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PREMESSA

Una grande parabola dal passato al futuro

di Paolo Fabrizio Iacuzzi
 
 
 
 La rosta della porta fa luce in un andito deserto, le scale salgono a semicerchio verso il nulla,
 

(Piero Bigongiari, 
Via del Vento 5, in Torre di Arnolfo, Mondadori 1964) 
 
 
 
Dove eravamo rimasti?Alla domanda «Esiste la poesia europea?» che «Semicerchio» (XVIII-1998, 1, pp. 9-11) ri volse a Piero Bigongiari (1914-1997). Lui rispose in quello che è forse il suo ultimo scritto, che perciò assume il valore di un testamento. Non si poteva che ripartire da qui e da questa rivista per un nuovo centro di interrogazione dell’eredità di uno dei maggiori poeti del Novecento.
Quello di Bigongiari è un testamento che pone al centro il rapporto paradigmatico fra Natura e Storia, con le figure dell’amore a tessere una fenomenologia del desiderio e del non desiderio, della contraddizione e del paradosso, che fa della sua opera un canzoniere aperto nel mistero della figura femminile. La sua città di elezione, Pistoia, è al centro della sua opera e di questo amore, la cui materia è definita da Bigongiari stesso come «dolore e onore del vissuto reale e immaginario». Una grande «opera-mondo», forse l’ultima oceanica narrazione affidata alla poesia che pensa, che moltiplica speculativamente sempre nuovi mondiall’interno di se stessa, in un universo continuamente in espansione nei suoi significati, con «stringhe» di narrazioni che l’attraversano nell’arco di sessant’anni. Il ritorno costante del poeta alla sua città di formazione (dal 1925 al 1937), trasforma la sua opera in un’opera in formazione della «città ventura», di cui ci dà notizie attraverso «messaggere» parabole. Pistoia è un centro gravitazionale fra forze terrestri («la città rocciosa») e celesti («una stella caduta sulla pianura»), un micro e macrocosmo di passato e futuro, città degli eserciti e al tempo stesso delle contraddizioni nel cuore della pace. Ma le mura di Pistoia comprendono le mura di tutte le città del mondo: da quelle di Lucca alle mura delle «città carovaniere» nel deserto fino a quella «muraglia cinese» amata fin dall’infanzia.
A cinquant’anni dalla prima pubblicazione (Mondadori 1958), Le mura di Pistoia è stata riconosciuta proprio a Pistoia come la raccolta centrale ed emblematica dell’impegno del poeta: i luoghi dell’anima (fra l’Italia e la Francia, la Provenza e la Toscana) vengono interrogati in un continuo contrappunto fra memoria dell’evento e infanzia del ricordo. Le mura traducono l’idea dell’integrazione alla comunità sociale della città: dei valori di guardia (è là, sulle mura, che si trovano i cammini di ronda), dello spirito combattivo di fronte alle minacce distruttrici, ma anche – nell’interpretazione di Piero Bigongiari – come valore siderale che accorda forze terrestri e cosmiche in tensione fra loro.
Le mura di Pistoia sono state scritte dopo il suo viaggio in Egitto (raccolto nel libro Testimone in Egitto); anzi, chiudono la stagione dei grandi viaggi mediterranei alla ricerca di un nostos, fra dimora ed esilio, per aprire lo sguardo al resto del mondo. Dunque Pistoia è la città dove «il poeta prende moglie con le vene del mondo» (il suo «delta del poema»), le vene che percorrono le dita di una mano, i raggi di una bicicletta luminosa come in un’opera di Man Ray, quella disegnata dalla vetrata circolare del portone nella sua casa in Via del Vento, cruna dell’enigma al centro di tutte le sue «paradossali» parabole. Perché è proprio della parabola e non del simbolo (e anzi nel viaggio che porta a decostruire il simbolo nel «discorso» della parabola) l’eredità sulla quale Bigongiari ci fa meditare, dai Vangeli a Kafka. Come scrive Massimo Cacciari a proposito della polivalenza della parabola spezzata, «mentre nel simbolo è l’essenziale unità delle parti a doversi ictu oculi manifestare, nella parabola è la ricerca stessa della ‘giusta’immagine, della ‘giusta’traccia o indizio del significato, a diventare protagonista» (Hamletica, Adelphi 2009, p. 110).
Pistoia come Dresda (si veda la poesia riprodotta in quel numero di «Semicerchio») è ancora distrutta da ogni guerra e al tempo stesso è vista prima della caduta di ogni muro di Berlino: è la città dalle cui mura e dalle cui macerie (il «dis-astro» di un astro) si deve costantemente ripartire. Le aree dismesse della San Giorgio da cui è sorta la moderna cattedrale della nuova Biblioteca (dove si sono tenuti i «mattutini» di traduzione documentati in queste pagine) sono ancora lì a ricordarci che le ferite della città sono il luogo privilegiato per meditare sul rapporto fra dimora ed esilio. Pistoia con le sue mura «sfondate» è dunque «città aperta», ha al centro la fortezza di Santa Barbara (dove si è svolto uno dei reading con i poeti) come se si trattasse del «Castello» di Kafka: in continua oscillazione fra domanda e risposta, il soggetto «avanza e arretra», diventa sostanza («pietra») e nome («piero») su cui fondare il nuovo patto con tutti gli uomini, ricostruendo la propria «Arca dell’alleanza».
La Francia che è l’humus della poesia di Piero, fa sì che la sua opera vada ben al di là di ogni comparatismo e congiuntura, tanto che potremmo dire tout court che Bigongiari è poeta italo-francese, e per questo europeo. La sua apertura alla Francia è a 360°, non solo per il suo interesse per la letteratura e il pensiero dei francesi: le poesie scritte nella lingua d’oil mostrano il suo radicale prendere dimora in una lingua altra. La lingua che è anche dei grandi moralisti da Pascal a Montaigne come da Derrida e Lévinas, i filosofi al cui cospetto il pensiero di Bigongiari sta.
«Poesia sulle mura. Le mura dei poeti» è il gemellaggio di poesia con alcuni poeti toscani proposto e realizzato a Pistoia dal 22 al 24 aprile 2009 dall’Associazione Scriptorium di Marsiglia, grazie al Comune di Pistoia e alla Biblioteca San Giorgio (eredi delle carte e dei libri del poeta per volontà di Elena Ajazzi Mancini): il Fondo Piero Bigongiari è in fervente riordinamento a cura di Martino Baldi e Ilaria Rabatti. Ma il progetto dello Scriptorium si colloca nell’ambito delle azioni preparatorie agli eventi che celebreranno nel 2013 «Marsiglia, capitale europea della cultura» e con riferimento alla manifestazione Primavera dei poeti che ha luogo ogni anno in Francia e ormai anche al l’estero.
La Biblioteca San Giorgio di Pistoia conserva parte della biblioteca e dell’archivio del poeta: per l’occasione ha presentato la catalogazione dei libri di letteratura francese (in lingua e in traduzione italiana) presente nella «Sala Bigongiari», al poeta intitolata: contiene una delle maggiori collezioni di poesia francese del Novecento in Italia. È stata anche allestita una piccola mostra di libri, riviste, lettere e manoscritti sul tema del rapporto fra Bigongiari e la Francia, paradigma di questo inserto. Il lavoro di scavo all’interno delle carte d’archivio che conduciamo da anni ha portato questa volta alla luce un inedito giovanile e una poesia della tarda maturità: sono misteriosamente collegati attraverso i fotogrammi di un film. Essi dialogano con le traduzioni inedite da Rimbaud e Hugo, anch’esse compiute negli anni di formazione. Lettere e traduzioni incrociate di poesie testimoniano infine il cantiere del ‘fare’ comune fra Ughetto, Jaccottet, Fongaro e Bigongiari, indagato da Enza Biagini (a cura della sua allieva Ilaria Tagliaferri): completa la conferenza di Ughetto che ricostruisce le complesse vicende progettuali e ‘editoriali’ fra Bigongiari e la Francia.
Lo Scriptorium, fondato dallo scrittore Dominique Sorrente a Marsiglia nel 1999, si definisce come uno spazio di  collaborazione propizio all’invenzione di espressioni originali da condividere: intervalli-incontri, carovane di poeti, serate transcontinentali (con reading di poeti del mondo), pictodrammi, poesie in coro, atelier chiamati «I mattutini» (le traduzioni incrociate che hanno visto impegnati i poeti a Pistoia), letture fuori dalle mura: ogni volta lo scopo è quello di proporre un tempo dove si collegano la Vita e la Scrittura (la letteratura come vita!), uno spazio di scambio polifonico inedito, collettivo; e lo sguardo aperto alla città di Pistoia, alla sua arte dal barocco a contemporaneità di Marino Marini, sta producendo i suoi frutti (per una prima ‘raccolta’, si veda la rivista «Il Tremisse pistoiese» (n. 98/9, pp. 48-53).
Al gemellaggio hanno partecipato poeti francesi e toscani (Olivier Bastide, Martha Canfield, Alessandro Ceni, Maura Del Serra, Paolo Fabrizio Iacuzzi, Angèle Paoli, Dominique Sorrente, André Ughetto), alternando laboratori di traduzione a conferenze e letture pubbliche di poesia, estese anche ad altri poeti: Martino Baldi, Giacomo Trinci, Roberto Bartoli, Massimo Baldi. Il rapporto fra la poesia e le mura, a pochi giorni dal terribile terremoto che colpì L’Aquila all’inizio di aprile 2009, ha assunto anche un valore di meditazione profetica: il doppio scenario della poesia sulle mura e delle mura dei poeti coinvolgeva fisicamente il corpo dei poeti nella riflessione del presente, spingendoli ad interrogarsi attraverso la poesia sul rapporto fra fatalità degli eventi nella Natura e responsabilità degli uomini nella Storia.
Oltre a «Semicerchio» (rappresentato da Lucia Valori che ha seguito gli eventi di Pistoia ed è stata preziosa guida nel l’elaborazione di questo inserto insieme a Michela Landi che ha supervisionato i testi francesi e le traduzioni), all’iniziativa hanno aderito anche altre riviste, presenti agli incontri, che hanno pubblicato o pubblicheranno materiali ad esso collegati, in un grande lavoro in progress. Adesione anche dai blog «Terres de femmes» (http://terresdefemmes.blogs.com/) di Angèle Paoli e «Imperfetta ellisse» di Giacomo Cerrai (http://ellisse.altervista.org/), dall’Università degli Studi e dal Centro Jorge Eielson di Firenze. Il coordinamento è stato affidato all’Accademia pistoiese del Ceppo: promotrice e organizzatrice ogni primavera, da 55 anni, dell’omonimo premio letterario dedicato alla poesia e al racconto (www.accademiadelceppo.it). L’Accademia ha stabilito con lo Scriptorium un gemellaggio permanente foriero di progetti futuri (per seguirne gli sviluppi si veda anche il blog in http://www.scriptorium-marseille.fr/), avendo la bontà di offrire al suo direttore artistico (nella persona di chi qui scrive) la tessera associativa allo Scriptorium.
Non abbiamo quindi pututo/voluto riprodurre tutti i materiali: abbiamo scelto solo due poesie per ciascuno dei poeti francesi e solo una poesia dei poeti italiani, ma abbiamo chiesto ai poeti francesi di sintetizzare in poche migliaia di battute la loro idea di traduzione. Durante i «mattutini», ciascun poeta francese aveva preparato la traduzione di tre poesie di un poeta italiano e viceversa, in solitaria autonomia. Poi a Pistoia c’è stata una condivisione di tutto il gruppo, che ha suggerito a ciascun poeta nella rispettiva lingua varianti su varianti, sfumature di senso, lampi d’idee, abbagli, correzioni in progress. Una esperienza disperante ma anche entusiasmante: sapere o non sapere la lingua italiana-francese non è stato alla fine la conditio sine qua non. Nella lingua pentecostale della poesia i laboratori di traduzione in tre giorni hanno travalicato la traduzione per proporre una «poesia fatta da tutti», come voleva il poeta Lautréamont.
Anche i rapporti di Bigongiari con la cultura franco-svizzera vengono peraltro qui richiamati dal saggio su Jacques Dupin di Gilberto Isella, collaboratore della rivista «Bloc notes» di Bellinzona, che dedicò a Bigongiari grande attenzione critica specialmente in un memorabile numero (Piero Bigongiari mercante di sogni, n. 30, giugno 1994, pp. 7-92), uscito in occasione degli ottanta anni del poeta.
Nel ventennale della caduta del Muro di Berlino (ma quanti altri muri restano ancora in piedi!), fin troppo celebrato quest’anno senza mai chiamare davvero in causa la poesia, le parole di Bigongiari ci chiamano all’appello per fare i conti con una eredità etica e civile, prima ancora che poetica, in un passaggio del testimone attraverso le gene razioni. Scriveva infatti Bigongiari in quel memorabile numero di «Semicerchio»: «l’incontro tra poeti diversi e tra poesie diverse è un continuo confronto tra identità irripetibili».
Tali sono stati i poeti amici da lui studiati e tradotti. Tali sono i poeti che si sono incontrati a Pistoia nella sua memoria. Quanto abbiamo raccolto in queste pagine sia letto nel segno di questa eredità non solo formale, ma ideale. Grazie a tutti i poeti, le istituzioni coinvolte, gli amici di «Semicerchio», gli amici di Bigongiari.
 
 
 Mur sous la pluie, Pistoia, avril 2009 (Foto di Olivier Bastide)
 

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