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«Where Is Your Silver Dream?»:
Le farfalle di Sujata Bhatt 
 
a cura di Isabella Martini
 
 
Sujata Bhatt nasce nel 1956 ad Ahmedabad; trascorre parte dell’infanzia tra Pune e New Orleans per poi trasferirsi, dodicenne, in Connecticut quando il padre, virologo, riceve l’invito dall’Università di Yale per condurre un programma di ricerca presso il Dipartimento di Medicina Comparata. Sujata Bhatt inizia a scrivere poesie da adolescente, ottiene un MFA (Master of Fine Arts, che negli Stati Uniti corrisponde al massimo livello del curriculum studiorum, fatto salvo l’ingresso a programmi di dottorato e di ricerca universitaria) dal Writers’Workshop dell’Università dell’Iowa, è stata Lansdowne Visiting Writer alla University of Victoria, nella British Columbia, Visiting Fellow presso il Dickinson Col lege in Pennsylvania e, di recente, Poet-in-Residence al PoetryArchive di Londra. Dopo una lunga gestazione, pubblica nel 1988 la sua prima raccolta, Brunizem, che le vale il Commonwealth Poetry Prize (Asia) e l’Alice Hunt Bartlett Award e che inaugura alcune tra le tematiche indagate più di frequente nella sua produzione poetica, quali la questione linguistica e identitaria, la possibilità del multiculturalismo, l’interesse per le arti figurative, l’erotismo, il mondo animale, l’universo scientifico e la mitologia, indiana e occidentale. Sempre con Carcanet Press pubblica Monkey Shadows (PBS recommendation, 1991), The Stinking Rose (in lizza per il Forward Poetry Prize, 1995), Point No Point (1997), Augatora (PBS Recommendation, 2000), e A Colour for Solitude (2002). Riceve il Cholmondeley Award nel 1991 e il premio della rivista italiana «Tratti» nel 2000. Ha tradotto dal Gujarati, la sua lingua madre, all’inglese alcune poesie per la Penguin Anthology of Contemporary Indian Women’s Poetry, e poesie di Günter Grass e Günter Kunert dal tedesco all’inglese. La metamorfosi nelle sue più varie accezioni metaforiche è il tema che raccoglie i componimenti di Pure Li zard (2008), la sua ultima raccolta pubblicata presso Carcanet Press, e che interessa anche la sequenza inedita Where Is Your Silver Dream? qui presentata nella sua prima traduzione italiana.
La farfalla è il motivo simbolico sul quale si intesse la trama del senso nelle dodici liriche ed emerge già nei titoli dei singoli testi, spesso coincidenti con il verso incipitario, che individuano fin da subito un’unitarietà di fondo della se quenza poetica. Il legame con l’arte figurativa, che la raccolta A Colour for Solitude (2002) precorre, si rinnova in questa breve silloge attraverso il vivace cromatismo della precisione scientifica con cui le varie specie compaiono nei singoli componimenti. Malaysian Tree Nymph o Paper Kite Tree Nymph, Swallowtail Tiger, Plain Tiger, Scarlet Mormon: ecco i nomi comuni inglesi dell’Idea Leuconoe, della Papilio glaucas, della Danaus chrysippus e della Papilio rumanzovia, sui quali Sujata Bhatt insiste per creare un tessuto fonico e visivo in She Flies High, The Tired Butterly, No Tiger is Plain e Where Is Your Silver Dream?, giocando sulle associazioni tra le risonanze dei nomi e i loro referenti. Nel componimento eponimo della sequenza, alla rarefazione delle immagini evocate corrisponde un linguaggio altrettanto misurato che conduce un dialogo con un’interlocutrice muta attraverso una ritmica scandita da profondi silenzi e da una versificazione scarna, essenziale. Le immagini ricreate sono sospese in un’atemporalità che abbraccia la collisione di mitologie lontane eppure simili nella loro formulazione, riassunte ad esempio nei versi «Scarlet and male and Mormon- / Why Mormon?/Is Eros so new, so American?/The God of Love craves eggs./ Sappho would have found you». La sensualità dell’animale sembra arginata da quel nome di etimo così recente e così americano, in cui Sujata Bhatt mescola anche tradizione induista e pantheon greco per suggerire un’immagine universale del processo metamorfico di cui, come in un racconto mitico, la farfalla è quanto a noi è concesso vedere.
La trasformazione zoomorfa ritorna anche in Gregor’s Sister Speaks, eco intertestuale kafkiana in cui la sorella di un certo Gregor, che di cognome non potrà che fare Samsa, si produce in un monologo in cui rivolge al fratello l’affettuoso rimprovero di non aver scelto di mutarsi, piuttosto, in un’enorme farfalla. L’insetto diventa qui simbolo di un’elevarsi della condizione umana che, in quell’unica occasione, avrebbe potuto affrancarsi dalla corporeità e volare via per sfuggire al proprio destino. Si tratta di una liberazione effimera, per questo il tono della lirica è rammaricato piuttosto che rivendicativo: dietro l’illusione si nasconde la transitorietà intrinseca dell’esistenza delle farfalle, che svela come un simile desiderio sia invero una pulsione di morte.
 Associazione simbolica assiologicamente opposta è quella relativa al concepimento in At First She Was a Butter fly: la figlia, nei suoi primi istanti di vita all’interno del ventre materno, ha tutta la delicatezza e l’eleganza di una farfalla. Di uguale segno positivo è la latente identificazione zoomorfa con le ragazze che rincorrono le farfalle sul prato in pieno sole di Long Yellow Dresses. La metafora dell’inseguimento si ripete anche nella poesia conclusiva, Faux Fable With Butterfly, che gioca sulla dialettica tra apparenza e sostanza, autoinganno e verità, in un susseguirsi di immagini che Sujata Bhatt illumina con tratti essenziali, quasi onirici, evocativi di realtà mitiche e inconoscibili plasmate attraverso il suo linguaggio poetico, che qui sacrifica i silenzi per offrire squarci molteplici, immagini giustapposte di questa criptica pseudofavola.
Il verso libero, le lunghe pause, il tessuto fonico-simbolico, i ritmi aprono prospettive e offrono sfumature e toni di volta in volta dissimili, distinguono il respiro di ogni singolo componimento e, al tempo stesso, svelano l’armonia profonda del discorso che attraversa l’intera sequenza. La silloge rispetta l’ordine voluto da Sujata Bhatt, il disegno unita rio in grado di restituire lo spiraglio di un mondo poetico che queste dodici liriche ricompongono nella sua caleidoscopica integrità.
 
Isabella Martini
 
Nota: le traduzioni che seguono sono frutto di un laboratorio tenuto da Andrea Sirotti nel corso del Master di II livello in Traduzione di Testi Post-coloniali in Lingua Inglese dell’Università di Pisa, edizione 2009-2010.



Sujata Bhatt

List and order of poems

Sequence title: Where is your Silver Dream?

1. Always Choose the Jack of Hearts

2. Gregor’s Sister Speaks

3. A Word Spoken on Land

4. She Flies High

5. The Tired Butterfly

6. No Tiger is Plain

7. Where is your Silver Dream?

8. You Have the Blue

9. Oblique

10. At First She was a Butterfly

11. Long Yellow Dresses

12. Faux Fable, with Butterfly
Sujata Bhatt

Lista e ordine delle poesie

Titolo della sequenza: Dov’è il tuo sogno d’argento?

1. Scegli sempre il jack di cuori

2. La parola alla sorella di Gregor

3. Una parola detta a terra

4. Vola alto

5. La farfalla stanca

6. Nessuna tigre è ordinaria

7. Dov’è il tuo sogno d’argento?

8. Tu hai il blu

9. Obliquo

10. All’inizio era una farfalla

11. Lunghi abiti gialli

12. Pseudofavola, con farfalla



Always Choose the Jack of Hearts

Always choose the jack of hearts, my friend.

The king is blind, the queen is cold,
and the ace is full of lies.

But the jack of hearts
knows the way.

The jack of hearts can speak
with worm-light
and crushed butterflies.

 

*

Does your soul have chromosomes too?
And a few broken cells?

What colour? What colour?

You’ll never know.

Can your soul really be
a butterfly?

Scegli sempre il jack di cuori

Scegli sempre il jack di cuori, amica mia.

Il re è cieco, la regina è gelida,
e l’asso è un impostore.

Ma il jack di cuori
ci sa fare.

Il jack di cuori sa parlare
con la luce vermiforme
e le farfalle sgualcite.

 

*

Anche l’anima ha cromosomi?
E qualche cellula spezzata?

Di che colore? Di che colore?

Non si saprà mai.

L’anima sa davvero essere
una farfalla?



Traduzione di Michela Salani

 

Gregor’s Sister Speaks

Gregor, dear brother,
why didn’t you think of wings?

Why didn’t you turn into a butterfly instead?

I would have joined you, and mother and father too—
if only you had told us how.

We could have all grown huge orange wings,
you could have added tiger stripes
to be different—

We could have made the sky
orange and gold with black tiger lines
brushing against the clouds.

We could have inspired lilies to grow as tall as trees—

And the neighbours would have called us the new angels—

We could have flown far away
migrating to India or Costa Rica—

We could have escaped our fate,
our ordinary deaths—
truly escaped what History expected from us.
La parola alla sorella di Gregor

Gregor, benedetto fratello,
a delle ali, non hai proprio pensato?

Amutarti, invece, in farfalla?

L’avrei fatto con te, e anche mamma, e papà 

bastava solo dirci come.

Potevamo farci spuntare enormi ali arancioni,
e tu metterci anche strisce da tigre
per farti notare 


Potevamo far diventare il cielo
arancio o oro con le strisce nere da tigre
a sfregare le nuvole.

Potevamo invogliare i gigli a farsi alti come alberi 


E per i vicini saremmo stati i nuovi angeli 


Potevamo volarcene via lontano
migrando in India o in Costa Rica 


potevamo sfuggire al nostro destino,
alle nostre morti ordinarie 

sfuggire, allora sì, alle attese della Storia.

(traduzione di Leonardo Marcello Pignataro) 

A Word Spoken on Land

A word spoken on land
is worth nothing at sea—

It’s a meaningless, dangerous sound,
he’s told.

So the sailor turns mute
as the ship sails south—

Then, in a new land he has never seen,
he watches butterflies;
catches two of them to bring back
to his treeless island—

Little nymphs he won’t set free.

«What shall I name you?»
He asks—

«What shall I name you?»
Una parola detta a terra

Una parola detta a terra
non vale nulla in mare—

È un insensato, pericoloso suono,
gli dicono.

Così si fa muto il marinaio
mentre la nave scivola verso sud—

Poi, in una terra nuova che non ha mai visto,
osserva le farfalle;
due ne cattura per riportarle
alla sua isola senz’alberi—

Piccole ninfe che non libererà.

«Che nome vi darò?
Chiede—

Che nome vi darò?»

(traduzione di Cristina Uroni) 

She Flies High

She flies high, this Malaysian Tree Nymph—

White wings translucent with black loops—

Snow leopard spots—

Pale greyish white
with black spots, and veins dusted black—
Yes, black dusted.

Higher and higher, she flies close to the treetops—
A lost scarf, a lost ribbon
carried away by the wind—

Rice paper, paper
kite tree nymph—

and the snow leopard design on her wings
opens and opens—

Soul of a leopard. 
We say she’s full of kindness;
we say she’s elegant and able
to speak with trees.

But maybe she’s not.
Maybe she’s bitter and mean,
simply oozing with viciousness,
waiting to grow back into a leopard—

*

And now, watch her resting on a leaf,
wings erect,
and then, hanging upside down, her wings
gathered together like ruffles on a skirt
Audrey Hepburn might have worn—
Vola alto

Vola alto, questa Idea della Malesia—

Ali bianche traslucide con occhielli neri—

Macchie di leopardo delle nevi—

Bianco grigiastro pallido
con macchie nere e vene di nero irrorate—
Sì, irrorate di nero.

Sempre più in alto, vola in vetta agli alberi—
Sciarpa perduta, nastro perduto
sospinto dal vento—

Carta di riso, riso
di farfalla aquilone—

e il disegno del leopardo delle nevi sulle ali
si schiude e si dischiude—

Anima di leopardo. 
Ci pare buona e gentile,
ci pare elegante e capace
di parlare agli alberi.

Ma forse non lo è.
Forse è malvagia e feroce,
e trasuda solo crudeltà,
nell’attesa di tornare leopardo—

*

E ora, la osservo a riposo su una foglia,
ali erette,
e poi, appesa a rovescio, ali
raccolte come pieghe di una gonna
che Audrey Hepburn avrebbe potuto indossare—

 (traduzione di Daniela Marina Rossi)

 

The Tired Butterfly

The tired one we saw—
a butterfly— that swallow tail tiger
we saw hovering over black soil—

Not a flower in sight.

Was it dying? Or was it just drowsy?
Was it famished? Why so lethargic?

Not a flower in sight, just a vast lawn—

Vast lawns and tall trees,
and the light waiting for Edward Hopper—
La farfalla stanca

Ne vedemmo una stanca 

una farfalla– la tigre dalla coda di rondine
che vedemmo librarsi sulla terra nera 


Non un fiore in vista.

Stava morendo? O era solo fiacca?
Soffriva la fame? Perché tanto apatica?

Non un fiore in vista, solo un grande prato 


Grandi prati e alti alberi,
e la luce attende Edward Hopper

(traduzione di Paola Quazzo)

No Tiger is Plain

No tiger is plain—

Even you,
Plain Tiger Butterfly,
are not plain.

Creature of the blazing sun,
can we avoid your poison?

Ignored by birds and lizards,
you burn in the fields,
surviving everything.
Nessuna tigre è ordinaria

Nessuna tigre è ordinaria - 

Persino tu,
Ordinaria Farfalla Tigre
non sei ordinaria.

Creatura del sole ardente,
possiamo noi evitare il tuo veleno?

Ignorata da uccelli e lucertole,
bruci nei campi,
sopravvivi a ogni cosa. 

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