Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

VIVIAN LAMARQUE, Madre d’inverno, Milano, Mondadori, 2016, pp. 138, € 19,00.

L’ultimo libro di Vivian Lamarque s’intitola Madre d’inverno ed è un omaggio alla madre scomparsa durante la stagione invernale. La morte, il freddo vuoto che accompagna il lutto e il ricordo della madre sempre vivo nel quotidiano sono al centro di questo denso libro di poesia. Non si può non ricordare come altre due poetesse contemporanee abbiano scritto versi commoventi per la morte di un genitore: Patrizia Valduga con la raccolta Requiem (edizione numerata Crocetti 1992, poi in versione ampliata Einaudi 2002) dà voce al pianto e al dolore per la scomparsa del padre, mentre Jolanda Insana, nelle prime sezioni de La tagliola del disamore (Garzanti 2005), rievoca in modo struggente ed incisivo la figura materna e le azioni che la madre non potrà più compiere. Imprescindibile punto di riferimento per Vivian Lamarque è però la raccolta Il seme del piangere (Garzanti, 1959) che Giorgio Caproni dedica alla madre Anna Picchi: non a caso alcuni versi caproniani, così linguisticamente congeniali alla poetessa milanese per l’uso di rime semplici e per la musicalità del dettato, vengono citati all’inizio di una sezione di Madre d’inverno.
Certo Vivian Lamarque manda in stampa un libro di fortissima tenuta sia ispirativa che strutturale. I lettori che da diversi anni aspettavano una sua nuova pubblicazione, dopo l’uscita del volume Poesie per un gatto (Mondadori, 2007) e della silloge in dialetto milanese Gentilèssa (Stampa, 2009), si vedono ora prodigalmente ricompensati per la lunga attesa. L’ultima raccolta sviluppa infatti in modo originale temi cari alla poetessa e in primo luogo il motivo dell’abbandono e dell’adozione, ovvero «la frattura / la sostituzione il cambio di madre» per dirla con alcuni versi tratti dalla prima raccolta Teresino (1981). Mentre in quel primo libro la sezione di apertura intitolata «Conoscendo la madre» evocava il rapporto con la madre biologica incontrata all’età di 19 anni, la raccolta del 2016 registra invece un cambio di focalizzazione ed è dominata dall’espressione dell’affetto per la madre adottiva. Anche il tema della morte con le sue forti radici autobiografiche – la poetessa ha perso il padre adottivo all’età di quattro anni – era già stato sviluppato in precedenza, in particolare nella raccolta dal titolo dickinsoniano Una quieta polvere (Mondadori, 1996) in cui la morte, ricollegata alla complessa storia familiare poiché «La Morte è una Madre che abbandona», si apriva a una riflessione più universale, per non dire metafisica, con l’introduzione, per esempio, del personaggio della «Morte Giardiniera» sempre in agguato. Vale la pena inoltre di rammentare che nella sezione Il giardino dell’aldilà del già citato volume Poesie per un gatto (Mondadori, 2007) la morte di Zarina, la gatta della vicina, dava avvio a una serie di vividi dialoghi tra il soggetto poetico e il gatto Ignazio intorno al tema della morte e del ricordo dei morti. In Madre d’inverno, il tema luttuoso struttura l’intera raccolta: le prime nutrite sezioni sulla morte della madre adottiva diventano il solido e necessario pilastro da cui si dipartono i componimenti successivi, risonanze di quella centrale e definitiva separazione.
La prima sezione Poesie ospedaliere è dedicata al progredire della malattia della madre – Maria Rosa Provera – e all’arrivo della fine. Si tratta forse dei versi più toccanti della raccolta che mescolano immagini ospedaliere fatte di lenzuola, cuscini, infermiere, flebo, con descrizioni di paesaggi invernali, riferimenti al mondo vegetale e animale. Il tormento e l’angoscia vengono talora sospesi da improvvise e semplici gioie – «Dal centro del dolore / mi hai fatto un sorriso / come un sole» (p. 16) – ma anche da comici equivoci «Basta basta dicevi a occhi chiusi / a Myriam. / Basta soffrire? / No! Basta carezze! / Basta carezze sulla fronte!» (p.19). Tra incontri e incomprensioni, addii e riavvicinamenti, arriva il gelo che chiude fatalmente ogni speranza. Basta una telefonata a mandare in frantumi un mondo intero: «Poco prima a casa sentivo / un gelo una Siberia / mi ero fatta un tè. Bollente / mi si era rovesciato sul ventre, / sulla mano, sullo squillo del telefono / già in giro per l’aria» (p. 24).
La seconda sezione intitolata Ritratto con neve mostra come il ricordo della madre scomparsa faccia parte integrante del vivere quotidiano. Il ritratto materno appeso nel salotto e continuamente osservato si modifica infatti con lo scorrere del tempo e delle stagioni: in primavera appare inondato dai riflessi dei fiori del balcone, mentre in autunno vi si proiettano, come una gabbia, sbarre di ferro ormai spoglie. Un dialogo sembra instaurarsi anche tra il ritratto materno e i quadri e le fotografie appese accanto o di fronte, in un gioco di sguardi, che sfocia nel rimpianto: «ti guardano / che li guardi / mentre io guardo te / diventata quadro» (p. 30).
La terza sezione si riferisce a ciò che la madre ormai scomparsa ha lasciato: oggetti da conservare amorevolmente, una casa da svuotare, cose da regalare, beni da vendere. Ma l’eredità oltre che materiale è soprattutto invisibile e spirituale. Nel componimento Compro Oro la poetessa si rivolge direttamente alla madre scusandosi per la vendita di un gioiello con la consapevolezza che «tanto la tua spilla – / ce l’ho infilzata nel petto, mi sanguina, però / ora che l’ho posata qui sulla carta / un poco meno (sai così facciamo noi poeti)» (p. 44). E nella poesia Manna la madre, generosa in vita perché «Da casa tua si usciva sempre tutti / a mani piene», viene ringraziata perché, dopo morta, diventa magnanima fonte di ispirazione poetica: «PS. E ancora mi dai: poesie su poesie / mi piovono dal tuo cielo, manna / di mamma» (p. 54).
A raggiera, a partire da questi versi sulla figura materna, si innestano delle notazioni su altre morti. Non poteva mancare una breve sezione sulla madre naturale scomparsa prima di quella adottiva. In Madre l’altra, il fare distante e deludente della madre biologica accentua per contrasto la tenerezza della seconda e più vera madre alla quale l’io lirico confessa: «ora avevo solo te / (ma anche prima)» (p. 73). La serie Ipotesi sul dimenticare sviluppa invece una riflessione su chi in vecchiaia comincia a dimenticare e dunque a morire entrando in «quel muto / mondo addormentato / dove – forse – nessuno chiama / né è chiamato» (p. 83), un mondo di bambini-vecchini che non sanno parlare, smarriti, simili ai fiori perché «Anche i fiori / del prato non sanno dire prato» (p. 85). Dopo le poesie ‘Dedicate’ a familiari e a poeti, l’ultima sezione Coinquilina poesia mostra il saldo legame tra morte, vita e poesia. La poesia aiuta a vivere e a resistere alla morte, nasce in modo misterioso e non esiste senza i lettori perché «chi mi leggerà poi / se per caso il mio Lettore muore?» (p. 133). Lamarque ribalta infine il titolo della raccolta d’esordio di Patrizia Cavalli, Le mie poesie non cambieranno il mondo (Einaudi, 1974), raccolta aperta da un componimento con cui la poetessa originaria di Todi sottolineava il valore forte della poesia come gioco, come attività estranea alla storia. Lamarque, approfondendo il campo semantico invernale che domina la raccolta, arriva invece alla conclusione che «Invece sì, invece forse sì, / le mie poesie lo cambieranno un poco / il mondo. / […] ma come un nevicare lento lento lento.» (p. 134).
Alla coesione della raccolta contribuisce la capacità della poetessa di rovesciare il tono disarmante e semplice dei suoi versi in un senso tragico dell’esistere. Ma i suoi testi suggeriscono anche al lettore la possibilità di trovare nella poesia un po’ di consolazione alla morte e alla crudeltà della vita. Forse per questo uno degli stilemi stilistici più importanti della scrittura della Lamarque, accanto al ricorso alle parentesi, è il frequente uso del punto di domanda: spia di una predilezione per lo stile parlato e dunque di una forte tensione comunicativa, segno di un dialogo tra voci diverse, spesso attraversato da impennate di stupore, ma anche, soprattutto quanto è usato a fine componimento, constatazione dell’impossibilità di spiegare il vivere e le sue ferite, o ancora possibilità aperta di guardare e sentire il mondo in modo diverso, «in punta di vita» (p. 127).

(Ambra Zorat)

¬ top of page


Iniziative
9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

19 settembre 2022
Poeti di "Semicerchio" presentano l'antologia ANIMALIA

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

27 agosto 2021
Recensibili 2021

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

16 aprile 2021
Filologia della canzone: presentazione di "Like a Rolling Stone" di M.G. Mossa

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

28 dicembre 2020
Bandi per collaborazione con Semicerchio e Centro I Deug-Su

20 novembre 2020
Pietro Tripodo Traduttore: presentazione online di Semicerchio 62

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

28 maggio 2020
Seminario di Andrea Sirotti sulla nuova Dickinson

22 maggio 2020
Seminario di Antonella Francini su AMY HEMPEL e LAUREN GROFF

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

28 aprile 2020
Progetto di Riscrittura creativa della lirica trobadorica

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398