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« indietro Riscoprire Renato Poggioli.
Intellettuale, critico, traduttore
di Elisabetta Bartoli, Carla Francellini, Roberto Ludovico
Lo scorso 13 dicembre 2022 si è svolta a Siena la Giornata Internazionale di Studi Riscoprire Renato Poggioli. Intellettuale, critico, traduttore. La Giornata senese è stato il primo appuntamento italiano dedicato a questo tanto importante quanto dimenticato intellettuale dopo il Convegno Internazionale a lui riservato nel centenario della nascita nel 2007, presso le università americane del Massachusetts Amherst, Brown e Harvard, i cui atti furono pubblicati nel 2012 presso l’editore Olschki col titolo di Renato Poggioli. An Intellectual Biography, a cura di Roberto Ludovico, Lino Pertile e Massimo Riva.
I saggi raccolti nel Dossier che «Semicerchio» ha generosamente accolto sono un primo e parziale frutto, in Italia, dell’operazione di scavo e riscoperta di una figura di grande rilevanza per la nostra cultura e, più in generale, per quella europea e americana.
Di Renato Poggioli, noto soprattutto come slavista, qui si traccia per la prima volta, in una raccolta di contributi in lingua italiana, una fisionomia completa: si studiano infatti la sua attività di comparatista, italianista e americanista; si analizza la sua attività di traduttore e quella di critico letterario legato alla letteratura pastorale.
L’idea della Giornata di Studi senese trae spunto proprio dal volume postumo The Oaten Flute, uscito per le cure di Bartlett Giamatti nel 1975 (Harvard University Press), in cui vennero raccolti alcuni dei saggi che sarebbero confluiti in un ampio progetto scientifico che egli stesso non esitò a definire in una lettera a Italo Calvino del 20 settembre 1962 come il proprio ‘magnum opus’, ovvero «un vasto studio (scritto un poco come le Mimesis (sic) di Auerbach) della poesia pastorale e dell’ideale bucolico». L’argomento così specifico, il genere pastorale, anche se largamente praticato nella storia della letteratura, sia in chiave critica che in ambito creativo, ne aveva – forse – parzialmente offuscato il portato ermeneutico. Ma basta dare un’occhiata alle intuizioni di Poggioli, che nei saggi di The Oaten Flute percorre la letteratura europea in senso diacronico e sincronico, per celebrare il volume tra le pietre miliari della comparatistica. La ricezione di alcuni saggi usciti su rivista vivente l’autore l’aveva affermato tra i suoi contemporanei americani, che lo citarono da subito come un’auctoritas della pastorale, mentre in Italia il contributo di Poggioli in questo campo è scarsamente noto e il volume non ha ancora ricevuto una traduzione integrale[i].
Questo Dossier, in ogni caso, non è limitato alla letteratura bucolica e indaga lo studioso nella sue numerose peculiarità: il contributo di apertura, di Roberto Ludovico, inquadra la figura di Poggioli intellettuale nel panorama culturale italiano e americano degli anni ’30- ’60; il breve testo di Carlo Caruso ne mette in luce il portato comparatista, i saggi di Stefano Garzonio e Alessandra Carbone ne tracciano la fisionomia di slavista, quello di Giuseppe Ghini, sempre di ambito slavistico, ne analizza più in dettaglio alcuni aspetti della tecnica traduttiva. Il lavoro di Antonella Francini sui rapporti tra Poggioli e Laughlin apre la sezione di americanistica, che include anche lo studio di Carla Francellini, in cui si mostra la fecondità delle intuizioni relative alla pastorale nella letteratura americana. Il contributo di Poggioli all'ambito bucolico è analizzato, con particolare attenzione agli snodi medievali e a Dante, nel lavoro di Elisabetta Bartoli. Chiude il Dossier un ricordo-intervista di Sylvia Poggioli, che ringraziamo per aver accettato di partecipare a questa pubblicazione.
Lo studio di Poggioli condotto nel Dossier ci permette di osservare il periodo che segue il secondo Conflitto Mondiale, momento cruciale e celebrato della storia culturale italiana, dinamizzandolo dal punto di vista di un intellettuale che opera nel milieu internazionale e vede l’Italia dall’esterno. Questo mutamento di prospettiva, che ben si coglie, per esempio, nel carteggio con Cesare Pavese, legato alla casa Editrice Einaudi, costituisce una risorsa importante per una nuova e più profonda riflessione critica della cultura italiana negli anni ’50-’60.
Vero comparatista, lettore precoce di fondamentali poeti russi del ‘900 ma anche di tanta letteratura americana (con Pavese, Vittorini, e più tardi Pivano), Poggioli è stato un grande intellettuale – anche se non organico – caratterizzato, come molti della sua generazione, da una forte componente ideologica secondo i parametri di una formazione ricevuta in Europa negli anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale e non sempre ritenuti validi negli anni dell’immediato dopoguerra. Poggioli era tuttavia mosso dal desiderio di indagare la ricaduta dei fatti letterari sulla società, mai considerando la cultura un fenomeno avulso dal contesto in cui veniva prodotta. Forse proprio questo aspetto, che lo connota e lo radica così fortemente nel periodo in cui è vissuto, ha costituito un motivo di disinteresse critico intorno al 2000, anni dominati in Italia dal postmoderno e meno attratti dalle questioni – che potremmo definire genericamente politiche – che avevano animato il panorama culturale fino alla fine degli anni ’70 ma che sembravano poi aver perso la loro potenza nel dibattito di fine millennio. Adesso i tempi potrebbero essere maturi: le nuove riflessioni sul canone letterario condotte dai giovani poeti della Z generation, gli anniversari dei grandi autori caratterizzati da una decisa componente ideologica (Calvino, Pasolini, a breve Fortini) inducono a una rilettura più ampia di quello straordinario periodo, di cui Poggioli fu uno dei protagonisti dalla distanza della sua prospettiva americana.
Senza pretese di esaustività, questo Dossier si pone come spunto di ulteriori e auspicabili ricerche, che saranno possibili anche grazie allo scavo nell’imponente fondo conservato amorevolmente dalla figlia Sylvia. A sessant’anni dalla sua prematura scomparsa è giusto che Renato Poggioli, studiato e apprezzato in America, venga conosciuto sistematicamente anche nel nostro Paese come una delle figure più straordinarie e poliedriche che hanno segnato la cultura italiana – e non solo – del Novecento.
[i] Renato Poggioli, Il flauto d’orzo. Saggio sulla poesia pastorale e sull’ideale pastorale, a cura di Raffaello Bisso, Ferrara, Book editore 2012. ¬ top of page |
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