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Erdkunde
Geografia
Marcel Beyer
I
Mir träumte von Knochen, ich war im Gelände, mein Gesicht, meine Füße, ich schaute auf meine Hände,
in den Staub, den Niesel, ich wußte nicht, bin ich in Teplitz, in Teplice oder in Tepl [1], ich berührte nichts, alles,
fürchtete ich, würde zerbröckeln, so wie der Name, porös, porös in der Hand, der Senke, es roch, als sei etwas verbrannt,
eine Schürfstelle, sicher, ich stand unter der Erde, doch der Himmel blieb da. Nirgendwo Knochen. |
Mi apparvero ossa, ero sul terreno, il mio viso, i miei piedi, osservavo le mie mani,
tra la polvere e l’acquerugiola, smarrito, se sono a Teplitz, a Teplice, o a Tepl, nulla toccavo, temevo,
si sgretolasse tutto, come il nome, poroso, poroso nella mano, nella fossa, c’era puzza di bruciato,
di sicuro una cava, io mi trovavo sotto terra, mentre lì rimaneva il cielo. In nessun dove, ossa. |
Traduzione di Giusy Borrelli
II
Auf eine warme Flasche zum Nachbarn in den Keller, meine Kohleneimer bleiben draußen. Die Bar ist
Handarbeit, der Tropfenfänger Spitze, Plauen. Kein Poster, keine Hot Pants, keine Titelseiten an der Wand,
dafür ein Knochenmann aus Pappe, der sich bewegen und im Dunkeln leuchten kann. Gestern hat er den Wagen
vor die Leitplanke gesetzt, seinen Renault, sponsored by Mutti oder Mausi, Seit Einer Woche nichts von ihr
gehört, sonst wären sie morgen hinter die Grenze gefahren, er geht da tanken und beguckt die Frauen, sie zum
Friseur. Alles auf Deutsch, im Zweifelsfall macht man so. Manchmal ein Picknick, feuchte Sitze, Kühlboxversagen. |
Per una bottiglia calda nella tavernetta del vicino, i miei secchi di carbone restano fuori. Il banco bar è
fatto a mano, salvagocce merletto di Plauen [2]. Nessun poster, né hot pants, nessuna prima pagina alle pareti,
ma uno scheletro di cartone, che può muoversi e nel buio risplendere. Ieri ha messo la sua auto
davanti al guard rail, la sua Renault, regalo di mamma o del suo amore. Da una settimana nessuna notizia da lei,
altrimenti l’indomani avrebbero varcato la frontiera, lui fa il pieno e spia le donne, loro,
dal parrucchiere. Tutto in tedesco, Nel dubbio si fa così. A volte un picnic, posti umidi, borse termiche rotte. |
Traduzione di Giusy Borrelli
III
Ich nicke, stelle keine Fragen, mein Blick geht ins Dunkel, wo eine Luke sein muß, ein Kohlenhaufen.
Möglich, er bringt sich was aus Tschechien mit, die glühen schnell, sind jung und verboten. Ich stochere nicht,
die Finger taub vom Eimergriff, die Knöchel, die Briketts, ich fasse auch nichts an. Meine Ossifizierung, starre Augen. |
Annuisco, non faccio domande, il mio sguardo è attratto dal buio, dove forse è un boccaporto, un mucchio di carbone.
Può darsi che ne riporti un po’ con sé dalla Cechia, di quello che prende fuoco subito, giovane e proibito. Non attizzo,
le dita intorpidite dall’afferrare il secchio, le nocche, i mattoncini, non tocco niente. La mia ossificazione, lo sguardo fisso. |
Traduzione di Antonella Pinto e Virgilio Santoli
IV
Über den Kamm. Streiche Böhmen, streiche Land mit dem Finger auf der Karte. Fächer- und
Feuerpalmen, Sumpfzypressen, Torf, ohne Wattejacke, ohne Schutzhelm in die Sprache. Du schabst, sackst
Ab. Fuchsrote Klumpen, fremde Felder, Bitumenbänder aus der Palmenwachszeit. Mit dem Finger hinters
Ohr, verschorft seit Jahren, du spürst den Knorpel, du weißt nicht, ist es Grind, Talg, ist es ein Schwamm. |
Sopra la cresta. Sfioro la Boemia, sfioro un paese con il dito sulla carta. Palme a ventaglio e
palme tropicali. Cipressi palustri, torba, senza giacca imbottita, senza casco protettivo dentro la lingua. Tu raschi,
crolli. Zolle rossicce, campi stranieri, bande di bitume dell’epoca in cui crescevano le palme. Con il dito dietro
l’orecchio, incrostato da anni, senti la cartilagine, tu non sai se è tigna, sego, o è una spugna. |
Traduzione di Luigia Tessitore e Denise Fasano
V
An der Leitplanke dachte er, Jetzt krazt du ab. Ich folge nicht, ich höre nur den Ton, die weichen Konsonanten.
Mein Nachbar schleppt den Rasenmäher in den Garten, ich bleibe in der Kellerluft, oben das Radio, ein bißchen
Beat, ein bißchen Ballet, aber leise, falls seine Frau sich melden sollte, Telefon. Hier unten Sommerfäule,
Kohlenstaub, Feuchtigkeit in den Mauern. Keine Salonbriketts. Er wartet. Ich murmele ihm nach. Ich schwitze. |
Al guard rail pensò ora tiri le cuoia. Io non seguo, sento solo il suono, le consonanti morbide.
Il mio vicino porta il tagliaerba in giardino, io resto nell’aria della sua cantina, di sopra la radio, un po’
beat, un po’ balletto ma bassa, in caso sua moglie chiamasse, al telefono. Qua sotto, afa estiva,
polvere di carbone, umido nei muri. Niente bricchette di carbone da salotto. Lui aspetta, io borbotto dietro a lui. Sudo. |
Traduzione di Luigia Tessitore e Denise Fasano
VI
Einmal habe ich Bälge gesehen, aufgereiht in ihrer Kiste, Stieglitze, Varietäten von überall aus
dem Osten. Manche sind rund hundert Jahre alt, keinerlei Farbverluste, der Kopf, der Schwanz, die Flügel, und
innen ist Watte. Erst seit kurzem bewahrt man auch ihre Knochen. Ich sah, sie liegen gut in der Hand. |
Una volta ho visto uccelli imbalsamati, messi in fila nella loro cassa, cardellini, varietà da ogni parte
dell’Est. Alcuni hanno circa cento anni, tutti i loro colori, la testa, la coda, le ali, e dentro
sono imbottiti di cotone. Solo da poco si conservano anche le loro ossa. Ho visto, si prendono bene in una mano. |
Traduzione di Gabriella Infante
VII
Ackermanngegend. Kein Braunton, nichts reimt Sich auf Braun. An meinem Handrücken
die abgeschürfte Stelle. Versandete Areale, Lehm, alles pappig und grau. Da fand ich die GLANZERDE und
den GERENMANTEL, unsichere Lesart, Kopistenfehler Oder untergegangener Sinn. Schoßmantel, Saum,
vor sechshundert Jahren. Die Gräber ausgehoben, Abraum, Grundwasserfragen, mir träumte von Knochen. |
Paesaggio dell’Aratore. Nessun tono marrone, niente rima con marrone. Sul dorso della mia mano,
il punto escoriato. Aree insabbiate, argilla, tutto appiccicoso e tetro. Fin quando non trovai TERRA SPLENDENTE
e il GERENMANTEL [3], incerta variante, errore dei copisti o tramontato senso. Marsina con code, bordatura
di seicento anni fa. Le tombe svuotate, detriti, domande su acque freatiche, mi apparvero scheletri. |
(da Erdkunde, 2002) Traduzione di Liana Di Martino
NOTE:
1. Teplitz è il toponimo tedesco di Teplice, cittadina boema al confine nord-orientale del paese ai piedi dei Monti Metalliferi e celebre località termale nel XIX secolo. Tepl, in ceco Teplá, è invece una piccola località della Boemia Occidentale nota per la sua abbazia fondata nel 1193, in cui probabilmente studiò anche il protoumanista Johannes von Tepl (1350 ca.-1414), letterato trilingue (tedesco, latino, boemo) autore del dialogo in tedesco L’aratore (Der Ackermann), del 1401, che prepara l’inizio della svolta culturale, linguistica e religiosa dell’età umanistica.
2. Città della Sassonia meridionale, non lontana dal confine con la Repubblica Ceca, famosa per i suoi merletti.
3. Il termine non esiste in tedesco, ma è presente nel poema Der Ackermann (L’aratore), di Johannes von Tepl.
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22 novembre 2024 Recensibili per marzo 2025
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