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ANTONELLA ANEDDA, Il catalogo della gioia, Roma, Donzelli 2003, pp. 115, € 11,00.

Il Catalogo della gioia è un libro la cui struttura è raccolta entro il perimetro dell’isola de La Maddalena, luogo in cui la memoria del soggetto si riflette nei frammenti della concretezza dell’esistenza. Si tratta di un catalogo, un indice che combina e propone destini possibili che «chiunque, leggendo, può aggiungere o cancellare». Poesia combinatoria incardinata sull’istante della scrittura, in cui, nella mappatura che recupera quanto altrimenti l’essere lascia scorrere, coincidono passato e ricordo. La parola di Antonella Anedda è ungarettianamente scavata nell’abisso dell’attimo vivo, posta sul nudo candore della pagina, il cui corpo circonda, avvolge e, al tempo stesso, schiude al vibrante contatto con il metaspazio della pareysoniana «spiritualità personale», della reattività dell’interno personologico all’esterno relazionale. Una scrittura la cui poetica risiede nel capire, per ricostruire il mosaico dell’esperienza vitale, nel catalogare attraverso un’architettura che è un labirinto geometrico di corrispondenze tra ciò che è di qua e ciò che è di là della scrittura. Lo stream of perceptions del soggetto è recensito fisicamente dalla penna, procedendo per ecfrasi, enumerando la «felicità terrena» associata al «soffio che fugge dalle labbra», alla «fiducia dei fiori che si flettono quando scende il sole» e del «fulmine» (Ivi, p. 55), nella condizione della maternità, come in Figlia (a mia figlia). Poesia scritta sulla «carnicità dello spirito», secondo Matteo Corrias, il cui stile è condizionato fisiologicamente, che possiede un ritmo pressante e irriducibile, fondato sulla dimensione esperienziale, sulla fisicità della parola. Il catalogo della gioia è suddiviso in alfabetiche sottounità: I, S, O, L, A, N, C, V, R, M, T, F, P, G e ciascuna di queste unità contiene uno o più pezzi poetici. Come appare chiaro, «le prime cinque iniziali di lettera del catalogo formano la parola: isola»; meno immediato, ma reso parimenti chiaro dalla dichiarazione dell’autrice, il fatto che «da là soffiano tutte le altre lettere » (ibidem). Al principio di ciascuna sezione del catalogo è posta una prosa programmatica che introduce, usando le parole di Corrias, «alla sonorità fonetica del gruppo di poesie in essa contenute: sonorità insieme spirituale e fonetica, nella quale si restituisce alla percezione quanto essa aveva consegnato alla parola. E questo era chiaro (anche e soprattutto perché dichiarato), nel programma della già citata sottounità F del catalogo: «F. È la lettera della felicità terrena del soffio che fugge dalle labbra...»: felicità di madre, si è detto, e insieme soffio fonatorio, speach act orolaringale, quindi semiotico». Come di fisicità si tratta nell’insistenza sul suono della o, fisicità della suggestione viscerale ed olfattiva creata dal dire, dal dire quanto è detto: e la poesia schedata entro la sezione è titolata, non a caso, Odori. Verificabile per ciascuna sottounità, questa circolarità di percezione riposa nella carne della voce, della mano che si abbassa sul piano, del sibilo del cuore nel sonno, delle viscere, del respiro, dell’amore, del pianto, del dolore. Si tratta di un libro di ‘carne’, di ‘carni’, dove l’isola, La Maddalena, diventa archetipicamente l’hortus conclusus entro il quale, nell’esegesi di Corrias, «chi cataloga osserva, trasceglie, trasfigura». Nel corpo dell’isola si inscrivono luci, oggetti, odori, situazioni atmosferiche, scene quotidiane; proprio questo presente di cose percepite attiva il ricordo, che associa e trasforma sguardi, sensazioni, tele, che «trasmutando tramanda» (Ivi, p. 51). Dall’isola soffia il resto catalogo, che all’isola ritorna. L’ultima sezione del libro s’intitola, infatti, Maddalena; tra i due estremi del recinto, l’isola verbale e formale (grafico- fonetica) del principio e l’isola reale, si situa il cuore del libro, la massa frammentaria dell’opera, caleidoscopicamente svincolata da ogni statica tropicolinguistica (l’isola / I S O L A), e disciplinata dalla forza contenitiva dei due poli estremi Il catalogo della gioia e Maddalena. Il centro del libro è Frammenti, in cui, per Corrias, «‘il male di vivere’ schiude le soglie della persona per guadagnare, apocalitticamente, l’alterità cosmica (tra la tragedia di San Giuliano di Puglia e il crollo delle Twin Towers)». La zona di maggior peso è decentrata verso la fine, nella sezione Senza vento: non di una pura riflessione sulla poesia si tratta, ma di un coinvolgimento di questa nel circolo della scrittura, secondo una genesi autonoma, stavolta anaerobica: l’assenza di vento in questa regione dell’opera si rivela dunque essere una precisa scelta strategica che riannoda vissuto e scrittura (poetica) sulla pagina. La parola mostra solo come la si possa piegare, ma a costo di percepire sconforto e umiliazione. Catalogare la gioia con la poesia significa allora cogliere della gioia quanto la poesia è in grado di cogliere dell’essere percepito, riattivato tramite il ricordo e affidato al vento del verbo.
Tommaso Lisa

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