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« indietro EVA TAYLOR, L’igiene della bocca, con una nota di Anna Maria Carpi, Brescia, Edizioni l’Obliquo 2006, pp. 59, Euro 11,00.
In un’atmosfera quotidiana di attenzioni e sollecitazioni martellanti alla cura, pulizia, profilassi di un corpo che contraddittoriamente abita una terra da lui sporcata, maltrattata, lasciata deperire irreversibilmente, un titolo come L’igiene della bocca può risultare lo slogan puntuale di un momento culturale preciso della con temporaneità. La bocca è un organo, una sede, uno strumento: un micro/macrocosmo, con almeno «tria corda», i ‘tre cuori’ dell’esergo latino, cioè le tre lingue parlate da Ennio (nel caso della Taylor italiano, tedesco e inglese ci dice in nota Anna Maria Carpi), che possono anche essere però tre funzioni principali assolte dalla bocca, ciascuna di esse dotata di un suo cuore, di una sua anima. La bocca è un organo all’interno del quale si articolano suoni e fonemi della comunicazione vocale, è la sede del pro cesso di masticazione, ma all’occorrenza diviene strumento di trasferimenti emozionali, ad esempio di attacco o difesa per mezzo dell’azione del mordere o di affetto attraverso il bacio. Operazioni automatiche che la cavità orale esegue ciascuna autonomamente, ma che in questo ambito testuale si vengono ad accavallare e aggrovigliare una nell’altra tramite interferenze espressive e linguistiche, creando un cortocircuito spiazzante: «La mia lingua ti ha cercato fra i miei denti / ti sei nascosto per assaporare / tutto ciò che volevo dire / parole rimaste in bocca / accanto a te». Tali meccanismi fisiologici innestati nel processo linguistico potrebbero richiamare per certi tratti procedimenti poetici di Elisa Biagini: in realtà qui siamo in un ambito più tecnico, più meramente anatomico, lessicalmente crudo e aggressivo («Pulpectomia» si potrebbe parafrasare pulp della detartrasi lessicale), esente da una biaginiana dialettica metaforica con le sfaccettature ‘domestiche’ di una vita casalinga che origlia all’esterno. Difatti l’ambiente non è un paesaggio, una casa una stanza, ma la bocca e i suoi abitanti: denti lingua (quale «tessuto muscolare» e quale codice di comunicazione) e gengive, surrealmente deformati («bianche montagne denta li», «sono scesa nella camera pulpare / attraverso il canale radicolare») e minati dalla malattia, dalla carie, cioè disguidi e incomprensioni del linguaggio, della masticazione, della conversazione. Il libro si divide in tre parti, «Prima igiene», «Igiene alfabetica», «Igiene ultima»: prevenzione e salvaguardia della salute orale sembra essere l’impulso dominante, ma «ormai è troppo tardi / per correggere la mia bocca», «fili di sangue attraversano il cavo orale / […] / quando spazzolo, quando formulo, quando respi ro», «quando chiudo la bocca affogo nel rumore dei denti». Si può tentare di porvi rimedio con interventi odontoiatrici per impiantare «corone in una bocca senza denti», che come le parole sono «protesi per tritare la vita».
Giuseppe Bertoni ¬ top of page |
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