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A Nord: poesia danese 

Morten Søndergaard

 

 Nato a Copenaghen nel 1964, Morten Søndergaard ha debuttato nel 1992 con il suo primo volume di poesie, Sahara i mine hænder [Il Sahara nelle mie mani]. Ha vissuto in Italia con la famiglia per otto anni, fino alla fine del 2006, prima a Vinci e poi a Pietrasanta. Artista poliedrico e sensibile, Søndergaard è un maestro delle sonorità, come dimostrano la sua fine abilità vocale nelle letture poetiche e le sperimentazioni sonore all’origine di sue numerose trasmissioni per la Radio Danese e di molteplici incisioni. Dal 1992 ha pubblicato varie altre raccolte di poesie, alcuni volumi di prose brevi e, nel 2000, il suo unico romanzo Tingenes orden [L’ordine delle cose], ma è stato anche coredattore dell’enciclopedia soggettiva Brøndums Encyklopædi, traduttore di varie opere di Jorge Luis Borges, redattore di diverse riviste di poesia fra le quali, dal 2002 al 2007, «Hvedekorn». Nel 2008 ha tradotto in danese Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese. Nel 1998 ha ricevuto il Michael Strunge Prisen e nel 2002 è stato uno dei due candidati danesi al prestigioso Premio Letterario del Consiglio Nordico con la raccolta qui presentata per la prima volta in italiano. Con un altro suo ultimo volume di poesia, Et skridt i den rigtige retning [Un passo nella direzione giusta], per il 2007 ha ottenuto la sua seconda candidatura allo stesso premio, a riprova del fatto che con la sua produzione poetica Morten Søndergaard ha assunto ormai una posizione assolutamente centrale per la lirica danese di questo primo decennio del secolo.

 Bruno Berni

 


 Juan Vespucci, Mappamondo (particolare)

 

Du og jeg
kommer alligevel ud på et,
vi er tankernes mønstre
og skygger på psykens væg,
vi er uden fortolkning,
synkrone kald af navne
og fingerspidser
der løber langs en nakkelinje,
det er let
at lade sig forsvinde her
under tingenes sne,
afstødt hjernevæv,
foranstaltninger
af lys og skygge,
dødsdømte
i forstandens elektriske stol.
Tu e io 
non siamo comunque diversi,
siamo schemi dei pensieri
e ombre sul muro della psiche,
siamo senza commento,
chiamate sincrone di nomi
e punte delle dita
che scivolano sulla linea di una nuca,
è facile
lasciarsi svanire qui
sotto la neve delle cose,
tessuto cerebrale rigettato,
esecuzioni
di luce e ombra,
condannati a morte
sulla sedia elettrica della ragione.

 til Jørn Skov Hansen per Jørn Skov Hansen

Du siger
at bier dør sovende,
men de styrter til jorden
ramt af en
hjerneblødning,
der er
formodentlig honning
inde i væggen
og de kommer tilbage
år efter år.
Tu dici
che le api muoiono nel sonno,
ma precipitano a terra
colpite da una
emorragia cerebrale,
c’è
probabilmente del miele
nella parete
e tornano
anno dopo anno.


Begyndelse
Inizio

En krydderhave i sol,
en sommer, bagest i haven
og min farmor mellem kartofler,
gulerødder og pastinakker,
hvor gammel er du, farmor,
din hud er rynket,
ikke glat og spændstig som kartoflerne i jorden,
eller lyden af kartoflerne,
når du smider dem ned i spanden
og skrubber dem rene med en kost på gårdspladsen,
vandet løber ud af spanden og ned i gruset,
ned mellem de gule og hvide sten,
som jeg kommer i munden,
kølige sten imod tændernes inderside, 
jeg kender deres form og smag,
og kartoflerne i den store aluminiumsgryde
med dild og salt og smør,
og vi kommer varme og forpustede ind,
vi sætter os på bænken,
vi var i færd med noget, noget,
vi ikke vidste hvad var,
noget, der bragte os steder hen
der ikke var til at forudse,
noget, der traf os med enorm styrke,
en indlysende hemmelighed, der udslettede os,
fordi vi et øjeblik var uopmærksomme,
din hud er gul og voksagtig, farmor,
de synger dig ud og lukker låget
med små forsølvede skruer,
du skal ned i jorden
til kartoflerne.
Un orto al sole,
un’estate, in fondo all’orto
e mia nonna fra patate,
carote e pastinache,
quanti anni hai, nonna,
la tua pelle è rugosa,

non liscia e tesa come le patate nella terra,
o il rumore delle patate
quando le getti nel secchio
e le spazzoli sull’aia con una scopa,
l’acqua trabocca dal secchio nella ghiaia,
fra le pietre gialle e bianche,
che io metto in bocca,
pietre fresche sull’interno dei denti, 
ne conosco la forma e il sapore,
e le patate nel pentolone d’alluminio
con l’aneto e il sale e il burro,
e noi rientriamo accaldati e ansanti,
ci sediamo sulla panca,
stavamo facendo qualcosa,
qualcosa che non sapevamo bene,
qualcosa che ci portava in luoghi
che non erano prevedibili,
qualcosa che ci avvolgeva con forza enorme,
un segreto evidente che ci annientava,
perché per un istante eravamo assenti,
la tua pelle è gialla e cerosa, nonna,
ti cantano via e giù il coperchio
con piccole viti argentate,
andrai nella terra
dalle patate.


En erfaring mindre
Un’esperienza in meno

til JHS
per JHS

Fra papirkurv til plasticpose til containeren i gården,
lidt smulder fra en blyantspidser, cellofan fra en
cd,
en blå bic kuglepen der for en gangs skyld ikke blev væk,
men bare løb tør midt i en sætning,
en invitation til en ceremoni, som jeg ikke turde
gå til
eller havde glemt skulle finde sted,
tutten til en limstift, en brækket kniv,
en vatpind, en kuvert, der indeholdt en check,
og en fra en regning,
forstudier til mareridt, hjernebølger og hjerteflim -
mer,
sekunder ude af trit, et plaster, et ansigt,
solnedgange, kondisko, skypumper, brevbomber,
bøger opløst af vand,
et helt liv forsvinder hver gang ned
i den kværnende skraldevogns indre,
nu rumler den ud mod forbrændingsanstalten
nu er det for sent at fortryde.
Dal cestino al sacchetto al container in cortile,
un po’ di trucioli di un temperamatite, il cellophan di
un cd,
una biro azzurra bic che una volta tanto non si è persa,
ma è solo finita nel bel mezzo di una frase,
un invito a una cerimonia cui non ho osato an - 
dare
o che avevo dimenticato si svolgesse,
il guscio di una stecca di colla, un coltello spezzato,
un cotton fioc, la busta che conteneva un assegno,
e quella di una bolletta,
gli abbozzi di un incubo, onde del cervello e tremori del
cuore,
secondi in ritardo, un cerotto, un volto,
tramonti, scarpe da tennis, uragani, lettere esplosive,
libri dissolti dall’acqua,
una vita intera scompare ogni volta
all’interno macinante del camion della spazzatura,
ora arranca verso l’inceneritore,
ora è tardi per il pentimento.

 (da Bier dør sovende, 1998)  Traduzioni di Bruno Berni


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Il testo-natura. Presentazione di Semicerchio 70 e 71, Roma Sapienza.

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