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« indietro CARLOS MACHADO. Pássaro de vidro. São Paulo: Hedra, 2006, 104 pagine, s/p.
Carlos Machado, nato a Muritiba (nello stato del Bahia) nel 1951, riunisce in questo libro poesie scritte tra il 2002 e il 2004. Editore del notiziario settimanale di poesia poesia.net (www.algumapoesia.com.br), Machado presenta e commenta nel sito, ogni settimana, poeti di diverse tendenze, lingue e epoche letterarie. Vive attualmente a São Paulo.
Al lettore abituato con i commenti lucidi che Carlos Machado indirizza all’opera di altri poeti, non causerà sorpresa la presenza di questa stessa lucidità che in Pássaros de vidro tralascia momentaneamente la funzione critica e analitica per assumersi come centro del processo creativo. È quindi nel raffinamento del pensiero che Machado appoggia il suo linguaggio. Questo, però, non riduce il tenore lirico della sua poesia, al contrario, giustifica il vincolo tra pensiero e emozione. Una delle conseguenze è il dislocamento del lettore verso lo spazio della ricezione, nel quale la percezione dell’esperienza umana avviene attraverso un gioco in cui l’intelligenza e la sensibilità si sommano per mostrare il più festivo e il più tragico essere umano, come possiamo osservare nel poema Heraclitiano: «nella seconda frustata / tu sei già un altro// – non importa il lato / della frustata» (p. 30).
L’aspetto conciso della poesia precedente si impone come una caratteristica della poetica di Machado. Ma vale la pena sottolineare che si tratta di un modo denso di essere conciso, che potremmo chiamare di condensazione nella misura in cui l’economia del linguaggio è al servizio di un vasto campo di significati. La poesia Grão illustra questo procedimento, visto che nella scarsità del grano e del linguaggio il poeta percepisce la gestazione dell’angoscia umana di fronte al passaggio del tempo: «degusta il tuo giorno / come / grano senza limiti» (p. 41). In questo senso non sarebbe esagerato affermare che Machado considera il tempo come la sua materia di creazione. La prima sezione del libro – Horológio – si sviluppa a partire da numerosi riferimenti che ci permettono di identificare il tempo. Senza dubbio l’orologio è l’immagine e l’oggetto che sintetizza questi riferimenti, e si impone con descrizione e con violenza. Confrontato con l’inevitabile relazione che l’individuo stabilisce con il tempo, caratterizzata da sentimenti di serenità e disperazione, Carlos Machado accentua il dialogo tra la poesia e la filosofia, ambedue percepite come ponti lanciati sull’abisso dell’esistenza.
Altri temi sono evidenti in Pássaro de vidro, mostrando con chiarezza che l’apparente sobrietà del linguaggio occulta una pluralità di rimandi. Così, le tensioni della società contemporanea («cosa pensa / l’uomo-bomba/nell’esatto/ momento / di liberare il perno / e tagliare il tempo?» p. 67), la dispersione delle identità («persona fisica / possiede anima?» p. 69), l’associazione dell’individuo con i prodotti del consumo («sulla tua testa / – attivo come un chip – / il fulgore del feticcio: / la testa della tigre» p. 70).
Per fare contrappunto con questa frammentazione che agisce sul l’individuo, Carlos Machado inserisce altri temi: il silenzio gravido di significati, il metalinguaggio, la visione critica della memoria culturale del paese e dell’individuo. Questa relazione del poeta con la memoria culturale indica il cammino che conduce al Brasile delle aree rurali e delle città dell’entroterra, uno scenario visitato spesso in poesia, ma tutt’ora insufficientemente conosciuto e rivelato, la cui simbologia alimentò, in parte, la poesia di Carlos Drummond de Andrade. In definitiva, Carlos Machado ci presenta, in questo libro, alcuni dei suoi percorsi poetici, che tematizzano la realtà brasiliana, tra grattacieli delle megalopoli e buoi che arano la terra.
Edimilson de Almeida Perera
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