Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

FEDERICO SCARAMUCCIA, Come una lacrima, Napoli, Edizioni d’if, 2011, pp. 35, € 10,00.

 

Dolore e data dell’evento sono tutti calati in parole, in lettere: Come una lacrima (duemila uno) è il titolo con indicazione cronologica dell’ultimo libro di Federico Scaramuccia, vincitore della V edizione del Premio di Letteratura intitolato a Giancarlo Mazzacurati e a Vittorio Russo. Inconsueta l’indicazione dell’anno in lettere e non in cifre, a renderlo numero più che data, e come numero potenzialmente più aperto a una varietà di interpretazioni (a un terribile mutare, rinnovarsi in altro numero). Eppure è proprio un anno, il 2001 epocale, e il mese è settembre, e il giorno l’11. E il punto quello in cui d’improvviso «qualcosa macchia il cielo / buca l’azzurro lasciando una traccia». L’effetto è il crollo, l’implosione delle Torri, la traccia è ustoria. Non servono immagini al libro di Scaramuccia: tutto qui è risolto verbalmente; altri testi, commemorativi (e questo di Scaramuccia non lo è), hanno fatto ricorso, ancora una volta, a filmati visti, usurati, depotenziati. Come una lacrima, che riflette sui media, sulla manipolazione del dolore in chi osserva, accresciuto esponenzialmente attraverso il dolore degli altri, si affida interamente alla struttura e al dettato poetico ferreo, ossessivamente controllato. Si fonda sulla sola parola, e spesso ricorsiva, reiterata. È stata la lente d’un obiettivo a ‘passare’ tutto il sovrabbondante materiale visivo sull’attacco alle Torri; la lacrima è dunque una secrezione dell’«occhio televisivo», anzi, «è la ‘macchina da presa’ per eccellenza», si legge in calce nella Nota d’autore, è «un’impalpabile boule de neige (o snowdome) che tiene in scacco la globalità. [...] Un ‘grande vetro’ grandangolare che espone il dolore facendone uno strumento di controllo». Non può che soccorrerci, qui, il libro di Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri, con le sue problematiche interrogazioni su guerre servite «in forma di immagini», su quali crudeltà ci vengano mostrate e quali invece «non ci vengono mostrate», sul fatto che una fotografia «non è mai solo il trasparente resoconto di un evento». Se, come scriveva Sontag, le fotografie delle vittime di guerra sono «una sorta di retorica. Reiterano. Semplificano. Scuotono. Creano l’illusione del consenso», ancor più ‘efficaci’ sono i filmati di guerra trasmessi in diretta, fin dal primo conflitto del Golfo, ed efficacissima poi, l’11 settembre 2001, quell’«ipertrofia del pathos, per così dire ‘montato a neve’, tanto da indurre (al)l’orripilazione», postilla Scaramuccia. Come una lacrima adotta una soluzione binaria: un lessico cardine basilare, in cui i lemmi si ripetono, martellano lo strazio; e una struttura ad alto grado di elaborazione sia nella macroforma (l’architettura del testo), che nella microforma (l’impianto metrico, versale e rimico). Le parole di portata elementare e unanime – lacrima, fiamme, fame, casa, vita, soffio, fiato, morso, carne, ventre, grembo, terra, vento, nuvole, cielo – indicano i fondamenti vitali colpiti e insieme la semplificazione del dolore fatta a bella posta, nell’interesse di chi se ne servirà, di chi riduce gli individui in «gente», massa indistinguibile. E sono quattro, quasi punti d’orizzonte in universo straniato, i momenti del testo il cui incipit è «gente»: Prologo, Epilogo, Riepilogo e Coprologo (che varrà sia in quanto rimando all’inizio, ‘co-prologo’, a denunciare una struttura senza uscita, infernalmente circolare, sia in quanto discorso escrementizio, residuale e di scarto). Sulla basilarità lessicale si innestano, esibite e crudeli, alcune screziature espressionistiche: «strozzando in picchiata un’eco di grida»; «il corpo che suda stretto nel morso / della fiamma è la sua pelle che gocciola»; «corpi che sfilano reflussi d’ossa»; il «ventre che scalcia e quasi si strappa», di rappresa consistenza fonica e visiva. Il libro ha la sua chiave di lettura più immediata, non la sua unica ragione, nella complessa articolazione su cui poggia: è un «dramma in due atti sul dolore che (ar)resta. Quello reale delle vite spezzate. E quello virtuale ‘trasmesso’ a tutto il mondo». È rappresentazione tragica in cui si inserisce anche un Coro, voce altra dei capitoli ternari della prima parte, che muovono tutti dall’imperativo «guarda», invito che il bambino stupito rivolge ai grandi, e assillo asfissiante del richiamo mediatico. E le immagini, qui, sono veicolo di oppressione, spettacolo di morte: l’ossimorica «colomba rapace», il tenebroso «schianto di luce in calce al giorno», la falsa leggerezza del «cumulo di cenere» che annebbia la città. Perfette allora, in questo panorama di cenere, le parole rima ripetute identiche nella Ripresa e nella Tornata, velo : cielo. E che «velo» sia una delle parole chiave è confermato dal Congedo monostico e collocato al centro del libro, quasi perno, cerniera: «come una lacrima rimane un velo», che ulteriormente mette a fuoco e tematizza il titolo del libro. La seconda parte del testo sgrana la terzina incatenata, lo schema aba bcb cdc diventa aa bb cc: scompare il verso che teneva ammagliata la catena, si fa assente come uno spettro, subdolo e dolente come un arto fantasma. La sequenza è in distici di endecasillabi a rima baciata, soluzione inconsueta nella nostra poesia e niente affatto lirica, piuttosto narrativa, didascalica o morale, stante anche la proposta derivazione dal serventese duplex et duatus. Un’accortezza metrica, quella di Scaramuccia, che è investita anche di un significato secondo e in ciò scopre la riflessione sull’uso mediatico – e dunque politico – degli strumenti retorici. Nella lunga serie di distici alcune spie testuali permettono di aggiungere al dramma il pathos del sacrificio: «un’ombra netta dalle forme vane / si pianta nel petto come una croce / piega a terra il viso spezza la voce», con tutto ciò che dalla rima croce : voce (spezzata) per il poeta consegue. E ancora altre spie: «resta uno scheletro il resto di un tempio», «vibra nell’aria come una lancia» (si pensi al costato di Cristo), «è un sepolcro che rimbomba di colpi». Ma il corto circuito che stringe l’anello di un testo già coeso, che affida la sua carica dolente e polemica alla struttura ritmica e rimica, sovraesposta in modo funzionale, esaltata fino a farne (e farsi) segno di un manierismo alto e turbato, sgomentante, è la connessione tra la prima e l’ultima parola del libro: «gente» e «forno», lemmi ricorrenti, ossessivi, lividi di una luce già storicamente sinistra, saldati ancora una volta, di nuovo inizio e fine, nell’orrore del terminale Coprologo: «gente accorsa che spinge alcuni intorno / altri nella fossa come in un forno».

                                      Cecilia Bello Minciacchi (in Semicerchio 46/1 2012)


¬ top of page


Iniziative
19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398