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« indietro L’ALBERO E IL PARAVENTO
di Feliciano Paoli Sulla parete di un palazzo in Rue Descartes, a Parigi, c’è un grande albero blu di Pierre Alechinsky; vicino all’albero c’è una poesia scritta sul muro dal titolo L’arbre con la firma di Yves Bonnefoy.
Lo stesso Bonnefoy, su nostra richiesta (con Oscar Piattella e Fabio Scotto), ci ha condotti davanti a questo albero blu – come il cielo di Magritte nel quadro di L’Empire des lumières, ha ricordato lo stesso Alechinsky. Il pittore ha accompagnato la scena principale dell’albero con una serie di riquadri dove sono narrati, alla moda dei polittici antichi, spartiti a riquadri, episodi salienti e circostanze biografiche dell’albero. Il poeta, nei suoi versi, si indirizza al filosofo (viene ovvio pensare a Cartesio) e gli ricorda – tra l’altro – la fortuna di avere un albero nella sua stessa via. Al Museo Reale delle Arti a Bruxelles, poco dopo, mi sono imbattuto di nuovo in un lavoro di Pierre Alechinsky, un’opera di pittura composta a quattro mani con Christian Dotremont che rappresenta un paravento; vicino, in guisa di didascalia, c’è una poesia che sembra avere lo stesso titolo dell’opera, Fable abrupte. Dotremont, in questo caso, oltre ad aver firmato il testo, che sembra un correlativo della pittura, ha lavorato anche alla stesura dell’opera pittorica. Il destino di autore di Christian Dotremont, che si è indirizzato verso gli esiti insoliti dei logogrammi, sarebbe oggi ben diverso senza l’azione di Bonnefoy. Alechinsky stesso ha scritto che Dotremont, pur essendo uno dei fondatori di CoBrA, non sarebbe per niente conosciuto senza il generoso impegno di Bonnefoy che ha fatto emergere dall’oblio, ora in modo definitivo, l’opera del surrealista belga con la pubblicazione presso il Mercure de France (2004) delle sue opere complete a venticinque anni dalla morte. Ho dunque riscritto questa poesia di Dotremont al Museo di Bruxelles (sperandomi amanuense decente) – quasi fosse una cartolina da inviare da questa città nella quale il barocco e il medioevo hanno coniato un’alleanza originale e inaudita e dove Baudelaire ha forse fecondato, grazie alle Madonne barocche, il motivo del mantello a double face – per farla stare in una stessa pagina con la poesia di Bonnefoy e il lavoro di Alechinsky. Le difficoltà di traduzione per Dotremont sono in un linguaggio spezzato (abrupto - abrumpo) forse rimontato con un assemblaggio in paravento e con quella preposizione à di una direzionalità tanto vasta quanto sconcertante. La traduzione di Bonnefoy, invece, pare invitarti con la sua piana evoluzione, portandoti vicinissimo alla comprensione, per poi riaprire (all’ultimo momento) un vallo che sembra insuperabile.
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