« indietro Nonno di Panopoli, Le Dionisiache. Volume I (canti I-XII), introduzione, traduzione e commento di D. GIGLI PICCARDI (BUR Classici greci e latini, L 1472), Milano, Rizzoli 2003, pp. 882,€ 20,00.
Nonno di Panopoli, Le Dionisiache. Volume II (canti XIII-XXIV), introduzione, traduzione e commento di F. GONNELLI (BUR Classici greci e latini, L 1473), Milano, Rizzoli 2003, pp. 632, € 18,00. Il monumentale poema di Nonno di Panopoli sulle gesta di Dioniso, testimonianza importantissima della cultura letteraria e della temperie filosofica e religiosa del V secolo d.C., era rimasto fino a pochi anni fa sostanzialmente precluso al pubblico dei non specialisti. In Italia, un primo e benemerito tentativo di rompere il ghiaccio è stata in anni recenti la traduzione italiana di Maria Maletta, con la supervisione di D. Del Corno e le utili note di F. Tissoni, finora fermatasi al canto 24. Ma un’opera come questa, che tende a scoraggiare il lettore medio tanto per la sua mole (48 canti, per un totale di più di 20.000 versi) quanto per la sua innegabile prolissità (la constatazione che solo col canto 9 si arriva alla nascita di Dioniso, dopo ben otto canti di antefatto, parla da sola), ha forse bisogno di essere proposta con un corredo più ricco: un apparato esegetico decisamente ampio, corpose introduzioni capaci di porre nella giusta prospettiva storica le caratteristiche della poesia nonniana più estranee al gusto odierno e tuttavia più utili alla comprensione della poetica tardoantica, e magari il testo greco a fronte. Chi desiderava tutto questo non aveva finora altra scelta che rivolgersi all’edizione diretta da F. Vian per le Belles Lettres – di meno agevole fruizione per il lettore non specialista e non francofono, oltre che caratterizzata da un costo proibitivo. Adesso l’edizione BUR, curata da quattro tra i migliori specialisti italiani di Nonno (ai due volumi sinora apparsi, che coprono metà del poema, faranno presto seguito i volumi III e IV ad opera rispettivamente di G. Agosti e di D. Accorinti), risponde in pieno alle esigenze suddette. Ciascuno dei due tomi si apre con un’introduzione generale ampia e approfondita: Daria Gigli Piccardi si occupa della poesia tardoantica e del suo rinnovato approccio alla tradizione epica, dei pochi e problematici dati biografici relativi a Nonno, della compresenza nella sua opera di elementi pagani e cristiani, del significato del Dioniso nonniano come figura salvifica; Fabrizio Gonnelli traccia la storia della fortuna delle Dionisiache, prima a Bisanzio e poi nel Rinascimento e nell’età moderna fino a Kavafis e a Calasso. A ciascuno dei nuclei tematici del poema, generalmente costituiti da uno o due canti, è poi dedicata una introduzione specifica. Assai ricche le note (tendenzialmente più ampie quelle del primo volume), che illustrano adeguatamente il testo nonniano nei suoi aspetti letterari, storico-culturali e filosofico- religiosi senza rifiutarsi di affrontare, ove necessario, problemi di critica testuale con adeguata brevità e chiarezza; c’è molto di prezioso non solo per il lettore colto, ma anche per lo studioso di professione. Utile l’accorgimento, adottato nel primo volume, di contraddistinguere con un asterisco i passi in cui la traduzione italiana si discosta dal testo greco dell’edizione francese riprodotto a fronte. Tradurre Nonno è impresa non facile, e tuttavia i due curatori di questa prima metà del poema dionisiaco l’hanno assolta con grande efficacia. La caratteristica che più immediatamente salta agli occhi è l’accortezza con cui entrambi hanno saputo interpretare il lussureggiante stile aggettivale del poema, evitando i cumuli di epiteti e trasformando gli aggettivi ‘narrativi’ nella funzione sintattica che essi erano destinati ad assolvere. Ma altrettanto importante è la duttilità con cui essi sono riusciti a riprodurre la costante alternanza di registri stilistici delle Dionisiache – maggiore di quanto l’apparente omogeneità linguistica possa suggerire ad un primo approccio –, dal solenne (cfr. Gonnelli in 22.392-396: "O parente delle Naiadi, tu che hai sangue disceso da Zeus, / abbi rispetto dell’acqua santa che da Zeus è scesa. / Di Indiani la tua lancia ne ha uccisi a sufficienza: smetti / di far piangere le ninfe Naiadi che di pianto non sanno; / Naiade dell’acque fu anche tua madre") al sarcastico (cfr. Gigli Piccardi in 2.565-566: "Un bel difensore davvero ha trovato il vecchio Crono, o Tifeo; / si è data un bel da fare la Terra a generare un figlio dopo la guerra di Giapeto"), dal barocco (Gonnelli in 18.250-256: "ma dal petto fino alla piega delle cosce / la sua enorme forma ibrida si induriva in scaglie di mostro / abissale; mentre le unghie delle innumeri mani / erano ricurve in forma di falci rapaci. / E dalla cima del collo, su e giù per il dorso spaventoso, / uno scorpione, la coda incombente sul collo, svariava / ruotando su se stesso, armato dell’acuto pungolo di grandine") a una pur infrequente scrittura più rarefatta che si sarebbe tentati di definire lirica (Gigli Piccardi in 1.140-145: "all’epoca in cui i monti / vagavano battendo alle porte dell’Olimpo indistruttibile, / allorché gli dei alati sul Nilo tranquillo / volavano alto, a imitazione degli uccelli irraggiungibili, / con un remeggio d’ali nel vento a cui non erano abituati / e la volta celeste ne era come percossa nelle sue sette zone"). In definitiva, due volumi che coniugano nella forma migliore alta divulgazione e Altertumswissenschaft. Si attende con sincera impazienza il completamento dell’opera. Enrico Magnelli ¬ top of page |
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