Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

Sangue come moneta. Un campo semantico nella lirica di Paul Celan

Di Michael Jakob

 

In: Semicerchio LV 02/2016 “30 anni” pp. 212-214

 

 

Nelle poesie di Paul Celan non compare la parola ‘Geld’ (‘denaro’). Al suo posto si incontrano però di continuo reliquie della circolazione monetaria di un tempo, segni di un flusso di denaro del passato, come «Groschen» (‘soldo’) o «Taler» (‘tallero’). I segni concreti, le monete, non agiscono come portatori di uno scambio vivo, ma, proprio a motivo della loro materialità, indicano che un sistema monetario è divenuto obsoleto. «Münzen» (‘monete’) o «Groschen» operano come reperti arcaici, archeologici, staccati dalla inter- dipendenza di senso che un tempo li avvolgeva e li rendeva sicuri. La circolazione della corrente monetaria è stata interrotta e il valore che dipende dai singoli segni non è più attuale, ma è diventato storico. Le conseguenze poetologiche di un tale cambiamento leggibile nel segno ‘moneta’ sono di molteplice natura. Esse riguardano il valore del singolo portatore di segno della poesia stessa, la parola; tarano la capacità di verità di questo tipo di espressione, l’interdipendenza ermeneutica della circolazione della parola, del verso e della poesia nel contesto interno dell’evoluzione dell’opera celaniana e nel contesto esterno della sua ricezione. In altri termini, cos’è la lirica di Celan? Un tesoro monetario che cresce col tempo oppure una somma che si oppone ad ogni accumulo per mostrare solo il singolo, ciò che brilla, reperti individuali che non vogliono più essere assorbiti in una totalità?

Il luogo in cui la significanza poetologica della metaforica monetaria diviene trasparente è il legame esplicito di “parola” e “moneta”. In Celan compare dapprima in una poesia della raccolta Atemwende:

 

 

IN DIE RILLEN

der Himmelsmünze im Türspalt 

presst du das Wort,

dem ich entrollte,

als ich mit bebenden Fäusten

das Dach über uns

abtrug, Schiefer um Schiefer,

Silbe um Silbe, dem Kupfer -

schimmer der Bettel-

schale dort oben

zulieb.

 

 

L’asse principale di questa poesia è costituito, come spesso in Celan, dalla relazione io-tu. Io e tu sono legati nella «moneta celeste», in quella componente cioè in apparenza più elevata, verticale. L’identità dell’io – la sfera in cui esso, semmai, torna ancora a sé – è collegata ad una «parola» che è situata in un molteplice a parte. Poiché tutto dipende dal modo di questa parola che risveglia e ravviva l’io, dalla sua potenzialità semantica, la «moneta celeste» risulta particolarmente significante: non è l’effigie sulla moneta ad offrire la «parola» decisiva, bensì gli anonimi, materiali «solchi»; la «parola» che riguarda l’io non porta nessun nome e nessuna immagine, non porta probabilmente proprio niente, ma solo si imprime.

In Nei solchi Celan cambia dunque alla base la rappresentazione convenzionale della parola come «moneta», che nella retorica è rintracciabile a partire da Quintiliano e, come ha indicato Harald Weinrich, risale presumibilmente al pensiero scettico greco: la metafora tradizionale viene capovolta in quanto entrambi i relata appaiono concretizzati, anzi materializzati, provocando la loro separazione, che soltanto in un secondo momento conduce ad una confluenza certamente forzata. Moneta e parola qui non valgono più come segni sicuri, ma vengono correlati ad una sfera d’insicurezza che si potrebbe indicare come quella della verticalità divenuta problematica. La moneta di questa poesia cade con ciò nell’ambito del «bòssolo della questua» e nel campo d’effetto dello smantellamento del «tetto», del senso sicuro, per cui la sua caratterizzazione come «moneta celeste» suona perfino ironica. Né per la «parola» (per la lingua), né per la «moneta» (per il mondo, per la sua struttura di valori), né per l’io risultante da tutto questo, c’è dopo una simile esperienza un «lassù» che possa offrire rifugio.

Anche la seconda poesia di Celan in cui incontriamo il legame parola/moneta, Die längst Entdeckten (GW II, p. 133), ricorre all’immagine monetaria soltanto per far risaltare l’incertezza della comunicazione:

 

DIE LÄNGST ENTDECKTEN

flüstern sich Briefworte zu,

flüstern das Wort ohne Blatt, 

das umspähte, gross wie dein Taler

 

 

Il «tallero», simbolo di ciò che è prezioso e grande, vale qui come segno condotto all’assurdo di uno scambio di parole di tipo paradossale: paradossali sono infatti parole scritte («epistolari») che vengono sussurrate, così come «parole epistolari» «senza foglio», cioè parole senza un loro proprio supporto. Il «tallero» che appare nella comparazione risulta con ciò come un’immagine spettrale e derisoria di un atto comunicativo, come relitto estetico di una interdipendenza ormai declinata.

Il «tallero» in Die Längst Entdeckten è inoltre legato in modo intratestuale ad una poesia del primo Celan, Marianne (GW I, p. 14), nel cui verso finale si può leggere: «Nun klingt auf den Fliesen der Welt der harte Taler der Träume». Questo «ora» che circoscrive una nuova situazione nell’immagine del «duro tallero dei sogni» consegue alla sepoltura dell’amata, Marianne.

Nella prima strofa, in una visione apocalittica, la poesia libera lo sguardo sulla figura allegorica di una morta («Von Auge zu Auge zieht die Wolke, wie Sodom nach Babel»). La seconda strofa concretizza, nel balenare momentaneo del ricordo di questo incubo, la morte dell’amata in una scena che è l’allegoria tragicamente trasparente della morte nei campi di concentramento: «Mit schneeigen Zähnen führt einer den Bogen». Nella terza strofa il corpo della morta viene occupa- to, esplorato, incorporato dai sopravvissuti («ein Wein ohnegleichen dein Leib, und wir bechern zu zehnt»), per culminare alla fine nella processione per la sepoltura, che chiude la poesia. Il sovrapporsi, visionario e allucinante, dei tempi e degli strati della realtà che caratterizzano la poesia, il sopravvivere dell’amata morta nell’incessante rimembranza, conferiscono allo stato onirico un che di violento, di minacciosamente incalzante.

Per determinare però più precisamente la funzione del «tallero», occorre ampliare il cerchio della nostra indagine. Il più importante ed indicativo campo iconico che concerne la metafora monetaria è legato nell’opera di Celan in maniera insolita e sorprendente col corpo umano. Ai passi già citati se ne aggiungono altri otto – la quantità parla da sé! – nei quali ciò che è fisico e ciò che è monetario si sovrappongono in maniera del tutto esplicita:

 

Wer wie du und alle Nelken Blut als Münze

 [braucht und Tod als Wein,

(GW I, p. 49)

Brich dir die Atemmünze heraus

aus der Luft um dich und den Baum

(GW I, p. 282)

Die Silbermünze auf deiner Zunge schmilzt, 

sie schmeckt nach Morgen, nach Immer 

(GW I, p. 284)

von meinem Herzgroschen laut

(GW II, p. 60)

Unfrist und Frist

münzen einander zutode,

die Taler, die Groschen

regnen dir hart durch die Poren

(GW II, p. 61)

Da: der zerbissene

Ewigkeitsgroschen, zu uns

heraufgespien durch die Maschen

(GW II, p. 85)

freudig zerbeiss ich

das münzenkernige Schicksal

GW II, p. 274)

mit ihrem Traum 

streich über die 

ausgemünzte 

Schläfenbeinschuppe

 (GW II, p. 322)

 

 

La relazione fra moneta e corpo provoca una serie di legami incrociati: come la moneta, che non conosce più né alcuna immagine né alcuna scritta, anche il corpo umano è ridotto alle funzioni elementari ed è appena in grado di parlare ancora; come la moneta esposta al morso, che si piega, «si fonde», il corpo umano si scioglie, e noi ci imbattiamo ormai soltanto in isolate funzioni corporee. Moneta, parola e corpo appartengono dunque ad un solo e medesimo ambito, quello della decomposizione di ciò che era interconnesso. Questa tendenza allo scioglimento che accompagna la poesia di Celan trova la sua espressione ironico-sarcastica nel rinvio a simboli religiosi, i quali, dove compaiano, vengono sempre posti in dubbio. Il soldo «spezzato coi denti» che rimane come resto, e che oltre a ciò porta anche con sé la ferita dell’enjambement, informa, nel segno religioso-pervertito della moneta, di come sia crollata la rappresentazione di un al di là.

Il luogo in cui nell’io tutto rovina è il sogno, o l’incubo, la camera oscura del melanconico, l’ambito di una eternità negativa, in cui le funzioni corporee giocano contemporaneamente un ruolo centrale. La moneta, senza immagine, senza indicazione di valore, senza reale sostanza e senza peso, è così divenuta simbolo negativo, denaro d’avanzo; essa è negativa non più come similitudine, bensì come materia che penetra nel corpo «attraverso i pori» (GW II, p. 61). Ciò che il segno moneta e i segni tutti in Celan vogliono significare non è più merce di scambio – cosa che presupporrebbe un orizzonte di comunicazione, una referenza sicura –, ma riguarda direttamente l’interiorità di un soggetto, che sogna, ricorda e soffre.

 

[trad. F. Gonnelli - M. Formica]


¬ top of page


Iniziative
19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

11 settembre 2023
Recensibili 2023

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398