Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

CHARLES BAUDELAIRE, I fiori del male. Traduzione e cura di Antonio Prete, Milano, Feltrinelli 2003, pp. 422.


Baudelaire resta, in Italia e in Europa, uno degli autori più ‘tradotti’, intendendo per traduzione, in senso lato, anche una annessa opera ermeneutica. Molteplici e differenti tentativi di comprendere – abbracciare – l’opera baudelairiana nella sua costitutiva ‘modernità’ si sono avvicendati nell’ultimo ventennio, mossi dalla necessità di penetrare quello che si presenta come uno dei fenomeni più affascinanti di eccedenza psicologica di una forma. Tradurre Baudelaire – scommessa che ha tentato in Italia, prima di Prete, grandi nomi: da Bufalino a De Nardis, da Bonfantini a Raboni – significa non solo disporsi a trattare con la peculiare drammaticità di tale forma (restando sul crinale tra referenzialità e metascritturalità), ma anche, e soprattutto, fare i conti con un autore che è, a sua volta, ermeneuta e traduttore, e che fa della critica una metafisica. Non si può insomma cimentarsi con Baudelaire senza aver preso coscienza del fatto che ogni suo testo è già una ‘riscrittura’, vuoi a partire da un presunto «dictionnaire de la nature», com’egli ama definire l’universo da cui attinge cromaticamente Delacroix, vuoi da un patrimonio filosofico e culturale che il poeta sapientemente rielabora e reinterpreta; il che fa della produzione baudelairiana il massimo esempio della parola intesa come vertice simbolico e sintetico delle concordanze universali. Con tali presupposti, quell'’equilibrio tra visione idiosincratica del reale e forma-senso dell’opera d’arte, che in Baudelaire si rivela costitutivamente instabile come un edificio in perpetuo ed imminente crollo, fa della traduzione una paradossale conservazione dell’instabile: un funambolico destreggiarsi tra una percezione individuale sempre ridondante e la sua resa artistica, governata dal nerbo della prosodia e, nondimeno, recalcitrante. Antonio Prete presenta, in una preliminare «Nota sulla traduzione», il dilemma che gli si è prospettato e che, pur presente di per sé in ogni esperienza di traduzione poetica, il caso di Baudelaire accentua per i risvolti metapoetici appena evidenziati: cedere al dispotismo della visione o a quello della forma; dell’immagine cultualizzata o della prosodia. Mentre sostiene implicitamente – con Leopardi, lo stesso Baudelaire e tutta la corrente ermeneutica – che non vi è miglior riflessione sulla traduzione che l’operazione stessa, Prete ammette, sul piano teorico, l’impossibilità di perseguire, in unum, la forma e la visione e privilegia, tra i due termini complementari, il primo. Tale ‘umiltà’ teorica è, a nostro avviso, sconfessata – e per la prima volta – nella resa: che si rivela senza dubbio, ad oggi, la più equilibrata e la più soddisfacente. È vero che, per ottenere tale equilibrio l’interesse – fin qui prevalentemente centrato sull’immagine e sul referente – deve adesso essere spostato sugli aspetti ritmici e prosodici: la loro incidenza metapoetica, fortissima nella costituzione del senso delle Fleurs du mal, è ciò che il traduttore ha ben compreso. Di contro ad una tradizione tesa a privilegiare l’impatto emotivo della visione, la scelta traduttiva di Prete, teoricamente ‘parziale’, è insomma quella dell’elaborazione stilistica. Egli infatti ha ben intuito, penetrando i segreti della scrittura baudelairiana, che tale scelta non sminuisce, nei risultati, quell’impatto; anzi, ne incrementa la capacità. Infatti, la perdita della componente metapoetica, che fa di molte traduzioni un prodotto di superficialità referenziale (quella che, frequentemente, si ha del Baudelaire vulgato), è, qui, finalmente compensata. Se fino ad ora potrebbero essere segnalati, nella traduzione di Baudelaire, rarissimi casi di mirabile congiunzione tra ritmo e immagine (i quali si riducono a rese idiosincratiche di singoli componimenti: l’endecasillabo di Luzi che asciuga gli attardamenti vocalici della Vie antérieure, facendone un gioiello della poesia italiana) è questa un’esperienza traduttiva che, estesa ad un’intera raccolta, dimostra come una profonda conoscenza dell’officina poetica unita ad una lunga e paziente frequentazione dell’autore possa fornire non solo felicissime – quanto inevitabilmente sporadiche – rispondenze ma, soprattutto, un tenore costante di alta resa. L’indole ‘teatrale’ e tendenzialmente narrativa del doppio settenario, che risulta quasi sempre il metro italiano più congeniale all’alessandrino, è ammorbidita e diluita, ovvero adeguata in tal modo a sopportare la scarsa ritmicità del verso sillabico francese; mentre, come nella stessa lingua di Baudelaire giocoforza avviene, l’impatto ritmico si condensa nella clausola rimica (ahimé, costitutivamente povera di variazioni). Mostrando una non comune abilità a rimare (in ciò soccorso dalla maggiore varietà dell’italiano) nonché una profonda intuizione plastica della parola e del testo, Prete per primo riconosce e restituisce la funzione compensatoria della rima nella poesia francese. Baudelaire, infatti, la coltivò con idolatria pari a quella dei suoi altri oggetti-culto, comprendendo che senza almeno quell’impatto, dinamico e salutare, i versi sillabici, pari ai vermi omonimi (vers/vers) e ai serpenti striscianti che popolano le visioni del malato d’angoscia, non facevano della poesia il riscatto etico dell’arte ma il simulacro estetico di una pigrizia morale.
Michela Landi


¬ top of page


Iniziative
19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398