« indietro SALOMÉ VUELTA GARClA, Introduzione: Micó e la Commedia: tra forma e narrazione (pp. 49-52) Nell’autunno del 2018, quando usci a Barcellona, per la casa editrice Acantilado, la traduzione di José María Micó della Commedia, erano trascorsi ben ventiquattro anni dall’ultima versione in castigliano del capolavoro dantesco da parte di Abilio Echeverría (Madrid, 1994), in terza rima, e circolavano ancora in Spagna, fra le altre, la celeberrima traduzione del poeta e saggista Ángel Crespo (Barcellona, 1973-1977), sempre in
terza rima, e quella del poeta e librettista Luis Martínez de Merlo (1988), in endecasillabi sciolti. Il lungo silenzio che separò le prime versioni del testo italiano, apparse fra il 1428 e i primi decenni del Cinquecento, e quelle di epoca romantica[1], fu colmato, infatti, dopo quest’ultimo periodo, da una pratica traduttiva costante nelle due sponde dell’oceano che separa i paesi di lingua ispana; un interesse appassionato che registrò «una forte impennata nei periodi relativi ai due anniversari del XX secolo, quello del 1921 e quello del 1965»[2], e che si possa protrarre per tutto il Novecento, con le «más de cincuenta traducciones de la Divina Comedia»[3] pubblicate entro il 1990 nelle diverse lingue della Spagna, fino ad arrivare ai nostri tempi, con l’uscita nel 2021, in occasione del settimo centenario della morte di Dante, di tre nuove traduzioni spagnole: l’edizione bilingue e illustrata a cura di Juan Barja e Patxi Lanceros (Madrid); l’edizione bilingue in tre volumi di Jorge Gimeno (Penguin Clasicos) e l’edizione bilingue in tre volumi di Raffaele Pinto e Juan Varela-Portas de Orduña, che, grazie anche alla collaborazione dei due traduttori con altri esperti dantisti, contiene l’edizione critica del testo e un ampio apparato di note che chiariscono termini e riferimenti testuali ad un pubblico vasto (Akal)[4]. La traduzione di José María Micó (professore ordinario di Letteratura spagnola all’Universitat Pompeu Fabra di Barcellona, reputato filologo, poeta e pluripremiato traduttore, nonché musicista di successo[5]), edita con squisita eleganza e raffinatezza, è corredata da un prezioso apparato paratestuale: un breve ma ben documentato prologo, definito dalla critica come frutto di un «addetto ai lavori danteschi»[6]; una nota sul testo dantesco e sulle scelte generali di traduzione elaborata con competenza e rigore filologico dall’autore, che ama definire l’atto di tradurre come l’esercizio filologico in sommo grado[7]; l’opera italiana in calce alla traduzione, in corpo minore a due colonne; e una nota in prosa che apre ogni singolo canto e riassume il contenuto dei versi, ponendolo spesso in relazione con altre parti del poema, in una sorta di guida alla lettura che facilita la comprensione del testo per un lettore spagnolo moderno. Dopo l’ultimo canto, inoltre, Micó include altri testi essenziali per la comprensione e l’interpretazione del capolavoro dantesco: una dettagliata cronologia della vita e dell’epoca di Dante; un’accurata bibliografia selezionata, sia delle principali edizioni italiane moderne della Commedia e degli studi danteschi, sia delle traduzioni contemporanee della Commedia nelle quattro lingue parlate in Spagna; una mappa dell’universo dantesco che dà conto sinteticamente della struttura narrativa del poema e un dettagliato indice ragionato sui personaggi, opere e luoghi citati nel poema che chiarisce e contestualizza quanto narrato nel testo poetico. La versione fu accolta molto favorevolmente da numerose testate giornalistiche che ne lodarono la qualità artistica, lo stile naturale, la lingua cristallina, melodica, e la fluidità narrativa; un gioiello, insomma, alla portata del pubblico di lingua spagnola: «la Comedia de Micó fluye como una novela» (Jorge Carrión, The New York Times); «Con la breve pero esclarecedora nota introductoria con que Micó abre cada canto, y con la sencillez de su cristalina lengua castellana y de su versificado, la Comedia de Dante se puede leer. Y gozar» (Héctor J. Porto, La Voz de Galicia); «Una labor excelente y nueva con un fiel lenguaje que se acerca al lector. Una obra genial y una versión de nuestro tiempo» (Luis Antonio de Villena, El Norte de Castilla); «Micó ha mantenido los elementos métricos para conseguir una musicalidad que convierte esta edición en una partitura» (David Castillo, La República); «Limpia de ripios y versificaciones forzadas, mantiene indemne toda su belleza, trascendencia y fascinante seducción» (El Mundo-El Cultural)[8]. Ben presto la traduzione fu recensita in riviste specializzate che ne evidenziarono le principali novità, fra cui, in primis, la cancellazione nel titolo dell’aggettivo Divina, che, come spiega Micó nell’introduzione al testo, si dovette a Boccaccio e apparve per la prima volta nell’edizione veneziana di Gabriele Giolito (1555)[9], e ne elogiarono la fluidità e l’eleganza dei versi[10]. Nei commenti è stata dedicata un’attenzione particolare alla scelta metrica, perché, se è vero, secondo Micó, che «en toda traducción, y particularmente en la poética, una de las decisiones más difíciles es la traducción de la forma», nel caso di Dante, «el gran dilema es evidentemente la terza rima»[11]. Contrariamente a quanto affermato categoricamente dal poeta Ángel Crespo sul metodo di tradurre la Commedia («terza rima o nada»[12]), Micó opta con convinzione (confortato dalla sua precedente esperienza traduttiva) per gli endecasillabi sciolti con rime assonanti non sistematiche e per il rispetto della sintassi e della disposizione strofica del testo originale, «porque una cosa es la rima generatrice en manos del autor y otra cosa muy distinta es la obligación del traductor de respetar, además del sentido original, la legibilidad del relato y sus matices estilísticos, sin añadir elementos ajenos, extemporáneos o forzados por la necesidad de rimar»[13]. Convinto che il rispetto scrupoloso della rima in una disposizione identica a quella del testo originale non sia sempre garanzia di fedeltà, anzi, «aun puede suceder lo contrario, que nos obligue a decir cosas que el autor nunca dijo, o a decirlas de un modo que no siempre se compadece con el tono, la intención, la disposición elocutiva, o el estilo del original»[14], Micó si preoccupa di preservare il senso letterale dell’originale e di ricostruire «la condición poética del texto traducido, dando un mismo grado de legibilidad y [...] buscando una pulsión narrativa y una variedad lingüística equiparables a las de Dante»[15], senza cadere in una lingua d’epoca che impedisca il lettore di «sentir como contemporáneo a un gran poeta que vivió hace siete siglos»[16].
Nella sua recensione della versione di Micó, il dantista Juan Varela-Portas de Orduña poneva l’attenzione su due problemi fondamentali del tradurre Dante in spagnolo, di difficile soluzione. In primo luogo, la ricerca della fluidità e della leggibilità, comune alla maggioranza dei traduttori, fa perdere in parte la ‘radicale alterità’ che il testo dantesco presenta per il lettore italiano sin dall’epoca di stesura della Commedia, tenendo conto che la straordinaria varietà di registri linguistici del poema poggia su una libertà lessicale difficile da riprodurre in lingue ormai codificate. Inoltre, il fatto che nella tradizione poetica spagnola l’endecasillabo sia per lo più l’endecasillabo petrarchesco, con accento soprattutto nella sesta sillaba, o nella quarta e ottava, mentre l’endecasillabo dantesco ha una varietà e ricchezza accentuale maggiore, contribuisce a rendere la traduzione ‘normalizzante’ rispetto all’opera italiana. Per il critico, «Jose´ Mari´a Mico´ lidia con estas dificultades con excelente sentido poe´tico, con el pensamiento puesto tanto en el lector como en el texto de partida»[17]. Del resto, come ebbe modo di illustrare lo stesso Micó nel colloquio pomeridiano avvenuto con la sottoscritta nella giornata di studi Dante: riletture, traduzioni e riscritture nelle lingue e nelle letterature moderne dello scorso 8 ottobre 2021, se la ricerca della fluidità perseguiva l’intento di fare capire i lettori che il poema dantesco racchiude, oltre a grandissima poesia, anche una narrazione di grande rilevanza, per quanto riguarda la metrica bisogna tenere conto che quando si traduce «lo si fa da un sistema poetico ad un altro diverso, non si può soltanto ricalcare un verso e farlo in modo innaturale»; per cui, anche se talvolta egli si è avvicinato alla metrica dantesca in luoghi strategici della sua traduzione, «ha fatto sì che l’endecasillabo fosse il più naturale possibile per la poesia spagnola di oggi», né dantesco né petrarchesco, ma «un po’ più melodico, un po’ più trasparente dal punto di vista della musica»[18]. La versione di Micó è arrivata alla sua quinta edizione. Lungo il suo percorso editoriale, ha subito piccoli ma importanti ritocchi che mostrano quanto le traduzioni siano, in parole dell’autore nel saggio scritto per questa rivista, «la vera arte del non finito». [1]Oltre all’ancora imprescindibile saggio di Joaquín Arce, Spagna, in Enciclopedia dantesca, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1976, 5, pp. 355-362, possono consultarsi, per quanto riguarda soprattutto le prime versioni spagnole della Commedia, gli articoli di Paola Calef, La ricezione di Dante nel Quattrocento spagnolo; Andrea Zinato, La ricezione di Dante nel Medioevo spagnolo e di Roberto Mondola, Prospera et adversa fortuna: appunti su Dante in Spagna (che analizza anche la traduzione di Ángel Crespo), raccolti nel volume Dante oltre i confini. La ricezione dell’opera dantesca nelle letterature altre, a cura di Silvia Monti, Alessandria, Edizioni dell’Orso 2018, pp. 61-76, 185-207 e 155-170, rispettivamente. [2]Rossend Arqués, Traduzioni e irradiazioni ispaniche novecentesche della Commedia di Dante (Ángel Crespo, Luis Martínez de Merlo, Abilio Echeverria e María Zambrano), «Critica del testo», XIV, 3 (2011), p. 119, che rimanda, per informazioni piu precise, allo studio di Joaquín Arce, La bibliografía hispánica sobre Dante y España entre dos centenarios (1921-1965), in Dante nel mondo: raccolta di studi promossa dall’Associazione internazionale per gli studi di lingua e di letteratura italiana, a cura di Vittore Branca ed Ettore Caccia, Firenze, Olschki 1965, pp. 407-431. [3]Joaquín Arce, Dante en España, appendice a Dante Alighieri, Divina Comedia, ed. di Giorgio Petrocchi, traduzione e note di Luis Martínez de Merlo, Madrid, Cátedra 1996, p. 761, apud R. Arqués, Traduzioni e irradiazioni ispaniche novecentesche della Commedia di Dante, cit., pp. 119-120. [4]Si veda, per queste ultime traduzioni, la conferenza di Raffaele Pinto e Juan Varela-Portas de Orduña, Tradire Dante, el arte de traducir la Divina Comedia, tenutasi lo scorso 29 settembre 2021 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Madrid (consultabile on-line: https://www.youtube.com/ watch?v=JZEQrJuxKLs). Inoltre, sempre nel 2021, sono uscite in Argentina nuove versioni della Commedia, come l’edizione bilingue, annotata e illustrata, a cura di Claudia Fernández Speier (per la casa editrice Colihue), la cui traduzione, in endecasillabi sciolti, privilegia il senso piu che gli aspetti fonici, ma cerca anche di riprodurre la varieta di registri linguistici che caratterizza l’opera di Dante. Si veda la recensione di Katherina Frangi nella «Revista Chilena de Estudios Medievales», 20 (2021), pp. 87-89. [5]L’ampia attività filologica e critico-letteraria di Micó comprende edizioni di autori classici, quali Mateo Alemán, Miguel de Cervantes, Francisco de Quevedo, Luis de Góngora, antologie critiche di poesia spagnola e numerosi saggi, tra cui si segnalano: Las razones del poeta (2008), Clásicos vividos (2013) e Para entender a Góngora (2015). La sua opera poetica annovera La espera (1992, Premio Hesperión), Letras para cantar (1997), Camino de ronda (1998), Verdades y milongas (2002), La sangre de los fósiles (2005), Caleidoscopio (2013), Blanca y azul. Poemas para cantar (2017) e Primeras voluntades (2020), antologia dove l’autore riunisce, ripensandola, tutta la sua opera poetica. In Italia è stata pubblicata una prima selezione dei suoi versi nel volume Prima stazione. Poesie scelte 1990-2005 (Pagliai, 2008) nella traduzione di Francesco Luti e, posteriormente, la raccolta Caleidoscopio (Passigli, 2018) tradotta da Pietro Taravacci. Traduttore di Ramon Llull, Jordi de Sant Jordi e Ausiàs March, Micó è anche autore delle versioni spagnole delle Satire (1999) e dell’Orlando furioso di Lodovico Ariosto (2005-Premio Nacional a la Mejor Traducción, Premio Internazionale Diego Valeri, Premio Nazionale per la Traduzione in Italia). Con la sua traduzione della Commedia di Dante ha vinto nel 2019 il XXII Premio de Traducción Ángel Crespo (per ulteriori notizie, vedi http:// www.jmmj.eu/). [6]Juan Varela-Portas de Orduña, recensione alla traduzione di Micó nella rivista «Tenzone. Revista de la Asociación Complutense de Dantología», 19 (2018), p. 214. [7]José María Micó, Traducir otra vez la Comedia de Dante, in «1611. Revista de Historia de la Traducción», 12 (2019), in linea, p. 1. [8]Citazioni tratte dalla pagina web della casa editrice Acantilado dedicata alla presentazione della traduzione di Micó, che raccoglie anche alcune delle numerose interviste all’autore fino ai giorni nostri (https://www.acantilado.es/catalogo/ comedia/). [9]Dante Alighieri, Comedia, prólogo, comentarios y traducción de José María Micó, Barcelona, Acantilado 2018, pp. 9-10. [10]Si vedano, tra le altre, la recensione di Cristina Montoro Verdugo nella rivista «Tardor», 14 (2019), pp. 77-95 e quella di Juan Varela-Portas Orduña in «Tenzone», sopra citata. [11]José María Micó, Traducir otra vez la Comedia de Dante, cit., p. 4. [12]Ángel Crespo, La traducción de la Commedia de Dante: terza rima o nada, in «Cuadernos de Traducción e Interpretación», 8-9 (1987), pp. 7-19. [13]Dante Alighieri, Comedia, prólogo, comentarios y traducción de José María Micó, cit., p. 38. [14]José María Micó, Traducir otra vez la Comedia de Dante, cit., p. 4. [15]Ivi, p. 5. [16]Dante Alighieri, Comedia, prólogo, comentarios y traducción de José María Micó, cit., pp. 38-39. [17]Juan Varela-Portas de Orduña, recensione in «Tenzone», cit., p. 218. [18]Il colloquio è consultabile on-line: https://www.youtube.com/watch?v=p0kLHxVQ0IE ¬ top of page |
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