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IN SEMICERCHIO, RIVISTA DI POESIA COMPARATA LXV (2021/2) pp. 118-119 (scarica il pdf)

ISABELLA BECHERUCCI, Gli amici di Brusuglio, Roma, Giulio Perrone Editore, 2021, pp. 374


Il romanzo storico Gli amici di Brusuglio nasce dalla penna della filologa Isabella Becherucci con l’intento di divulgare, attraverso questo genere narrativo, i risultati di studi filologici e critici condotti da lei stessa sulla figura di Alessandro Manzoni. 
Il vasto materiale a disposizione sulla vita e le opere dell’autore le ha permesso di presentare al mondo lo scrittore sotto una luce diversa, indubbiamente più intima.
Il poeta viene calato nel contesto storico e culturale nel quale vive ed è descritto attraverso i rapporti che intrattiene con le figure più importanti della sua vita: la madre Giulia, la moglie Enrichetta, i figli e i suoi più cari amici, con cui elabora un programma di opposizione al regime austriaco.
La cornice narrativa è data da un’indagine condotta nel 1821 dal magistrato Antonio Salvotti contro alcuni carbonari. Tra i documenti dell’inquisitore affiora anche una denuncia anonima mossa nei confronti di Alessandro Manzoni, che il figlio Scipio rinviene assieme ad un manoscritto altrettanto anonimo, nello studio del padre all’indomani del funerale di quest’ultimo. Il famoso poeta è accusato di dissidenza al regime e perturbazione della pubblica tranquillità.
Grazie alla lettura del racconto, Scipio approfondisce le vicende della vita e dell’attività intellettuale di Alessandro Manzoni e del suo gruppo di amici dal 1805 al 1823. Egli si accorge così che il giovane poeta non è una persona bigotta e distaccata dalla vita, come spesso ricorre nell’immaginario collettivo ma, al contrario, è un uomo spiritoso che partecipa alla vita politica attraverso le sue opere letterarie, coadiuvato da un gruppo di amici che lo sostiene e lo aiuta nella divulgazione dei suoi scritti anche al di fuori del Regno Lombardo-Veneto. Infatti è proprio grazie a loro, e all’intima complicità che nasce nel gruppo, che lo scrittore riesce a portare a termine i suoi progetti letterari e ad eludere i severi controlli della Censura. 
Dopo aver letto l’intero manoscritto, Scipio scopre che la sua defunta madre ne è l’autrice. La donna aveva lavorato sull’indagine del marito e poi aveva ampliato il dossier grazie ad altre ricerche personali, in questo modo era riuscita a ricostruire in maniera fedele le vicende riguardanti gli amici di Brusuglio tra il 1805 e il 1823. La narrazione chiarisce anche l’identità del traditore, inizialmente anonimo, ma che poi si rivela essere Carlo Castillia, amico di liceo di Manzoni. Questi non era un dei tanti delatori della storia, che aveva tradito per invidia o per avere salva la pelle, ma era un patriota che aveva collaborato alla diffusione delle opinioni liberali a modo suo, fornendo notizie del tutto inutili agli inquirenti mentre serbava assoluto silenzio sulle questioni compromettenti e allo stesso tempo aggiornava gli amici sul procedere delle indagini nei loro confronti.
Quella che si staglia davanti agli occhi di Scipio è dunque una storia da cui emerge l’importanza che alcuni valori ricoprono nella vita dei protagonisti: l’amicizia, l’amore coniugale, gli ideali politici e anche l’importanza della letteratura nella società. Ma è soprattutto l’amicizia a rivestire un ruolo di primo piano, valore intramontabile, che ha permesso al gruppo di portare avanti il programma di opposizione al regime. 
Nella cornice narrativa viene inserito anche lo scontro generazionale, il rapporto conflittuale tra Antonio Salvotti, magistrato ed inquisitore dei carbonari nei processi del 1821 e il figlio Scipio, un uomo con alle spalle un passato come rivoluzionario mazziniano. Scipio spera che suo padre, autoritario e conservatore, abbia potuto finalmente capire, attraverso la lettura di quel testo, le ragioni di quei ragazzi da lui condannati nel 1821 e le motivazioni che lo avevano portato da giovane ad incoraggiare una rivoluzione in Italia finalizzata alla creazione di uno stato libero e unitario. A causa della sua attività sovversiva era stato condannato ed arrestato e quell’avvenimento aveva inferto un ulteriore colpo al rapporto già minato che i due avevano. Dal canto suo Scipio, ormai uomo, riesce adesso a comprendere l’orgoglio che il padre aveva provato quando era stato chiamato a svolgere un ruolo così importante nella società, e riconosce nell’anziano genitore la stessa passionalità che aveva alimentato la sua attività sovversiva.
Attraverso quel manoscritto, che la madre aveva saggiamente composto, padre e figlio sono riusciti quindi a dialogare, a comprendersi e a perdonarsi vicendevolmente. La loro riconciliazione avviene proprio grazie al racconto realizzato dalla madre che cerca, mediante esso, di far capire al marito che la lotta per la libertà nobilita gli uomini, che rappresenta un atto sovversivo e rivoluzionario, un atto di coraggio che permette di dare un nuovo ordine al mondo.
La storia di Scipio e di suo padre in realtà rappresenta quella di tutti i giovani, i quali cercano, ognuno con le proprie modalità, di affermare la propria individualità anche attraverso la ribellione, intesa come categoria esistenziale per individuarsi e autodeterminarsi. In essa il giovane lettore può identificarsi, può riconoscersi in Scipio o negli stessi amici di Brusuglio, può forse anche provare a comprendere il punto di vista di un padre che spera il meglio per il proprio figlio. 
Mediante gli ADB, l’autrice desidera avvicinare tutti i suoi lettori, ma soprattutto i giovani che spesso chiedono ai docenti nuove modalità di fare didattica, allo studio di un poeta affascinante come Manzoni. 
Nella narrazione, che si può definire un “romanzo filologico”, perché miscela sapientemente gli ingredienti della materia scientifica con quelli della materia romanzesca, ci sono continue citazioni alle poesie di Manzoni. Per esempio quando l’autrice ricorda Napoleone come «l’uom che pugna per le sue contrade» così come lo aveva evocato il poeta nella canzone incompiuta Il proclama di Rimini (cfr. pagina 33). 
Nel capitolo “Tra politica e religione”, nelle cui prime pagine si racconta dell’omicidio del ministro delle Finanze Giuseppe Prina avvenuto il 20 aprile 1814, si evoca l’ira di Dio, facendo riferimento al componimento La Passione (cfr. pagina 107). 
Allo stesso modo, la descrizione della conversione di Manzoni e il “Miracolo di San Rocco”, è ispirata ai capitoli XXXV e XXXVI de I Promessi Sposi
Anche quando si fa riferimento alla disfatta di Waterloo, Napoleone viene paragonato ad un naufrago, proprio come nell’ode a lui dedicata, Il Cinque Maggio (cfr. pagina 123). Similmente, poche pagine prima (cfr. pagina 121), nel dialogo che Manzoni ha con Visconti, riferendosi al grande condottiero, afferma che «l’impronta che segna al suo passaggio non ha confronti con tutta la terra», un chiaro riferimento ai versi «…né sa quando una simile orma di piè mortale…». In maniera analoga, nel capitolo “Gioie, dolori e lavori comuni” si parla ancora di Napoleone, definito un «condottiero, che ugualmente spostava gli eserciti da un campo di battaglia all’altro con una rapidità fulminea…», parole che riprendono i versi della sopracitata ode dedicata a Napoleone.
Per mezzo delle citazioni il pensiero del poeta emerge. Il lettore ha così l’opportunità di accostarsi, attraverso una prosa scorrevole, ai contenuti delle grandi opere di Manzoni, alle sue idee romantiche e rivoluzionarie.  
Come ci ha dichiarato l’autrice, “Per arrivare a scrivere il romanzo Gli amici di Brusuglio è stato compiuto un lungo percorso di ricerca: non si trattava di personaggi di secondo piano, ma dei protagonisti del nostro primo Ottocento. Alla fine, il libro risulta un po’ come la punta di un iceberg, la cui base consiste negli studi filologici e critici pubblicati su riviste specializzate nel corso degli anni. C’è stato un primo passaggio già divulgativo, ma ancora con la bibliografia (pur ridotta all’osso) sciorinata a piè di pagina, nel saggio Imprimatur. Si stampi Manzoni (Marsilio, 2020). Poste così le basi scientifiche, il romanzo storico poteva nascere. In questo, infatti, il futuro autore dei Promessi sposi è presentato assieme al suo “gruppo operativo” (detto nel gergo attuale) che giornalmente lavorava con lui per cambiare il «corso della società», per usare un sintagma molto manzoniano: anche le sue donne, la madre marchesa Giulia Beccaria e la moglie Enrichetta Blondel, sono richiamate costantemente sulla scena nella loro funzione di sostegno per la realizzazione dei grandi progetti che si susseguivano senza soluzione di continuità nell’officina manzoniana, fornendogli stimoli importanti. Naturalmente oltre a squadernare gli epistolari a tutto tondo dei personaggi del romanzo, mettendo loro in bocca le parole dettate nella fittissima corrispondenza incrociata, e oltre a riprendere le opere letterarie di tutti i membri del gruppo, sono stati esplorati tutti i manoscritti manzoniani e gran parte dei documenti conservati dell’Archivio di Stato di Milano (per il processo ai Carbonari): il romanzo poggia dunque interamente sulla documentazione storica, esibendo come unica “invenzione” la denuncia contro Alessandro Manzoni con cui si apre. È questo un ingranaggio verosimile scelto per muovere la macchina investigativa sulla poliedrica personalità del protagonista e sul reale coinvolgimento di un gruppo di giovani intellettuali nel processo della formazione dell’unità italiana.
A riprova dell’impegno storico-filologico alla base del racconto sono in corso di pubblicazione delle ‘postille’ con l’esposizione di alcune delle acquisizioni proposte: la prima amplia e documenta la tesi della composizione anticipata della Prima Introduzione al Fermo e Lucia, da sempre collocata dopo i suoi primi due capitoli: Durante la composizione dell’Adelchi: venti nuovi: Prima postilla a Gli amici di Brusuglio, Roma, Giulio Perrone, 2021, parte II, cap. 6, Quasi un colpo di mano, «Nuova rivista di studi manzoniani» (uscita marzo 2022); la seconda recupera un ‘amore’ di Tommaso Grossi per l’istitutrice francese dei ragazzini Manzoni, velato per questioni di forma in un epistolario alto aristocratico, sottolineando il carattere passionale del prossimo cantore dei dolori di Ildegonda: Seconda postilla a Gli amici di Brusuglio: gli ‘ardori’ di Tommaso Grossi (Parte II, cap. 2, Digressione amorosa), «Quaderni borromaici» (uscita maggio 2022). La terza postilla, con cui si intende entrare nel vivo della relazione scritta dal giudice Antonio Salvotti sul processo ai carbonari e sulla figura storica del traditore Carlo Castillia, sarà presentata al Convegno di Italianistica della Scuola di dottorato fiorentina il 19-20 maggio 2022.”
Si scopre così un Manzoni nuovo, un uomo che ha dato grande importanza al valore dell’amicizia e all’amore coniugale, che non ha mai rinunciato ai suoi ideali (ma questo già lo si sapeva), che ha partecipato alla vita politica in maniera attiva, componendo opere che mantengono un sapore eterno perché attraverso di esse egli esorta gli uomini a lottare per la libertà, a non soccombere davanti alla dominazione.


di Daniela Panvino

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