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SUJATA BHATT, A Colour for Solitude, Manchester, Carcanet 2002, pp. 112, £ 12.95.

 

A Colour for Solitude è il titolo della sesta raccolta di poesie della poetessa indoinglese Sujata Bhatt. Il volume raccoglie testi poetici che si ispirano alle opere della pittrice tedesca Paula Modersohn- Becker, alle sculture dell’artista Clara Westhoff (scultrice tedesca moglie del poeta Rainer Maria Rilke), all’amicizia tra le due donne e al loro rapporto con Rilke stesso. Muovendosi nella vita artistica e privata della Becker la Bhatt rilegge poeticamente i suoi autoritratti, conferendo loro un significato intimo e personale per ridare vita e voce, attraverso le poesie, alla figura e all’opera dell’artista. Ciò che è interessante rilevare è il legame esistente tra un particolare ramo dell’arte, ovvero quello figurativo, contraddistinto da attività quali la pittura e la scultura e la creazione poetica. Sujata Bhatt riesce nelle sue poesie a creare un legame indissolubile tra le due sfere espressive, tra parola e creazione visuale, tra testo scritto e forma plastica, riportandole entrambe a una comune espressione di creatività umana. È come se la poetessa volesse restituire con le sue poesie e attraverso la forza della parola, qualcosa di plastico, di materialmente visibile, trasportando quindi il fare poesia da un ambito puramente letterario a uno figurativo in senso lato.

La pittrice Paula Modersohn Becker nacque a Dresda nel 1876 e fu una delle più avanzate artiste tedesche di quell’epoca. La sua popolarità si manifestò solamente dopo la morte, avvenuta precocemente all’età di 31 anni a causa di una embolia post-parto. La Becker fu una delle principali innovatrici dell’espressionismo e fu anche la prima artista tedesca ad aver assorbito le influenze del modernismo francese. L’artista però, ad un certo punto, si allontanò da tale tendenza e la sua arte si espresse in umili immagini rurali e contadine. Educata a Berlino, la Becker si trasferì poi nelle colonia artistica di Worpswede, località della Bassa Sassonia poco lontana da Brema, i cui pittori, che avevano per lo più studiato all’Accademia d’arte, predicavano un ritorno alla natura come antidoto contro gli orrori dell’industrializzazione urbana e si opponevano agli accademismi imperanti in quel tempo.

L’occasione in cui la Bhatt si avvicina alla Becker, descritta nell’introduzione al volume, è la prima visita della poetessa alla Kunsthalle di Brema, quando ancora non conosceva niente della pittrice, né l’importanza dell’opera, né i dettagli della sua vicenda biografica. Ne conosceva solo il nome attraverso la poesia di Rilke, Requiem für eine Freundin, scritta in occasione della morte di lei. La Bhatt infatti, in precedenza, aveva già letto le poesie di Rilke, i suoi diari e lettere ed era venuta pertanto a conoscenza sia della figura della Becker, sia di quella della Westhoff, scrivendo già nel 1979 una poesia ispirata proprio dalla figura della Westhoff stessa. Una volta tornata negli Stati Uniti la Bhatt scrive la sua prima poesia Was it the Blue Irises?, inizialmente pubblicata in Brunizem, e ispirata appunto dalle emozioni che un dipinto della Becker aveva provocato in lei. Nel 1994 la Bhatt compone una seconda poesia dedicata alla  Modersohn Becker, dal titolo Self-Portrait on My Fifth Wedding Anniversary, inizialmente contenuta in The Stinking Rose e ispirata da un autoritratto della pittrice durante la sua gravidanza dal titolo Self- Portrait on Her Sixth Wedding Anniversary conservato al museo di Boettcherstrasse di Brema: «How would I look / if I were pregnant? / Like this? My nipples, still so pale / would also turn to amber».  La fisicità e la carnalità emergono come caratteristiche importanti di entrambi i tipi d’arte, sia quella figurativa della Becker sia quella poetica della Bhatt. Quella della Bhatt è una fisicità sensuale e passionale, quasi a rivendicare e a sancire la sacralità del corpo come segno della sua materialità e mezzo attraverso cui si mostra e si pone verso il mondo circostante. La fisicità della pittrice invece ha come intento l’attribuzione di valori più profondi al nudo femminile e si accomuna con la lotta contro l’invisibilità trasportata appunto alla donna artista incompresa dalla società che la circonda. Il fatto che la Bhatt si rispecchi nelle opere della Becker, che ne condivida i significati e che li trasformi in parola nelle sue poesie, rappresenta un’ulteriore rivendicazione del ruolo e della figura femminile, che acquistano valore più profondo dal superamento dei confini tra le forme d’arte.

La Bhatt si sente più vicina alla Becker anche per il fatto di trovarsi a vivere negli stessi luoghi, come Brema, un tempo frequentati e familiari alla pittrice e ora appartenenti alla vita della poetessa. La Bhatt inoltre ha avuto modo di conoscere persone direttamente legate alla Becker e ciò, unito alle sue frequenti visite a Worpswede, alla sua conoscenza ora diretta del paesaggio della Germania, del clima, della lingua e della musica tedesca hanno sicuramente influenzato la sua percezione delle opere della Becker e hanno preparato  l terreno per le sue poesie. Nel momento in cui la Bhatt si trova a vivere nella realtà tedesca, anche la lingua tedesca acquista un significato nuovo, diventa per lei piano piano familiare, vista anche attraverso la figura della figlia, che recita a memoria le poesie di Rilke. Allo stesso tempo il punto di vista della poetessa rimane quello di una outsider, di un’apolide che osserva e interpreta l’arte occidentale con occhi di chi occidentale non è. Attraverso la Becker, la Bhatt cerca quindi di entrare in un mondo a lei alieno, di capirlo, assorbirlo e farlo proprio; contemporaneamente, attraverso quel mondo a lei alieno, ma di cui si trova a fare parte, la Bhatt cerca di capire la Becker, come artista ma soprattutto come donna.

L’aspetto nostalgico dell’amore tra Paula Becker e Rainer Maria Rilke, la loro incapacità di dimenticarsi e di lasciarsi andare l’uno dall’altro, è paragonabile al  sentimento di nostalgia che chi, apolide come la Bhatt, sente verso il suo paese di origine. L’India infatti è una presenza costante nell’opera della poetessa, come anche in quella di altre poetesse indiane emigrate in Europa o negli Stati Uniti, una patria amata e vissuta come un legame indissolubile, ma abbandonata. «Of course I know / Your eyes are blue – / So blue that I almost married you – / So blue, so heroic, / It still hurts / To stare you down».

La raccolta, così come la maggior parte delle poesie della Bhatt, è caratterizzata da uno stile fluido, leggero, ricco di ripetizioni, assonanze, rime: «she has a cat’s face, / almost – a cat’s eyes – bluish grey / Siamese grey, slate grey, steel grey – ». Ci sono profumi resi forti e intensi di fiori, di frutti, ci sono colori accesi e lussureggianti. Tutto ciò crea un’atmosfera intima, sensuale, resa più viva dalla brillantezza dei colori e dei profumi, che fungono anche da strumento per sondare gli angoli bui della personalità della Becker, il suo io più intimo e profondo non privo di tensioni e irrequietezza.

 

(Francesca Zanisi)


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