« indietro Il Premio «Il Poeta» al «Centro russo» di Pisa a cura di Cinzia Cadamagnani, Alessandra Carbone e Lorenzo Cioni Il 9 maggio 2012, in occasione della festa del Den’ Pobedy [Giorno della Vittoria], il Centro russo di Pisa «Russkij Mir», inaugurato nel settembre 2011, ha ospitato l’incontro con due dei poeti russi insigniti del prestigioso premio nazionale «Poèt» [Il Poeta], Oleg ČČuchoncev (premio 2007) e Olesja Nikolaeva (premio 2006). L’iniziativa è stata presieduta dal direttore del Centro, il prof. Stefano Garzonio, e da Sergej ČČČuprinin, primo redattore della rivista letteraria «Znamja» [Il vessillo], nonché coordinatore dello stesso premio «Poèt», e ha visto la larga partecipazione di docenti e studenti dell’ateneo, ma anche di personalità interessate alla cultura russa in generale. Dopo i saluti del prof. Garzonio, ČČČuprinin ha introdotto la storia del premio «Poèt», ricordando che il premio è stato istituito nell’aprile 2005 dall’Obščestvo pooščrenija russkoj poèzii [Associazione per la promozione della poesia russa] su iniziativa di Anatolij Čubajs, uomo politico di spicco della Russia postsovietica. «Poèt», – ha detto ČČČuprinin –, «è il più ricco premio specificamente destinato alla poesia in tutto il panorama letterario mondiale e ha una storia che ogni anno si arricchisce di nuove personalità e contributi». Inizialmente, nel 2005, l’«Associazione per la promozione della poesia russa» era costituita da nove poeti e vari critici letterari, fra cui spiccavano i nomi di Nikolaj Bogomolov, illustre studioso della cultura del modernismo russo e docente dell’Università Statale di Mosca «M. Lomonosov», dell’accademico Aleksandr Lavrov, studioso dell’Istituto di Letteratura Puškinskij Dom di Pietroburgo e massimo specialista della storia del simbolismo russo, e del critico e membro della redazione della rivista «Novyj mir» (Il mondo nuovo), Irina Rodnjanskaja. Dal 2005 il consiglio dell’Associazione si è poi notevolmente allargato, acquisendo tutti i vincitori del premio; si annoverano quindi alla lista dei consiglieri i nomi di Aleksandr Kušner (premio 2005), Olesja Nikolaeva (premio 2006), Oleg ČČuchoncev (premio 2007), Timur Kibirov (premio 2008), Inna Lisjanskaja (premio 2009), Sergej Gandlevskij (premio 2010), Viktor Sosnora (premio 2011) ed infine Evgenij Rejn, poeta premiato lo scorso 24 maggio al museo politecnico di Mosca (premio 2012). La scelta del vincitore, ha spiegato ČČČuprinin, è affidata a ciascun giurato che nel febbraio di ogni anno indica due nomi di candidati, successivamente selezionati in varie tornate fino ad arrivare al vincitore. Va da sé, ha sottolineato il redattore di «Znamja», che è la diversità di tendenze letterarie conviventi all’interno dell’Associazione – dalla linea «puškiniana» a quella acmeista e dell’avanguardia – a rappresentare uno dei punti di forza del riconoscimento, garantendo una straordinaria polifonia di giudizi. ČČČuprinin ha poi presentato il poeta Oleg uchon cev, considerato uno dei pochissimi letterati russi a scrivere esclusivamente in versi. ČČuchoncev, infatti, non ha pubblicato né romanzi né piéces teatrali, ma ha dedicato gran parte della sua attività alla scrittura di poesie. Nato nel 1938 a Pavlovskij posad (Mosca), Čuchoncev ha terminato la facoltà di lettere dell’Istituto pedagogico di Mosca (1962), lavorando successivamente nelle sezioni di poesia di riviste come «Junost’» [Giovinezza] e «Novyj mir» [Il mondo nuovo]. La sua prima pubblicazione risale al 1958, mentre la sua raccolta di versi del 1960 Zamysel [Progetto] non fu mai pubblicata. Nel 1968, dopo la pubblicazione della poesia Povestvovanie o Kurbskom [Racconto su Kurbskij] sulla rivista «Junost’», ebbe inizio una campagna denigratoria nei suoi confronti, una campagna che sottopose i versi del poeta a un ostracismo durato ben otto anni. In questo periodo Čuchoncev si dedicò alla traduzione di opere poetiche di molti classici e contemporanei europei, statunitensi e anche delle altre letterature dei popoli dell’URSS. La censura permise la pubblicazione della prima raccolta di poesie Iz trëch tetradej [Dai tre quaderni] solo nel 1976 e la seconda raccolta, Sluchovoe okno [La finestra acustica], vide la luce 7 anni più tardi. Una volta libero dalle maglie del sistema di controllo sovietico, Čuchoncev riuscì a dare alle stampe una terza raccolta Veter i pepel’ [Vento e cenere, 1989] e, in tempi più recenti, un nuovo libro di versi, «Fifia» (2003). Il poeta è stato insignito di numerosi premi nazionali, quali il premio nazionale della Federazione Russa, il premio Puškin della Federazione Russa, il premio Puškin del fondo «Alfred Toepfer» (Germania), il premio «Anthologia», il premio «Triumf» [Trionfo], il premio «Boris Pasternak» e molti altri ancora. < ČČuprinin ha individuato due caratteristiche precipue della cifra poetica del letterato: la prima è la quasi totale dedizione alla poesia, fatto che accomuna molto uchoncev a un altro poeta russo non molto prolifico come Fëdor Tjutčev, e che lo distingue da altri fini intelletti come Deržavin, Esenin, Majakovskij e Pasternak; secondo tratto distintivo è la sua maniera artistica assai vicina proprio a quella tjut eviana. Interessante e stimolante è stata la chiosa del poeta che ha preceduto la lettura dei suoi versi, alcune parole di commento sul rapporto poeta-pubblico: uchoncev ha ammesso il grande privilegio che attribuisce a una platea ridotta in cui autore e ascoltatori possono trarre una diversa e sempre più ricca esperienza dalla lettura dei versi. Le poesie offerte al pubblico del Centro sono state ben undici e appartengono, come ha precisato l’autore, all’ultimo periodo: Slova vse skazany spory razrešeny [Tutte parole son dette, le dispute risolte], Južnoj no ’ju, odin na pustom perrone [In una notte meridionale, solo su un deserto marciapiede], Pod tutovym derevom v gornom sadu [Sotto un albero di gelso in un giardino montano], Èti tjurkskie pristani-imena Agidel’, Izikjul’, Djurtjuli [Questi nomi turchi, ponti d’approdo, Agidel’, Izikjul’, Djurtjuli], Bez chozjaina sa zagloch [Senza padrone il giardino si è spento], Kyë! Kyë!, A berezova kukuše ka zimoj ne kukovat’ [E il piccolo cuculo della betulla d’inverno non canta], Ja iz tëmnoj provincii strannik, [Io di un’oscura provincia pellegrino], Aktinidija kolomikta tak oplela [Così s’intrecciò l’Actinidia kolomikta], Eš ë èlegija [Ancora un’elegia] e Vot i dožili my, kitajcy [Ecco ci siamo arrivati, cinesi]. Alla lettura dei versi di uchoncev è seguita la presentazione dell’altro ospite del Centro, Olesja Nikolaeva, elegante poeta, pubblicista, autore di saggi e trattati sull’ortodossia (nel 2007 è stato pubblicato il suo libro Poceluj Iudy [Il bacio di Giuda]). La Nikolaeva, ha detto Čuprinin, riesce a coniugare l’amore per la poesia, a cui si ascrivono versi definiti originali e musicali, ad altri generi letterari come il libro uscito recentemente Nebesnyj ogon’ i drugie rasskazy [Fuoco celeste e altri racconti] Sretenskij monastyr’, 2012), di cui sono già state esaurite le 30.000 copie di tiratura. Figlia del poeta Aleksandr Nikolaev e moscovita di nascita (1955), Olesja Nikolaeva (Ol’ga Nikolaeva) ha terminato l’istituto letterario nel 1979 e dal 1989 ha condotto seminari sulla poesia presso lo stesso istituto. Nel corso della sua carriera la poetessa ha presentato i suoi versi e ha tenuto lezioni a New York, Ginevra e Parigi, ha insegnato lingua greca ai monaci e pittori di icone del Monastero di Pskovo-Pečerskij; nel 1998 è stata invitata a tenere il corso «Ortodossia e creazione» all’Università di teologia di S. Giovanni Evangelista, dove ha anche diretto la cattedra di giornalismo. Scrive versi dall’età di sette anni, è autrice di prosa da quando aveva quindici anni e dal 1972 ha iniziato a pubblicare le sue poesie sulla rivista «Smena» [Il cambiamento]. I suoi versi e poemi sono usciti sulle riviste di «Znamja», «Novyj mir», «Literaturnoe obozrenie» [L’osservatore letterario], «Arion», sull’almanacco «Aprel’» [Aprile] e i suoi articoli hanno visto la luce sulle riviste di «Družba narodov» [Amicizia tra i popoli], «Voprosy literatury» [Questioni di letteratura] e «Znamja», mentre la sua prosa è stata pubblicata sia su «Junost’» che su «Znamja». Le sue opere sono state tradotte in inglese, italiano, cinese, tedesco, francese, giapponese e in molte altre lingue. Grazie alla segnalazione di Bulat Okudžava, Jurij Levitanskij e Nikolaj Vil’jamVil’mont, dal 1988 Nikolaeva è membro dell’Unione degli scrittori, del centro russo «Pen» (1993), nel 2007 è stata presidente della giuria del premio «Poèt» e nello stesso hanno è entrata a far parte della giuria del premio «Russkij Booker». Ha ricevuto numerosi riconoscimenti fra cui il premio «Boris Pasternak» (2002), il premio della rivista «Znamja» (2003) e il premio «Anthologia» (2004). È sposata con il critico e sacerdote Vladimir Vigiljanskij. Durante la presentazione al Centro russo di Pisa Nikolaeva ha letto sei poesie tratte dal Rimskij cikl [Ciclo Romano], ovvero Vesna [Primavera], Angely [Angeli], Rimljanin [Il romano], Pugovica [Il bottone], Geroj [Eroe] e Ravello. L’incontro, uno dei tanti appuntamenti che ravvivano l’atmosfera intellettuale pisana, è stato concluso dallo scrittore Evgenij Popov, autore di racconti e romanzi, già ospite di «Russkij Mir» in altre occasioni, che ha offerto una breve riflessione sulla cultura di massa. Oleg ČuchoncevQuesta poesia è stata definita una sorta di “Rap spirituale” per il suo ritmo cadenzato, scandito dalla rima baciata AABBCC. Il linguaggio prende forma da una commistione di parlato ed eleganti slavismi (emblematico è il verso “Padre, Tu che sei un duro”), diventando al contempo espressione di profondi concetti religiosi (si veda il tema iniziale della bogoostavlennost’, ovvero del momento dell’abbandono dell’uomo da parte di Dio, tema costante anche della produzione achmatoviana, alla quale uchoncev è molto legato), e di vividi esempi di banalità e spleen quotidiano. L’incapacità del poeta di poter dar voce a qualsiasi sentimento e l’impossibilità di riscattare i propri peccati di fronte a Dio per mezzo della poesia è un evidente rimando alla celebre poesia di Fedor Tjut ev, Silentium! (1830). Il verso “Tutto quello che dici è falso” parafrasa in parole trite il verso tjut eviano “Мысль изреченная есть ложь” [Il pensiero espresso in parole è menzogna].
Olesja NikolaevaLa poesia, a differenza di quanto potrebbe apparire a una prima lettura, non ha alcun risvolto religioso. I Boris e Gleb nominati non sono i miti santi ortodossi martirizzati nel 1015, bensì si riferiscono ai mariti di due celebri poetesse della Russia contemporanea, i cui mariti, casualmente, si chiamano proprio come i due santi antico-russi: i loro cognomi non verranno rivelati per precisa volontà dell’autrice. I due, in ogni caso, hanno in passato riservato aspre critiche a Olesja Nikolaeva, fino a guastare irrimediabilmente le relazioni tra lei e le amiche poetesse. In questa poesia l’autrice rappresenta in modo figurato le apocalittiche conseguenze dell’invidia, della gelosia e dell’odio causato da questi mariti onnipresenti e invadenti.
Il componimento mette a raffronto due atteggiamenti opposti, entrambi tipici dell’anima russa; i pini come simbolo della contemplazione, della gravità del pensiero, della solennità, le betulle, simbolo nazionale, del vivere quotidiano, dimesso, delle incombenze di tutti i giorni. La poesie diviene l’ennesima variazione sul tema della contrapposizione, celebre nella letteratura russa, tra byt (la vita quotidiana, le piccole faccende domestiche) e bytie (l’essere in sé, la spiritualità, l’elevazione verso l’assoluto).
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