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ANTONIO PRETE, Della Poesia per frammenti. Poesie scelte, Verona, Anterem Edizioni, 2006, pp. 76.
L’opera, accompagnata dalla riflessione di Pascal Gabellone, teorico e raffinato studioso di letteratura, si presenta come una serie di saggi che ripercorrono l’amore dell’autore per la disciplina letteraria. Prete, che sceglie i ‘suoi’ autori così come si scelgono le frequentazioni quotidiane, le amicizie, i compagni di viaggio, in questo libro rende conto della sua vita, non solo di ‘specialista’ della letteratura, ma anche di lettore curioso e appassionato. Egli, attraverso l’indagine della scrittura, ricostruisce un percorso di tematiche a lui familiari. Il terreno comune a tutti i saggi e su cui Prete si muove è il linguaggio. Il linguaggio nelle sue varie declinazioni, quello della poesia in particolare. Il viaggio che egli compie, e che ci invita a compiere ogni qual volta ci avviciniamo al testo poetico, è quello di cercare di sanare, riempire un vuoto. Prete si è a lungo occupato di teoria della traduzione, traducendo egli stesso da autori francesi e non solo. Di recente ha concluso il lavoro di traduzione ventennale de I Fiori del male di Charles Baudelaire. Il lavoro di traduzione, e quello compiuto per Baudelaire in particolare, egli lo definisce un "azzardo", un tentativo, come spesso avviene nell’ambito della traduzione, di "tenere insieme, nella nuova lingua, l’identità del testo originale e la propria identità". In alcuni saggi, all’interno di questa raccolta, l’autore prende coscienza di questa esperienza a ritroso nella lingua, che non è la stessa dell’autore, ma che è lontana, in esilio. La lontananza dalla lingua accompagna la riflessione sul linguaggio. Può essere la lontananza di chi abbandona la propria lingua madre e ‘sceglie’ di esprimersi con una lingua acquisita, ma è anche lo scarto fra linguaggio poetico e uso comune, il quotidiano che ha perduto il rapporto magico con il suono della lingua, il naturale suono dell’anima. La ricezione di un’opera letteraria è fortemente legata alla traduzione che di essa ne viene fatta, il suo successo, l’amore da arte del pubblico. In questi saggi brevi, ma di una delicata intensità e acutezza intellettuale, Prete invita a sottrarsi allo sguardo delle apparenze e richiama l’attenzione al mistero della più intima espressione umana. Egli si appoggia alla poesia per indagare un cammino fatto di dissonanze, ritmi differenti, divagazioni, voli. Il libro è il riconoscimento della Giuria del Premio Lorenzo Montano ad Antonio Prete per la sezione "Opere scelte- Regione Veneto". Dello stesso autore si segnalano anche testi basilari per l’interpretazione di Leopardi come Il pensiero poetante, Il demone dell'analogia, Finitudine e infinito.
(Irene De Lio) ¬ top of page |
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