|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Saggi e testi online |
|
|
|
|
|
Visits since 10 July '98 |
|
     
|
|
|
|
« indietro
II. Spettri (giganti). Da un’antologia quasi in essere
Federico Italiano
Le seguenti poesie italiane in traduzione tedesca sono tratte da un’antologia bilingue di prossima uscita in Germania per i tipi dell’editore Carl Hanser, a cura di Michael Krüger e del sottoscritto. Questa silloge – che l’editore tedesco, non senza merito, introdurrà in un mercato librario sempre più atterrito dalla poesia – vuole essere rappresentativa di una fase ricchissima della produzione poetica italiana, quella che approssimativamente si estende dal secondo dopoguerra al Crollo delle Torri Gemelle. Inaugurata da Bertolucci, l’antologia si chiuderà con la generazione di poeti nati negli anni Cinquanta – la generazione di Anedda, Magrelli e Pusterla, per intenderci. Di più preferisco non dire: basti sapere che il florilegio di nomi, testi e traduzioni, dopo tre anni di turbolenze, ritocchi e revisioni, si è definitivamente assestato e che l’apparato critico ha poco tempo fa raggiunto la giusta temperatura pre-bozza. Il libro vedrà la luce, salvo imprevisti, nella primavera del 2012. Mi si conceda d’accennare però a qualcosa che esula dall’ossatura dell’antologia, qualcosa che, in effetti, esula per definitionem da ogni cosa – uno spettro. Montale, sebbene attivo fino agli anni Settanta, non figurerà nel corpo principale dell’antologia. Avremmo potuto inserirlo con il lasciapassare cronometrico di La bufera e altro (1956) e delle (aneddotiche) raccolte successive, ma si è deciso di confinarlo con Ungaretti (e con Saba, Quasimodo, Penna, Pavese) al portale introduttivo, dedicato ai padri del Secondo Novecento. Giusta o meno che sia questa scelta, essa ha reso ancor più evidente quanto e fino a che punto la poesia italiana contemporanea – anche quella più insospettabile dal punto di vista poetologico – sia haunted dal fantasma del grande poeta ligure. Del resto, si sa, ogni antologia è un convegno di spettri. E non lo dico con amarezza o contrizione: non c’è cosa più urgente – chiedetelo al principe Danese – che interpellare i nostri spettri. E se è vero che lo spettro emerge svanendo, la traduzione, come negoziazione di presenza/assenza, sarà dunque lingua al dialogo.
Valerio Magrelli
Porta Westfalica Porta Westfalica
Una giornata di nuvole, a Minden, su un taxi che mi porta in cerca di queste due parole. Chiedo in giro e nessuno sa cosa indichino – esattamente, dico – che luogo sia, dove, se una fortezza o una chiusa. Eppure il nome brilla sulla carta geografica, un barbaglio, nel fitto groviglio consonantico, che lancia brevi vocali luminose, come l’arma di un uomo in agguato nel bosco. Si tradisce, e io vengo a cercarlo. Il panorama op-art si squaderna tra alberi e acque, mentre i cartelli indicano ora una torre di Bismark, ora il mausoleo di Guglielmo, la statua con la gamba sinistra istoriata dalla scritta: “Manuel war da”, incisa forse con le chiavi di casa, tenue filo dorato sul verde del bronzo, linea sinuosa della firma, fiume tra fiumi. Lascio la macchina, inizio a camminare. Foglie morte, una luce mobile, l’aria gelata, la fitta di una storta alla caviglia, io, trottola che prilla, io, vite che si svita. Nient’altro. Eppure qui sta il segno, qui si strozza la terra, qui sta il by-pass, il muro di una Berlino idrica in mezzo a falde freatiche, bacini artificiali, e la pace e la guerra e la lingua latina. Niente. E mentre giro nella foresta penso all’autista che attende perplesso, all’autista che attende perplesso e ne approfitta per lavare i vetri mentre nel suo brusío sotto il cruscotto scorre sussurrando il fiume del tassametro, l’elica del denaro, diga, condotto, sbocco, chiusa dischiusa, aorta, emorragia del tempo e valvola mitralica, Porta Westfalica della vita mia. |
Ein Wolkentag, in Minden, in einem Taxi, das mich mitnimmt auf die Suche nach diesen zwei Worten. Ich hör’ mich um und keiner kann mir sagen, was sie bezeichnen sollen – genau, meine ich – für welchen Ort sie stehen, wo, ob für eine Festung oder eine Schleuse. Und doch glänzt dieser Name auf der Karte, ein Flackern im dichten Konsonantenknäuel, das kurze leuchtende Vokale freisetzt, wie die Waffe eines Mannes, der im Wald verschanzt ist. Er verrät sich und ich hole ihn aus dem Versteck. Das Op-Art Panorama, aufgefächert zwischen Bäumen und Gewässern, während die Schilder bald einen Bismarckturm, bald das Wilhelms-Grabmal ankündigen, die Statue, ihr linkes Bein bekritzelt mit der Aufschrift: „Manuel war da“, vielleicht mit den Wohnungsschlüsseln eingeritzt, dünner goldener Faden auf dem Grün der Bronze, geschwungene Linie des Namenszugs, Fluß unter Flüssen. Ich steige aus dem Auto, gehe zu Fuß. Abgestorbene Blätter, unstetes Licht, die eiskalte Luft, das Stechen eines verstauchten Knöchels, ich, schwirrender Kreisel, ich Schraube, die aufspringt, nicht mehr. Und doch, hier ist das Zeichen, hier wird die Erde gepresst, hier ist der Bypass, die Mauer eines Hydro-Berlin, inmitten von Grundwassern, künstlichen Becken und der Frieden und der Krieg und die lateinische Sprache. Nichts. Und während ich durch den Wald streife denke ich an den Fahrer, der da ratlos sitzt, an den Fahrer, der da ratlos sitzt und die Gelegenheit zum Scheibenputzen nützt, während sich unter dem Armaturenbrett mit seinem Gesurre flüsternd weiterdreht der Fluß des Taxameters, der Propeller des Geldes, Staudamm, Mündung, Kanal, entschlossene Schleuse, Aorta, Mitralkappe, Blutsturz der Zeit, Porta Westfalica meines Seins. |
(da Esercizi di tiptologia, 1992) Traduzione di Theresia Prammer
Alessandro Ceni I giganti nella stanza di mio padre Die Riesen im Zimmer meines Vaters
Bambino nel corridoio davanti la porta da cui soltanto si usciva venivi a deporre con fede pezzetti rubati alla terra, la nuca e il collo nuovo:
generavo frasche da potature e vegetali dai fiori dei vasi, il duro scudo del girasole in cui vedevi nuotare gli animaletti in una goccia d’acqua, sostarvi i mestieri con la pialla e le tenaglie le mille e mille falci della tua fine;
ma già l’astronomia delle piante e delle pietre ruotava nello spazio dove vagando si perdeva l’ultimo d’un intero equipaggio e tutto era vetro e silenzio: “Questa è la veglia, quindi” e mi disponevo attorno alla porta che mai si entrava offerente tra le offerte dono tra i doni mentre il sonno vaporava sui miei cavalli fermi al palo:
accendevo le torce, preparavo il bivacco e intanto anche risalivi al puntino di luce dal fondo della prateria cadenzando una voce, che ti si potesse udire, di coyote; e di voi ogni tanto al di là io seduto e io in cammino sentivamo un sospiro d’intelligenza profondo di suprema melanconica conoscenza di yeti. |
Kind im Flur vor der Tür aus der man nur heraustrat du kamst um in Vertrauen abzulegen Stückchen der Erde geklaut, der Nacken und der neue Hals:
ich erzeugte Laub aus Beschnitt und Pflanzen aus den Blumen der Vasen, das harte Schild der Sonnenblume in dem du schwimmen sahst die Tierchen in einem Wassertropfen, es ruhen die Gewerbe dort mit der Hobel und der Zange die tausend und tausend Sensen deines Endes;
doch schon die Astronomie der Pflanzen und der Steine kreiste im Weltraum wo sich verirrend verlor der Letzte einer ganzen Mannschaft und alles war Glas und Stille: „Dies also ist die Wache“ und ich stellte mich um die Tür in die man niemals eintrat Bietender unter den Angeboten Geschenk unter den Geschenken während der Schlaf verdampfte auf meinen regungslosen Pferden am Pfahl:
ich zündete die Fackeln an, ich bereitete das Biwak vor und inzwischen stiegst du auch wieder hoch zum Lichtpünktchen aus der Tiefe der Prärie kadenzierst du einen Laut, so, dass man dich hören konnte, von Kojoten; und ab und zu von euch im Jenseits ich im Sitzen und ich auf dem Weg hörten einen tiefen Seufzer der Intelligenz von vortrefflich melancholischer Kenntnis des Yeti. |
(da La natura delle cose, 1991) Traduzione di Daniel Graziadei
Gabriele Frasca Dissestina Entsestine
non le parole canto ma quei pezzi nel disarticolarsi delle cose con il lavoro ottuso degli attrezzi per dirti fermo in poche strette pose fra i cocci in cui frantumi e che disprezzi mentre trascorri strade scivolose
mentre trascorri strade scivolose non le parole canto ma quei pezzi fra i cocci in cui frantumi e che disprezzi nel disarticolarsi delle cose per dirti fermo in poche strette pose con il lavoro ottuso degli attrezzi
con il lavoro ottuso degli attrezzi mentre trascorri strade scivolose per dirti fermo in poche strette pose non le parole canto ma quei pezzi nel disarticolarsi delle cose fra i cocci in cui frantumi e che disprezzi
fra i cocci in cui frantumi e che disprezzi con il lavoro ottuso degli attrezzi nel disarticolarsi delle cose mentre trascorri strade scivolose non le parole canto ma quei pezzi per dirti fermo in poche strette pose
per dirti fermo in poche strette pose fra i cocci in cui frantumi e che disprezzi non le parole canto ma quei pezzi con il lavoro ottuso degli attrezzi mentre trascorri strade scivolose nel disarticolarsi delle cose
nel disarticolarsi delle cose per dirti fermo in poche strette pose mentre trascorri strade scivolose fra i cocci in cui frantumi e che disprezzi con il lavoro ottuso degli attrezzi non le parole canto ma quei pezzi
perché se in pezzi vivono le cose solo agli attrezzi devono le pose che tu disprezzi come scivolose |
nicht wörter setzen, sondern diese teilchen beim auseinanderfallen der weichen im ziellosen treiben der zeichen dich festzuhalten auf bestimmten seiten zwischen scherben, splittern und verweisen auf glatten straßen leise gleiten
auf glatten straßen leise gleiten nicht wörter setzen, sondern diese teilchen zwischen scherben, splittern und verweisen beim auseinanderfallen der weichen dich festzuhalten auf bestimmten seiten im ziellosen treiben der zeichen
im ziellosen treiben der zeichen auf glatten straßen leise gleiten dich festzuhalten auf bestimmten seiten nicht wörter setzen, sondern diese teilchen beim auseinanderfallen der weichen zwischen scherben, splittern und verweisen
zwischen scherben, splittern und verweisen im ziellosen treiben der zeichen beim auseinanderfallen der weichen auf glatten straßen leise gleiten nicht wörter setzen sondern diese teilchen dich festzuhalten auf bestimmten seiten
dich festzuhalten auf bestimmten seiten zwischen scherben, splittern und verweisen nicht wörter setzen, sondern diese teilchen im ziellosen treiben der zeichen auf glatten straßen leise gleiten beim auseinanderfallen der weichen
beim auseinanderfallen der weichen dich festzuhalten auf bestimmten seiten auf glatten straßen leise gleiten zwischen scherben, splittern und verweisen im ziellosen treiben der zeichen nicht wörter setzen, sondern diese teilchen
denn wenn die dinge ihren teilchen weichen verdanken sie ihr sein allein den zeichen die du zurückweist weil sie zu sehr gleiten |
(da Prime. Poesie scelte 1977-2007, 2007) Traduzione di Theresia Prammer
¬ top of page
|
|
Iniziative |
|
|
5 marzo 2025 Il testo-natura. Presentazione di Semicerchio 70 e 71, Roma Sapienza.
22 novembre 2024 Recensibili per marzo 2025
19 settembre 2024 Il saluto del Direttore Francesco Stella
19 settembre 2024 Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi
16 settembre 2024 Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni
21 aprile 2024 Addio ad Anna Maria Volpini
9 dicembre 2023 Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"
15 ottobre 2023 Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi
30 settembre 2023 Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio
11 settembre 2023 Recensibili 2023
11 settembre 2023 Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto
26 giugno 2023 Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato
21 giugno 2023 Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova
6 maggio 2023 Blog sulla traduzione
9 gennaio 2023 Addio a Charles Simic
9 dicembre 2022 Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma
15 ottobre 2022 Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi
13 maggio 2022 Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio
26 ottobre 2021 Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"
16 ottobre 2021 Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre
11 ottobre 2021 La Divina Commedia nelle lingue orientali
8 ottobre 2021 Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français
21 settembre 2021 HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"
11 giugno 2021 Laboratorio Poesia in prosa
4 giugno 2021 Antologie europee di poesia giovane
28 maggio 2021 Le riviste in tempo di pandemia
28 maggio 2021 De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca
21 maggio 2021 Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini
11 maggio 2021 Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube
7 maggio 2021 Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana
23 aprile 2021 La poesia di Franco Buffoni in spagnolo
22 marzo 2021 Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021
19 giugno 2020 Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio
1 giugno 2020 Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"
30 aprile 2020 Laboratori digitali della Scuola Semicerchio
» Archivio
|
|
|
|
 |
|
»
»
»
»
»
»
»
»
»
|
|
|
|
|
|
|
Editore |
|
|
|
|
Distributore |
|
|
|
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
|
|
web design: Gianni Cicali
|
|
|
|