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La creazione della donna
Dal De Laudibus Dei di B. Ae. Dracontius, cartaginese del tardo V secolo, i versi 387-9 e 393-401 del primo libro, nella traduzione di Fancesco Stella. Il testo è quello edito da F. Vollmer per i Monumenta Germa- niae Historica nel 1905. Vollmer per i Monumenta Germaniae Historica nel 1905.
Excutitur sommo iuvenis, videt ipse puellam
ante oculos tunc stare suos, pater, inde maritus non tamen ex coitu genitor, sed coniugis auctor (...)
Consistitit ante oculos nullo velamine tecta, corpore nuda simul niveo quasi nimpha profundi: caesaries intonsa comis, gena pulcra rubore, omnia pulcra gerens, oculosos colla manusque, vel qualem possent digiti formare tonantis. nescia mens illis, fieri quae causa fuisset.
tunc deus et princeps ambos coniunxit in unum et remeat sua costa viro, sua membra recepit, accipit et fenus, cum non sit debitor ullus.
[Blossio Emilio Draconzi]
Si desta il giovane Adamo, la vede fanciulla eretta innanzi agli occhi suoi lui padre, poi marito:
non per generazione genitore
aveva dato vita alla sua donna, che pure a lui doveva l’esistenza (...)
Stava ferma davanti agli occhi suoi senza alcun velo
nuda il corpo bianchissimo
come ninfa del mare
sciolti i capelli ignoti al taglio e bello
il rossore delle gote, in tutto bella
gli occhi le labbra il collo e le sue mani quale soltanto possono creare
le dita di Dio.
Erano vivi, non sapevano perché
e il signore li uni in un solo corpo
e all’uomo tornò la sua costa, riaccolse le membra sue, godette il frutto
di un prestito mai fatto.
[trad. Francesco Stella]
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