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Franco Castellani

 

L’UOMO DI FEBBRAIO

 

Sei anche il mio privato endecasillabo

io sono il tuo testimone

e tu sei il mio cuore

 

Ave Maria

 

Quando sull’altare ho visto il suo riso

disperato, ho pregato

per la prima volta il tuo Nome,

e poi l’ho spergiurato

Ho espiato le mie colpe in silenzio

ma ora so, ave Maria,

che il tuo destino è il mio

 

Orione

 

Anche le donne hanno paura di quello che vivono

qualche volta vorrebbero morire in Dio

 

Laggiù dove trema Orione e la notte

è fredda premi il fiore Biancaneve

e scendi

a rubare il silenzio di un tormento,

le labbra pregano piano,

anima pura che ricevi la notte

per donare la luce

(e la rugiada

che si fa strada nella notte azzurra

adesso è chiara). Quando vieni

alle colline e tremi dammi il freddo,

ora puoi andare fino al sole

e bruciare ogni stella

 

Unire l’universo che divide

il tuo cuore, animo di neve,

dove la luna rinasce nell’alba

e senza pace riluce nel bosco

Adesso bramo l’universo e ascolto

in silenzio la sua voce,

parlo con lei, miro

l’universo sparso

che geme in silenzio

nei suoi occhi chiari

(quanto dolore

si fonde dentro a un cuore)

Angelo bianco che la neve spargi,

accendi la tua vita adesso

 

L’uomo di Febbraio

 

Oh l’uomo di Febbraio

che viene nella notte

per rubare il suo cuore e di nascosto,

laggiù, col bacio del silenzio

e l’anima di Orfeo

trasformerà il dolore

in amore per sempre,

poi scalderà il suo cuore

con la primavera

e il vino non brucerà più

 

Laggiù dove trema Orione e la notte

è fredda, apri il cuore Biancaneve,

è Agosto: mi darai la mano tremando

e il dolore in un momento

passerà per sempre

Ti scalderò le vene con le labbra

e il freddo delle mani

passerà nel mio cuore:

se non avrò timore

a bruciare tutto il bosco

il dolore passerà

 

Verso Siena

 

Sei la primavera lungo la Greve,

Biancaneve, e io sono il tuo cuore,

la rugiada bagnerà la strada

del tuo destino

e io sarò il vino che si può bere

al mattino. Ruberò il sole

alle bufere per scaldare

il tuo cuore di neve

Il silenzio avrà una voce sola,

sarà il tuo nome agito dal vento

Poi spengerò le stelle e il giorno

si fermerà, si fermerà

il firmamento. Spengerò l’aurora

dalle trame d’oro

se non guarirò il tuo cuore …

 

(Hai la luna sulla fronte

per illuminare la mia notte)

 

Dal treno

 

Il gelo per le strade

non si trova più ma tu arrivi

a questo traforo di stelle

che ho dorato con le mani sudate

Ho forato la montagna per te

ma la valle s’è svuotata

La rana d’oro che porti al collo

delle Signore cólla bufera

nel cuore mi divora lontano

ma l’odore di terra bagnata

non penetra il finestrino

 

Porto la rugiada alle labbra

e mi consento il bagliore del cielo

 

E questo fiume nero

che s’allontana

senza rumore e senza destino

sa di arsenico e gelsomino

Brucia l’argento, e il mio sonno nel treno

penetra il monte senza più freno

per arrivare a te, in silenzio…

 

Come hai fatto tu con questo treno azzurro…

 

Al di là del vetro

 

Il faro non illumina più la striscia di Gaza

dove si trova il tuo cuore, Biancaneve,

e la bufera di mare che vedi passare

al di là del vetro ha l’ultimo gelo

del mio silenzio: sogni

la primavera e la notte ti porta

la mia preghiera

 

Porti alle fessure del mondo i tuoi fili d’erba

in attesa che la vita cambi

ma il cuore è sempre più sospeso: guardo

il mare e ti sento vibrare dentro il vetro

dove la preghiera sei tu, al mondo

 

Ti porto in braccio ancora

una volta verso il cielo privato

di questo seggiolino

e da questo treno lanciato

nello spazio ho rubato il mare

per aprire il cuore e rompere il ghiaccio,

l’arcobaleno che supera il monte

sfiora la tua mano adesso…

 

E la fiamma di vetro che tu senti

bruciare al di là del lago, è il mio cuore

di drago, amore, che divampa

ora ch’è notte e la pioggia dilaga

 

(È un labirinto senza uscita

il tuo cuore dove muore ogni fede)

 

Il ritorno

 

Ora ceno solo su questo treno

azzurro e la ginestra

di mare che vedi passare

al di là del vetro

torna a profumare il mio destino,

l’arsenico è scivolato via

insieme al suo veleno

e su questo treno dove ho toccato

l’inferno, ora torno a te, sereno

 

Sei tornata sulla strada ferrata

a deragliare il mio cuore e le stelle

non hanno più il traforo

ma la tua vita a crepapelle;

la rana d’oro è scappata via

dal collo e la rugiada è diventata

terra di loto

 

La tortora di mare

che vedi passare al di là del Reno

trema sulle prode vuote

e non vuol tornare indietro,

così lontano è il suo paese

dal tuo cuore: ha il collare

di vetro per il tuo amore distratto…

 

Ma la fata morgana

che s’allontana

oltre le nubi e le brughiere conta

i battiti del nostro amore

verso la città di sera

dove la stazione non brucia più

il sonno di vetro

 

E leggera come la bufera dormi sopra il mio fuoco

 

Cartago

 

La nave all’orizzonte porta

la filiera dei pensieri

dentro la preghiera di ferro

e porti la pace con il fuoco

(l’inverno è arrivato)

Sulla croce hai incassato la mia vita,

e con le dita adesso parli al mio cuore

 

Hai soffiato la città di vetro

con la bora e la primavera

è diventata nera,

i cormorani hanno le tue ali di cera,

amore, per non tornare indietro;

il carro è assediato

e tremo nelle mani di guerra

 

Entro nel buio della città di vetro

lontana come uno spettro

e m’addormento senza te che sei

la mia buonanotte, e la mia bufera

 

La primavera sale ancora al tuo presepe

 

(Oh la Cartagine di pietra

che hai cesellato con il mare

e con la terra l’hai distrutta

con la furia del tuo fuoco)

 

Ma era la mia vita

quell’anima di vetro

che adesso brucia

nella moneta d’oro

che hai limato con il cuore e con la mirra

E adesso fondi

con gioia e disperazione,

per una ragione di cartone in più,

che non conosca più il dolore

Cartagine, o Cartago, più non importa


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Iniziative
5 marzo 2025
Il testo-natura. Presentazione di Semicerchio 70 e 71, Roma Sapienza.

22 novembre 2024
Recensibili per marzo 2025

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Recensibili 2023

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

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