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MAX MARTINS, Poemas reunidos 1952-2001, Belém,  Editora Universitária UFPA 2001, pp. 396. s.i.p.

 
Questa bella edizione, pubblicata dall’editore universitario dello stato d’origine di Max Martins, il Pará, riunisce in un unico volume tutti i libri anteriori di un poeta estremamente versatile e costantemente proteso all’uso di un linguaggio preciso e conciso. In effetti, Max Martins è un poeta di una vasta traiettoria, inaugurata nel 1952 con l’emblematico titolo O estranho, e affermatasi attraverso raccolte poetiche come Anti-Retrato (1960), H’era (1971), O ovo filosófico(1975), O Risco Subscrito(1980), A Fala entre Parêntesis(1982), Caminho de Marahu (1983), 60/35 (1986) e, più recentemente, Para ter onde ir(1992).

La densa introduzione ad opera del filosofo – e compagno di generazione – Benedito Nunes delinea con chiarezza il cammino percorso da Max Martins, da sempre grande ammiratore di Murilo Mendes, al quale dedica quest’importante raccolta poetica. Nunes mette in evidenza la fondamentale influenza della poesia inglese e nord-americana, che Max Martins passò a leggere, in versione tradotta dal poeta e critico letterario Mário Faustino (prima della tragica e prematura morte di quest’ultimo). In questo senso, l’incontro di Martins con la poesia di lingua inglese gli insegnò sobrietà e contenzione verbale, così come un uso economico dell’immagine.

Quest’influenza giovanile non abbandona l’opera di Martins nemmeno nella sua fase matura, associata ad una visione etica del lavoro poetico, secondo la quale il poeta è interamente immerso nel «craft or sullen art» del verso di Dylan Thomas. In realtà, l’influsso di Mário Fastino sull’opera di Martins è molto forte, sia per quel che riguarda l’opera poetica di Faustino (O homem e sua hora, del 1955), sia per quel che riguarda le riflessioni critiche che il giovane difendeva (basandosi sulla poetica pragmatista di Pound) riguardo alla condizione della poesia come un lavoro intellettuale serio, socialmente e storicamente responsabile per lo sviluppo della lingua e della cultura. Lo stesso Faustino fu il mediatore dell’avanguardia concretista degli anni ’50 nello stato del Pará, avanguardia della quale Martins trarrà molte lezioni.

Nella raccolta Anti-Retrato(1960) Martins introduce alcuni temi poetici a lui cari, come l’amore carnale, ma è solo nel libro sucessivo, H’era (del 1971) che avviene il passaggio della poesia alla categoria di composizione topografica, inclusiva di un disegno grafico, iconico. Questa tendenza sfocerà in altre pubblicazioni, come O ovo filosófico(del 1975) fino al punto più alto che è O Risco subscrito (1980).

Tra il 1960 e il 1970 Max Martins definisce le sue «affinità elettive» in campo letterario, che spaziano da poeti quali il già citato Murilo Mendes, Carlos Drummond de Andrade o Jorge de Lima, per restare in Brasile, o Dylan Thomas. Allo stesso tempo, passa a leggere e ad inspirarsi con prosatori quali Thoreau, D.H. Lawrence, Henry Miller, la lettura di quest’ultimo incamminandolo verso un’interpretazione mistica della sessualità, ancor prima che Max Martins abbracciasse la filosofia orientale. Allo stesso tempo, Max Martins identifica nel Grande Sertão: Veredas di Guimarães Rosa il tema del viaggio associato all’avventura della traversata della pagina, luogo dove avviene la creazione ed il rischio della poesia, come forma indecisa del destino, nelle figure variabili del gioco aleatorio delle parole.

Altre influenze, vicine, come l’amico poeta Age de Carvalho, con il quale pubblica sucessivamente diversi libri, o lontane, come la scoperta dei poeti Edmond Jabès e Octavio Paz, fanno dell’opera di questo poeta solitario una delle voci più originali della poesia brasiliana della seconda metà del Novecento.

Prisca Augustoni


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