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AUCTORES NOSTRI. STUDI E TESTI DI LETTERATURA CRISTIANA ANTICA, 2.2005, pp. 452, Euro 20. Collana diretta da Marcello Marin, Cattedra di Letteratura cristiana antica, via Arpi 176, 71100 Foggia, e-mail auctoresnostri@unifg.it
Caterina Celeste Berardi, in La simbolica degli animali nell’interpretazione patristica di Atti 10, mostra come il racconto della visione di Pietro – la ‘tovaglia’ con ogni sorta di animali che una voce lo esorta a mangiare: visione che già da lui viene interpretata simbolicamente, con gli animali a rappresentare l’intera umanità cui Pietro dovette diffondere il messaggio divino – venga utilizzato da Origene, e poi da Didimo e dallo Pseudo Basilio; e, in ambito latino, da Cromazio di Aquileia, Girolamo e Agostino, per avallare la loro prassi di attribuire il simbolismo antropologico agli animali biblici. Alessandro Capone esamina il contributo eventuale che il Codex Athos Xeropotamou 256 potrebbe offrire alla constitutio textus del Contra Iulianum di Cirillo di Alessandria, di cui i fogli 187r-190r contengono alcuni estratti, arrivando alla conclusione che le varie pericopi siano state tratte dal copista del codice – che è in buona parte Costantino Daponte – da un’edizione a stampa (peraltro non identificabile con certezza): questi fogli non possono dunque contribuire alla constitutio textus dell’opera cirilliana. In uno studio incentrato su Le lettere ‘antidonatiste’ di Gregorio Magno, Francesca Maria Catarinella mostra come il pontefice ‘contamini’ sapientemente fonti bibliche e patristiche "per condurre la difesa della cristianità universale" contro un pericolo di eresia (nella fattispecie donatista) che però al suo tempo (fine VI secolo) è senz’altro meno concreto che nei secoli precedenti. In un esame della caratterizzazione taumaturgica (esplicantesi in particolare contro i demoni) attribuita alle reliquie di S. Felice nei Natalicia di Paolino da Nola, Michele Cutino illustra con ampiezza come la santità di Felice in Paolino assuma una marcata funzione comunitaria: nel suo dare lustro alla città di Nola (carmm. 13; 14; 18); nel suo porsi, soccorrendo la città dalla minaccia gotica, come parte di una historia salutis che inizia già dall’Antico Testamento (carm. 26: il tema della continuità nella salvezza fra la antica e la nuova economia si lega alle opere, commissionate da Paolino negli anni 400-403, di restauro della basilica protocristiana di Nola – contenente il sepolcro del santo, e dipinta con scene del Nuovo Testamento – e di edificazione di una nuova basilica, con episodi dell’Antico Testamento); nel suo contribuire alla sequela di benefici apportati dalle reliquie dei martiri nella lotta contro i riti del paganesimo (carm. 19). Lo studio di Lisania Giordanio mira a un tentativo di ricostruzione, tramite la lettura del Registrum Epistularum, della giustizia di Gregorio Magno; emerge "il ruolo attivo della Chiesa gregoriana in ambito giudiziario", dato che "le richieste di intervento avanzate al Pontefice erano continue […] e attestano l’incidenza di un consistente movimento normativo nella Chiesa gregoriana con proprie direttive e proposizioni tecniche di rilievo". Jean-Noël Guinot riflette sul tema dell’esegesi allegorica – che storicamente fu condotta sia sui testi omerici ed esiodei che su quelli biblici – mettendo in evidenza in particolare il pensiero origeniano, teso a dimostrare non solo la legittimità della lettura allegorica della Bibbia, ma anche la superiorità del testo biblico, l’allegoria del quale si fonderebbe comunque sulla storicità degli episodi narrati, rispetto a quei testi pagani, una cui lettura allegorica avrebbe per fondamento soltanto una finzione. Il contributo di Vincenzo Lomiento sottolinea, in riferimento al primo libro delle Confessioni di Agostino, il ruolo importante che i markup languages svolgono nei testi digitali, ovvero la possibilità di annotare il testo, segnalando al lettore le varianti testuali, ma anche le particolarità linguistiche e stilistiche, e i realia dell’opera. Marcello Marin si sofferma sulla presenza delle Confessioni di Agostino nel diario di Eugène Ionesco, intitolato La quête intermittente e scritto fra il luglio 1986 e il gennaio 1987. È proprio in questo periodo che Ionesco legge per la prima volta "seriamente" le Confessioni; accade così che egli rifletta più volte su di esse nel suo diario, a proposito dei temi della memoria, della pigrizia, del desiderio di gloria... Talvolta Ionesco è dissonante rispetto ad Agostino, come sull’esistenza di un buon ordine del mondo, talvolta il suo giudizio sembra riduttivo, e tuttavia Marin ritrova in Ionesco il triplice livello di pubblico (Dio; i contemporanei; l’autore stesso) cui le Confessioni di Agostino erano rivolte, sottolineando l’intensa spiritualità cui La quête intermittente riesce progressivamente ad aprirsi. Il raffinato studio di Chiara Militello indaga le fonti filosofiche del De statu animae di Claudiano Mamerto – opera che fu redatta fra il 469 e il 470 e nella quale l’autore voleva sostenere l’incorporeità dell’anima –, ribadendo che esse vanno rintracciate non solo in Agostino ma anche in Porfirio – in particolare, nei Óýììéêôá æçôÞìáôá, di cui possiamo ricostruire qualche passo grazie alle testimonianze di Nemesio e Prisciano Lido. Antonio V. Nazzaro indaga il significato della ripresa del Liber Ruth in tre opere di Ambrogio (il De uiduis; il De fide; il Commento a Luca), mostrando una differenza fondamentale fra la prima e le altre due, successive: nel De uiduis viene privilegiata la vedova Naomi – suocera di Rut –, figura che può fungere da exemplum per le vedove cristiane; nelle altre due, la nuora acquisisce centralità rispetto alla suocera, venendo a simboleggiare la Chiesa, in un rapporto figurale che vede Naomi rappresentare la Sinagoga, e Boaz (il parente presso cui Rut va a spigolare e che, grazie alla legge giudaica del levirato – seppur ‘allargato’– , alfine la sposa) Cristo. Interessante la riflessione di Michele Porcaro sul Sermo 34 di Agostino; lo studioso mostra come il tema agostiniano del venir meno dell’amore nell’amante non corrisposto vada ricondotto alla Prima lettera di Giovanni, ovvero all'idea che è Dio ad amare per primo l’uomo, che altrimenti non sarebbe neppure in grado di amarlo. Il contributo di Gualtiero Rota riguarda la gnosi naassena, volendo precisare il significato che assume il termine óöñáãéäåò presente in accusativo al v. 20 dell’anapestico Salmo dei Naasseni sull’anima; lo studioso ipotizza che tali sigilli, che permettono agli pneumatici ‘risvegliati’ dalla gnosi di attraversare le sfere celesti, custodite dalle potenze avverse, fino a raggiungere il principio divino, alludano non solo a una sorta di formulario magico da pronunciare nei momenti critici del viaggio, ma anche alla funzione protettiva svolta dai sacramenti nel difficile percorso verso la reintegrazione nel Pleroma. Elisabetta Sciarra fornisce descrizione codicologica e paleografica di un foglio membranaceo – vergato in scrittura beneventana cassinese –, da lei scoperto nella Biblioteca Angelica e ancora sconosciuto agli studiosi. Il foglio contiene una sezione del Commentario di Girolamo al Vangelo di Matteo (in Matth. 4, 1304-1406), per cui la studiosa pensa che il codice di cui il foglio era parte riportasse o l'intero Commentario o un’omelia contenente un escerto dello stesso. L’esame delle varianti rispetto all’edizione critica (edd. Hurst e Adriaen, 1969) non consente di collocare il testo tramandato dal foglio in un ramo preciso della tradizione. Il contributo di Marco Ugenti offre una traduzione commentata, sulla base del testo stabilito da Ludwich, dei 110 versi della Protheoria della Metafrasi dei salmi, mirando a rettificare le imprecisioni presenti nelle precedenti traduzioni di questo testo tradizionalmente – ma forse erroneamente – attribuito ad Apollinare. Lo studio di Maria Veronese, prendendo in esame alcune eventuali citazioni ciceroniane segnalate da G. Schepss in riferimento agli scritti attribuiti a Priscilliano, e identificando una non segnalata citazione della Medea di Ennio nel Tractatus Exodi, propone di considerare "la ripresa di citazioni classiche un elemento in grado di illuminare la uexata quaestio circa l’unitarietà d’autore del corpus di Würzburg". Il contributo di Marta Bellifemine recensisce il saggio di L. Nicastri Classici nel tempo contestualizzandolo nel panorama attuale di studi sulla ricezione moderna dell’Antico. Anna Elisa Carrisi dà conto – con particolare riferimento all’ "attuale uso ecclesiastico dei Padri" – dell’iniziativa catechetica tenutasi presso il Santuario-Basilica Santa Maria della Coltura di Parabita (Lecce) negli anni 2003 e 2004. Un secondo contributo di Michele Cutino è di argomento didattico e inerisce a un progetto di "Cristianesimo e cultura classica" (anno scolastico 2004/05, Liceo Classico "Vittorio Emanuele II" di Palermo) programmato dall’Autore. Lo studio di Renzo Infante, partendo dalla raffigurazione, nell'eremo dello Studion presso l’abbazia di Santa Maria di Pulsano, di un personaggio di orante inginocchiato, colto nell’atto di guardare un corvo che vola verso di lui tenendo qualcosa nel becco, compie un appassionante excursus sulla variegata simbologia del corvo nelle culture antiche e soprattutto nelle Scritture – con particolare riguardo all’episodio di Elia nutrito dal corvo narrato in 1 Rg 17, 4-6 e alla sua immensa fortuna in ambito cristiano –, ipotizzando infine che l’affresco pulsanese raffiguri o lo stesso Elia o Giovanni da Matera, il fondatore della congregazione di Pulsano. Il contributo di Brenda Piselli presenta un resoconto ampio dei lavori del Convegno Internazionale di Studi Letteratura Cristiana e Letterature Europee (Genova, 9-11 dicembre 2004). Il contributo di Pietro Ressa si sofferma sul tema della continua disponibilità ad apprendere, in ogni età della vita umana: tema che è molto presente sia nelle fonti classiche che in quelle cristiane, con varie sfumature di significato di solito connotate positivamente. Il saggio di Gilda Sansone, incentrato sull'anonima Vita di Sabino, vescovo della diocesi di Canosa nel VI sec., è la prima tappa di un più ampio lavoro dell'Autrice, che mira ad esaminare – sempre sulla base del testo Acta sanctorum, edd. Bollandisti – altre Vitae di vescovi della Daunia "riguardo al ruolo, al culto e all'area geografica di ogni santo". Assai articolato, infine, il contributo di Francesca Sivo, incentrato sull’ars didactica (costituita insieme di ars docendi e ars discendi) della Novissima linguarum methodus di Comenio (Jan Amos Segeš Komensky: 1592-1670), e in particolare sui punti di contatto con gli autori classici (soprattutto Quintiliano) rintracciabili nell’opera. Conclude il volume un ampio Bollettino bibliografico riguardante la letteratura cristiana antica. (Valeria Turra) ¬ top of page |
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