Da alcuni passi del libro Sulla poesia moderna, pubbblicato nel 2005 dal critico italiano Guido Mazzoni, ricaviamo spunti per una riflessione sulla perdita di rappresentanza sociale della poesia contemporanea, che ha come effetto un incremento dell’autoreferenzialità dei linguaggi e dei canoni, ormai privi di un riconoscimento condiviso. In Italia queste tesi hanno suscitato un dibattito piuttosto intenso nelle riviste specializzate. Ci è sembrato interessante esplorare a questo proposito le realtà letterarie di altri paesi.
È possibile individuare un mandato sociale del poeta di oggi?
1. Walter Benjamin definì gesellschaftlicher Auftrag, quello che poi il poeta e critico italiano Franco Fortini ribattezzò mandato sociale, la delega che il pubblico concede all’artista perché questi produca opere sottratte al ciclo della necessità economica e dotate di un valore simbolico [...]
Fin quando i gruppi ristretti che decidevano del patrimonio culturale hanno mantenuto la propria posizione egemone, la poesia ha potuto conservare il suo prestigio anche se esprimeva la visione del mondo di una minoranza esigua, come dimostra il fatto che, negli ultimi centocinquant’anni, gli artisti maledetti e antiborghesi, o semplicemente incomprensibili ai più, sono regolarmente entrati a far parte dei musei statali, e dei programmi scolastici [...]. Ma nella seconda metà del Novecento abbiamo visto nascere una novità che potrebbe cambiare la storia politica della poesia moderna. Se gli scrittori di versi hanno imparato da tempo a convivere con la perdita del mandato sociale, da qualche decennio debbono misurarsi con una perdita di prestigio che è inedita, progressiva e irreversibile. [...] Nell’ultimo secolo e mezzo, la poesia si è rivolta a un pubblico ristrettissimo, composto per lo più di versificatori o di aspiranti versificatori. Oggi l’arte di cui parliamo è una forma di scrittura sempre più autoreferenziale, priva di lettori che non ambiscano a diventare degli autori a propria volta, confinata in una riserva protetta che sopravvive grazie al prestigio accumulato nei secoli, al conservatorismo dei programmi scolastici e al mecenatismo residuo di qualche casa editrice.
La perdita di comunicabilità del linguaggio poetico è conseguenza della perdita di rappresentatività e di rilevanza sociale?
2. Quando la piramide gerarchica si sfalda, quando l’autorità carismatica dei creatori non incontra più il consenso popolare, quando l’autorità dottrinale dei commentatori perde ogni funzione, il sistema collassa nella pura anarchia. Durante gli ultimi decenni, il campo della poesia si è avvicinato molto a questa forma di implosione, entrando in una fase di decadenza che prescinde dal valore delle opere e pare irreversibile. I sintomi più vistosi del declino sono due: la moltiplicazione incontrollata degli scrittori dilettanti e la marginalità sociale dei poeti affermati. [...] Col crescere della complessità, cresce anche l’autonomia di ogni sistema che compone l’intero, e con essa la tendenza a sviluppare dei linguaggi distanti dal mondo della vita e incomprensibili per chi non conosca il retroterra che li ha generati [...]. Quando più nulla frena l’anarchia teorica del talento individuale, ogni testo rischia di dar voce alla tautologia di un io che esprime se stesso senza risultare rappresentativo.
Quanto influisce oggi la poesia sul rinnovamento del linguaggio comune o del linguaggio della cultura? È possibile riconoscere alla canzone la rappresentatività sociale che è stata a lungo esercitata dalla poesia?
3. Negli ultimi anni è diventato chiaro che la poesia moderna non lascia uno spazio vuoto dietro di sé, ma si accompagna al trionfo di quello che Benjamin avrebbe definito il suo «elemento musale» o nucleo profondo. Oggi l’elemento musale della poesia dilaga perché si incarna in una forma d’arte che, nata nell’ambito della comunicazione di massa, sta rapidamente conquistando una dignità culturale alta: la canzone. [...] È emblematico che la musica rock e pop goda oggi di un mandato sociale plebiscitario, mentre la poesia moderna ha perduto da tempo ogni legittimazione collettiva. [...] Al dilagare dei bisogni culturali corrisponde lo sviluppo progressivo di una nuova cultura, originariamente rivolta al consumo, al mercato e alla conquista di un capitale puramente economico, ma destinata, col tempo, ad accrescere la propria autorità, a rivendicare il diritto alla memoria e a invadere il territorio presidiato dalla cultura tradizionale.
|
A debate on contemporary poetry’s progressive loss of its social role as representative of shared values and ideas has currently engaged some Italian literary journals. It is claimed that poetry’s decadence in today’s culture has provoked the development of self-referential poetical languages and canons. In the wake of this lively discussion, Semicerchio: Journal of Comparative Poetry has decided to sound out other cultures on this subject. For the comments that follow each questions we are indebted to a recent book on the status of contemporary poetry by the Italian critic Guido Mazzoni (Sulla poesia moderna / On Modern Poetry, 2005). We quote and summarize from there passages that may provide hints and suggestions for starting this discussion with poets belonging to other cultural traditions and living in different social contexts.
Is the poet today charged with a social task or mandate as representative of shared values and ideas?
1. Gesellschaftlicher Auftrag is Walter Benjamin’s expression for ‘social mandate’, for what happens when the public delegates the artist to produce works removed from the economic cycle and endowed with a symbolic value. […]
Until when the narrow social groups in charge of cultural decisions kept their leadership, poetry was able to preserve its prestige although it only expressed the point of view of a small minority. In the last 150 years, the so called poètes maudits - anti-bourgeois or simply incomprehensible to the majority - have in fact regularly been accepted in museums and educational programmes […]. But in the second half of the 20th century we have noticed new elements that might eventually change the political history of modern poetry. For a long time poets have become accustomed to live without any social mission, but in the last decades they have also had to take into account a new, progressive and irreversible loss of prestige. […]
Over the last 150 years, poetry has addressed a very limited public, mainly consisting of versifiers or aspiring versifiers. Today, poetry is a form of writing which increasingly gets more and more self-referential; it is deprived of readers who do not have writing ambitions, and it is confined in a protected niche which is able to survive only thanks to the prestige gained through the centuries, to the conservatism of school syllabi, and to a sort of residual patronage of some publishers.
Is the poetic language’s lack of communicability a consequence of the poetry’s loss of its social representativeness and relevance?
2. When the hierarchical pyramid breaks up, when the charismatic authority of the artists no longer meets with a widespread popular consent, when the authority of commentators loses its function, the system collapses to pure anarchy. Over the last decades, the world of poetry has got closer and closer to this form of implosion, entering a phase of irreversible decadence which has nothing to do with the artistic value of the works. The major symptoms of this decline are: 1) the uncontrolled increase of amateur writers, and 2) the social marginality of the established poets […]. With the growing complexity of this phenomenon, each individual system that makes the whole acquires an ever-increasing autonomy. The result is the development of languages which are distant from the real world and which are incomprehensible to those who do not share the background of the writers who have generated them….. When nothing stops the theoretical anarchy of the individual talent, each text runs the risk of giving voice to a tautology of the ego, which expresses solely itself without being representative of larger concerns.
To what extent does poetry today contribute to the renewal of ordinary language or the language of culture? Is it possible to aknowledge songs as having that social representativeness that has for long pertained to poetry?
3. In recent years it has become clear that contemporary poetry does not leave an empty space behind; its place has been taken by what Walter Benjamin would call poetry’s «poetical element». Today the poetical element of poetry appears widely spread because it is embodied in the song – a work of art born within the world of mass communication which is rapidly acquiring a higher cultural dignity […]
Today, rock and pop music has been unanimously given a social task or mandate while poetry appears to have lost any sort of collective consent. […]
The current spreading of cultural needs matches with the progressive development of a new culture, which, although originally directed towards consumerism, the market and purely economic profits, is in time bound to increase its authority, to lay claim on memory, and to invade the territory controlled by traditional culture.
|