio shakespeariano di Calibano nella storia della schiava di fine settecento Sarah Baartman, da Città del Capo portata a Londra come fenomeno da baraccone a causa delle parti genitali particolarmente sviluppate, sepolta nella sua terra solo nel 2002, collegata grazie a un fulmine linguistico con la recente cronaca:«tornerà alla terra sarah baartman / come calibano o talibano»; o la storia del lungo trek dei boeri costretti in fuga dagli inglesi, a cui si aggiunge la lingua afrikaans: «conto sul microfono / per amplificare le mie liriche di vero iride / faccio a pezzi i diari dei voortrekker», oppure gli eventi epocali e il linguaggio da loro creato collegati a virus informatici: «riduco le storielle kak della storia a ground zero / ma mero scriba sono / e non un eroe ero». Ma l’autore non risparmia nemmeno il presente post-apartheid, alla cui generazione disillusa appartiene: se «a volte buttano delle briciole negli slums / capita solo con una spruzzatina di lacrimogeni / per i senza terra / loro gridano io dico loro gridano io dico» (tutte le citazioni da outspoken). Per arrivare a conga remix, in cui l’autore diventa strumento, si fa corpo-parola, l’iterazione si fa ritornello: «suonami sono un conga io sono il vero sontonga lirico i miei salmi sono inni sacri».

Giovanna Turrini

¬ top of page


Iniziative
22 novembre 2024
Recensibili per marzo 2025

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Recensibili 2023

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398