Al terminar la clase
Más temprano que tarde la poesía
llega a los claustros.
Bibliotecas que no consulta nadie,
opiniones de cuarta o quinta mano,
comentarios triviales, haz de anécdotas
en el salón de clase
(auditorio cautivo indiferente).
«Cultura» en fin y «tradición».
Es triste.
Sin embargo la llama no se extingue.
Sólo duerme,
prensada y seca flor en un libro,
que de repente
puede encenderse
viva.
Las ostras
Pasamos por el mundo sin darnos cuenta,
sin verlo,
como si no estuviera allí o no fuéramos parte
infinitesimal de todo esto.
No sabemos los nombres de las flores,
ignoramos los puntos cardinales
y las constelaciones que allá arriba
ven con pena o con burla lo que nos pasa.
Por esa misma causa nos reímos del arte
que no es a fin de cuentas sino atención enfocada.
No deseo ver el mundo, le contestamos.
Quiero gozar la vida sin enterarme,
pasarla bien como la pasan las ostras,
antes de que las guarden en su sepulcro de hielo.
La Señora V.
De nada sirve hablar de serenidad,
forjarse ilusiones
de trascendencia o de supervivencia.
La Señora V. llegó, está aquí, no descansa.
Tardó mucho tiempo.
Se hizo presente en un instante.
Viene a llevarse todo lo que fui.
Me nubla la vista,
me borra la memoria,
me quita el sueño,
me hace más torpe
y dificulta mis pasos.
Por dentro opera su mayor estrago.
Lo que en este momento nadie puede afirmar
es cuánto durará nuestra torva alianza.
¿Consumará su obra de destrucción
la Señora V. que nació conmigo y está programada
para actuar sin error ni pausa?
O quizá algo imprevisto, nunca se sabe,
le robará la pieza cuando ya la tiene en la trampa.
Vaho
Vaho, fantasma del agua en los cristales.
Neblina sin paisaje, nube cautiva.
Página gris en que inscribimos un nombre
o la silueta de un árbol.
No dejamos que el vaho se evapore
sin algo de nosotros.
Contra el tirano
Escribió un libro entero contra el tirano.
Quinientas páginas
De epigramas hirientes y prosa ácida,
Inflamada por el más noble afán de justicia.
Documentó sus crímenes atroces,
Su poder tenebroso, su corrupción
Y el final desamparo de todo autócrata.
Esperó la condena a muerte,
La tortura, la cárcel o el destierro.
Pero al tirano le fascinó la invectiva.
Nada le agradó tanto como el revés de la trama.
Leyó bajo tanto odio la admiración,
En el tono indignado la voz de un cómplice.
Y lo nombró su secretario perpetuo
Y el redactor de sus edictos monstruosos.
Amanecer en Coatepec
Los pájaros que incendian la mañana
No estaban aquí anoche.
Tal vez se abrían camino en las tinieblas
Y como el Sol-jaguar de los aztecas
Absorbían la sangre de los muertos
(Basta leer las noticias)
Para resucitar entre las frondas
Como heraldos dichosos o sombríos
De que la absurda vida sigue intacta
Y nada pudo contra el día la noche.
La mayoría de edad
La mayoría de edad
No se alcanza por fecha de nacimiento
Ni consta en los archivos oficiales.
Nos graduamos de adultos nada más
Cuando alguien nos deja.
En plena juventud llega de pronto
El sabor de la muerte.
Barco fantasma
A siete millas a estribor de la islas de Barlovento
Divisaron un barco extraño.
No respondió a las señales.
Botaron una lancha, fueron a él
Y lo hallaron desierto o abandonado.
Nadie en cubierta, nadie en las cabinas
Ni en el puente de mando ni en la bodega.
Volvieron a su nave y con gran asombro
Lo encontraron también sin nadie.
Era un barco fantasma el que fue suyo,
Espectros ellos mismos.
En cambio el otro
Se echó a andar con buen viento,
Lleno de gente.
La calle de Tajín
El edificio horrible ya está en ruinas
Y será demolido.
Temo que nadie llorará su ausencia.
Cuando lo echen abajo me daré
Valor para enfrentarme al gran ridículo
Y pedir un minuto de silencio
A la cuadrilla de demoliciones:
“Antes de que consumen su trabajo
Permitan por favor que me despida:
Estas paredes lamentables fueron
(Tal vez no solamente para mí)
La casa del amor y la poesía”.
|
Al termine della lezione
Più presto che tardi la poesia
arriva ai chiostri.
Biblioteche che nessuno consulta,
opinioni di quarta o quinta mano,
commenti banali, fascio di aneddoti
nell’aula di lezione
(uditorio coatto indifferente).
«Cultura» infine e «tradizione».
È triste.
Però la fiamma non si estingue.
Dorme soltanto,
fiore secco e pressato dentro a un libro,
che di colpo
può accendersi
vivo.
Le ostriche
Passiamo per il mondo senza prendere coscienza,
senza vederlo,
quasi non fosse lì o non fossimo una parte
infinitesimale di tutto questo.
Non conosciamo i nomi dei fiori,
ignoriamo i punti cardinali
e le costellazioni che lassù
vedono con pena o scherno ciò che ci succede.
Per questa stessa causa ridiamo dell’arte
che non è in fin dei conti che attenzione concentrata.
Non desidero vedere il mondo, le rispondiamo.
Voglio godermi la vita senza pensarci,
passarla bene come la passano le ostriche,
prima di esser conservate nel loro sepolcro di ghiaccio.
La signora V.
Non serve a nulla parlare di serenità,
farsi illusioni
di trascendenza o di sopravvivenza.
La Signora V. è arrivata, è qui, non riposa.
Ha tardato molto.
Si è materializzata in un istante.
Viene a prendersi tutto ciò che sono stato.
Mi annebbia la vista,
cancella la memoria,
mi toglie il sonno,
mi rende fiacco
e rallenta i miei passi.
E lo scempio maggiore lo fa dentro.
Ciò che nessuno può dire in questo momento
è quanto durerà la nostra torva alleanza.
Porterà a termine la sua opera di distruzione
la Signora V. che è nata con me ed è programmata
per agire senza errori né pause?
O forse qualcosa d’imprevisto, non si sa mai,
le ruberà la preda quando l’ha già in trappola.
Vapore
Vapore, fantasma dell’acqua sui vetri.
Foschia senza paesaggio, nube prigioniera.
Pagina grigia in cui inscriviamo un nome
o il contorno di un albero.
Non lasciamo ch’evapori
senza qualcosa di noi.
Contro il tiranno
Scrisse un intero libro contro il tiranno.
Cinquecento pagine
Di epigrammi taglienti e prosa acida,
Infiammata dal più nobile anelito di giustizia.
Documentò i suoi crimini atroci,
Il suo potere tenebroso, la corruzione,
La solitudine finale di ogni autocrate.
Attese la condanna a morte,
La tortura, il carcere o l’esilio.
Ma il tiranno restò affascinato dall’invettiva.
Niente gli piacque tanto come il rovescio della trama.
Sotto tanto odio lesse l’ammirazione,
Nel tono indignato la voce di un complice.
E lo fece suo segretario perpetuo
E il redattore dei suoi editti mostruosi.
Alba a Coatepec
Gli uccelli che incendiano il mattino
Questa notte non erano qui.
Forse si aprivano il cammino tra le tenebre
E come il Sole-giaguaro degli aztechi
Assorbivano il sangue dei morti
(È sufficiente leggere la cronaca)
Per resuscitare tra le fronde, araldi
Gioiosi o lugubri del fatto che l’assurda
Vita continua intatta e niente
Ha potuto la notte contro il giorno.
La maggiore età
La maggiore età
Non si raggiunge per data di nascita
Né gli archivi ufficiali la registrano.
Ci diplomiamo adulti
non appena qualcuno ci lascia.
In piena gioventù arriva all’improvviso
Il sapore della morte.
Nave fantasma
A sette miglia a dritta delle isole di Barlovento
Avvistarono una strana imbarcazione.
Non rispose ai segnali.
Calarono una lancia, la raggiunsero
E la trovarono deserta o abbandonata.
Nessuno in coperta, nessuno in cabina
Né sul ponte di comando o nella stiva.
Tornarono alla nave e con stupore
Trovarono anch’essa abbandonata.
Nave fantasma era la loro,
Spettri essi stessi.
Invece l’altra
Si mise a viaggiare con buon vento,
Piena di gente.
Via Tajín
L’orribile edificio è ormai in rovina
E sarà demolito.
Nessuno piangerà la sua mancanza.
Quando l’abbatteranno mi farò
Coraggio per affrontare il ridicolo
E chiedere un minuto di silenzio
Alla squadra di demolizione:
«Prima di compiere il vostro lavoro
Lasciate per favore che saluti:
Queste pareti disgraziate furono
(E forse non soltanto per me)
La casa dell’amore e della poesia».
|