Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

ANDREA RAOS, Le avventure dell’Allegro Leprotto e altre storie inospitali, Osimo (AN), Arcipelago itaca edizioni, 2017, pp. 156, € 15,00.

 

Uno dei dati immediatamente visi­bili dell’ultimo libro di poesia di Andrea Raos è la propensione della sua scrittu­ra a stabilire un rapporto imprescindibile con l’ordine dell’accadimento. Nell’in­troduzione in versi al capitolo iniziale della raccolta, intitolato In un battito spiega le ali, l’autore spiega: «Il primo capitolo, questo, è uno spazio esposto / alla trasformazione: il suo titolo espri­me l’apertura al possibile». E ancora: «Il mio obiettivo è che da qui qualcosa riesca / in un battito a spiegare le ali; /e che questo volo invisibile / apra la via per ciò che verrà dopo». Come si vede, la vocazione evenemenziale sem­bra declinarsi, qui, secondo una mo­dalità specifica: l’idea del testo come apertura, slancio, gesto che si affaccia verso il non conosciuto, verso lo spazio del possibile; o ancor meglio: la parola come impulso che intende provocare, che fa accadere ed assieme si espone (come qualsiasi azione si dia nel presen­te) a ciò che ancora non è.

A questa propensione, che costitu­isce una dominante dell’intera raccol­ta, se ne oppone però una di segno apparentemente opposto. Ne risulta una duplicità che comincia a delinear­si già dal primo capitolo, con le poe­sie giapponesi di Yoshitsune. Si tratta di poesie che Raos ha studiato nella sua tesi di dottorato, e che ripropo­ne qui tradotte, riservando loro quasi l’intero spazio del capitolo. Yoshitsune le ha scritte secondo la modalità com­positiva dello honkadori, termine che significa – spiega Raos – «ripresa di una poesia appartenente al canone». I componimenti dialogano, dunque, con dei testi classici di cui rappresentano le variazioni. Non solo: l’autore giappo­nese organizza poi la sequenza delle sue riprese in modo da suggerire una storia (la vicenda sentimentale di due amanti), una «narrazione per isole flut­tuanti / in cui si alternano pieni e vuoti». Bisogna infine considerare che tutte le poesie erano già state scritte in prece­denza dal loro autore: ripresentandole, quindi, egli racconta anche la propria storia, e la sequenza dei suoi testi di­viene anche «autografia», «antologia di sé». Tre livelli, dunque, su ognuno dei quali si attiva una dialettica specifica, quella fra l’ora scritturale e la dimensio­ne del passato: «Le poesie e le parole sono isole», suggerisce Raos. Il bianco che le circonda è innanzitutto lo spazio vuoto entro cui si costruiscono le ipo­tesi e le interpretazioni del lettore sulla storia dei due amanti («tra questi due attimi sta al lettore immaginare cosa accade»). Da un lato, dunque, il testo-isola, visto come impulso, come ciò che accadendo fa accadere, poiché genera connessioni, rapporti di senso che si costruiscono, al momento della lettura, nel mare bianco degli intervalli. Dall’altra il passato, il racconto, di una storia accaduta ed insieme della storia dell’autore attraverso la sua scrittura (l’autografo). Così come, su un altro piano, da una parte ci sono i testi de­positati nel canone, dall’altro l’adesso delle variazioni che li riattiva. Si an­nuncia insomma qui, la dinamica che pare innervare l’intero libro di Raos: il binomio tra il farsi, al presente, della scrittura – la sua energia di flusso che travolge il lettore senza direzione pre­stabilita apparente – e il racconto del già accaduto, lo sguardo retrospettivo, la storia di un mutamento.

I setti capitoli del libro sono aggre­gati attorno ad un tema maggiore, così descritto da Raos : « […] il ridiventare un umano / dopo essere a lungo stato un animale». Per niente semplice co­gliere le manifestazioni del tema così annunciato. Esistono tuttavia delle tracce: prima fra tutte la presenza di un animale, il leprotto, sorta di figura di mediazione dell’autore. Ogni capi­tolo è introdotto da un episodio che lo vede protagonista, a tratteggiare ironicamente una favola, in cui l’ire­nismo fiabesco si rovescia spesso nell’espressione della disillusione, della caduta dall’incanto (a partire dalla sua prima apparizione, quando il leprotto decide di scoprire «com’è fatto il cie­lo» scoprendo che «dietro» la sua volta «C’erano solo il freddo e il niente»). E non è forse un caso che nell’ultimo ca­pitolo il leprotto scompaia, e Raos lasci spazio ad una rievocazione esplicita­mente autobiografica. In ogni caso, se un processo di mutazione può essere individuato, questo non si dà certo nel­la forma del racconto inteso nella sua accezione ordinaria. E non solo per la natura esplosa ed antilineare del libro, ma perché all’idea della narrazione come riproposizione del concluso, si oppone, appunto, la forza sprigionan­te del linguaggio. Si guardi ad esempio alle sequenze in prosa che occupano i capitoli tre e quattro. Nella prima, un impianto narrativo riconoscibile dà conto di un fatto biografico (la visita del personaggio narrante all’ospedale). Ben presto la scena diventa scena del linguaggio ed assieme della deriva ana­logica del narratore: «Sputo finalmente ed è bagnato e doloroso come se pian­gessi dalla bocca. Cola al suolo una palla vischiosa […] con al suo centro un centro minuscolo nero di buio, buio di niente, cavo di nero. Chino lo sguar­do in avanti incastonato nello sputo // Lo guardo e si allarga a trasformarsi in giada nera. // lo guardo ancora e di­venta un masso di pietra pomice liscia­ta dal fuoco // Continuo a guardarlo è l’ambulanza di fronte, la porta a vetri e il banco informazioni..». La forza di trazione del racconto non è più la co­erenza rappresentativa, ma una sor­ta di processo anamorfico in farsi, lo slittamento fino alla con-fusione delle identità delle cose, dove protagonisti diventano forme e colori vicini all’astra­zione. Da notare, di passaggio, come sia il sovrapporsi delle identità, sia la volontà di nominare il colore e la ma­teria del percepito, rappresentino due motivi costanti del libro.

La dialettica accennata sopra si fa ancora più evidente nelle pagine de La ruota dentata, ripresa dell’omonomo racconto lungo di Rȳunosuke, di cui Raos ricalca l’onirismo della narrazione. Il racconto si costituisce come una se­quenza di incontri, di apparizioni, fan­tasmi, che convocano riferimenti alla realtà biografica dell’autore, alla cultura pop, alla tradizione letteraria italiana: accadimenti successivi, che sorgono imprevisti allo sguardo del personaggio, e, con lui, del lettore. Anziché configu­rare il racconto il narratore è assediato dagli individui e le forme che lo abitano, esposto a ciò che la lingua, di volta in volta, schiude: «così sono guardato / mai guarito dalle cose» conclude una delle poesie del sesto capitolo, Come mai, dove appaiono quasi esclusiva­mente poesie in versi. Ed è interessante notare come in quelle di maggiore tra­sparenza semantica, torni a livello te­matico il riferimento al presente come continua disposizione al non prevedibile («Vado a dormire forse torno domani / se ritorna domani»), l’idea dell’esisten­za come esposizione a ciò che muta incessantemente («…e vedo / che le cose accadono / e non sono mai le stesse»). Altre poesie sono composte secondo modalità di disaggregazione del linguaggio tendenti a quella forma installativa propria alla recente poesia di ricerca. Si accampano, così, nella pagina singoli termini isolati, come si volesse abolire l’espressione dei nessi logici fra le parole, oppure sintagmi più estesi. Altrove, accanto a più spiazzanti forzature morfosintattiche (ad esempio: «avevi annienta»), è il singolo verso a presentarsi come stralcio, estrapolato da un prima ed un dopo testuali scom­parsi («apertamente come non so sce­gliere / nel cielovuotoveleno»). Forte è la tentazione di applicare l’immagine dell’isola, utilizzata da Raos per i com­ponimenti giapponesi, agli elementi lin­guistici di queste poesie: parole come isole, fra le quali chi legge è indotto a gettare ponti, a rispondere all’interpel­lazione del senso.

 

(Giovanni Solinas)


¬ top of page


Iniziative
19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398