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POESIA BRASILIANA CONTEMPORANEA: I POETI DELL’«ABRE ALAS» DI MINAS GERAIS 1980-2000

di Prisca Augustoni

 

«Abre alas» di Juiz de Fora

 

 

Durante l’inizio degli anni ’80 il Brasile è attraversato da una varietà di linee poetiche che consideravano, per esempio, l’estetica avanguardista della Settimana dell’Arte Moderna del 1922, – la poesia razionale e sobria di João Cabral de Melo Neto, le voci singolari di Manuel Bandeira o di Carlos Drummond de Andrade, cosí come l’estetica «concretista» di Augusto de Campos, Haroldo de Campos e Décio Pignatari, senza dimenticare la poesia sociale degli anni ’60 dei Centri Popolari di Cultura. Un ritratto di quest’effervescenza è dato attraverso la chiamata «poesia marginale» (con poeti come Cacaso, Chacall), che a partire dalla fine degli anni ’70 mischiava, ritagliava, sovrapponeva, contrapponeva tutti questi aspetti della poesia brasiliana in pieno periodo di vigenza della dittatura militare, iniziata nel 1964. Il movimento dell’«Abre Alas» (1980-1985) respirò quest’atmosfera creativa. Era composto da giovani universitari, tra i quali Iacyr Anderson Freitas e Fernando Fábio Fiorese Furtado. Negli anni successivi si aggregarono Júlio Polidoro, Edimilson de Almeida Pereira e, in modo meno regolare, Eustáquio Gorgone de Oliveira. La loro pratica poetica si articolava in attività di diversa specie, anche se alla radice vigeva la lettura della poesia contemporanea (brasiliana e straniera), la pubblicazione della rivista «Abre Alas», distribuita nelle piazze pubbliche, seguita da rappresentazioni teatrali e da un’aspra critica riguardante la situazione politica che il paese stava attraversando. Dal 1983 al 1985 lo stesso gruppo editò la rivista «D’Lira», con spazio dedicato a saggi critici, poesia, arte plastica e cinema. La stretta convivenza di questi poeti ha generato un’opera di gruppo, una collaborazione che, nonostante le particolarità specifiche ad ogni autore, è vissuta ancora oggi come una grande fonte di scambi e di coscienza critica sulla creazione letteraria. Questo si spiega anche dal fatto che lo stato di Minas Gerais conta con una forte tradizione letteraria, con autori quali Carlos Drummond de Andrade, Murilo Mendes (vissuto per molti anni in Italia), Adélia Prado, Affonso Romano de Sant’Anna e Jõao Guimarães Rosa. Presentiamo qui di seguito una scelta di 6 testi che appartengono ai cinque poeti rappresentativi del movimento.

 

 

I poeti

 

FERNANDO FABIO FIORESE: Nato il 21 marzo 1963, a Pirapetinga, Minas Gerais. Poeta, narratore, saggista e professore alla facoltà di Comunicazione dell’Università Federale di Juiz de Fora. Ha tradotto in Brasile testi di Alberto Moravia, Eugenio Montale e Umberto Saba. Alcune sue poesie sono state pubblicate in riviste specializzate del suo paese, in Portogallo e negli Stati Uniti. In Italia, alcune sue poesie sono state pubblicate nelle riviste Spiritualità & Letteratura, Il convivio e Ricerca, Research, Recherche. Ha pubblicato un saggio critico sulla filmografia di Buster Keaton, e un saggio letterario sulla poetica di Murilo Mendes e gli orizzonti della modernità.

Opera poetica: Leia, não é cartomante, 1982; Exercícios de vertigem & outros poemas, 1985; Ossário do mito, 1990; Dançar o nome, 2000 (antologia con Freitas e Pereira); Corpo portátil, 2002 (riunione poetica, con gli inediti:A primeira dor; Papéis avulsos; Pequeno livro de linhagens; Corpo portátil).

 

IACYR ANDERSON FREITAS: Nato il 22 settembre 1963 a Patrocínio do Muriaé, Minas Gerais. Ingegnere civile, è poeta e saggista. Ha pubblicato articoli letterari e poesie in riviste del Brasile, Francia, Portogallo, Spagna, Argentina, Stati Uniti, Colombia e Cile. In Italia, alcune sue poesie sono apparse sulle riviste Punto di vista, Ricerca Research Recherche, Private, Il Convivio e Keraunia. Ha conseguito un master in Teoria della letteratura con un lavoro dedicato all’opera del poeta di Salvador da Bahia, Ruy Espinheira Filho.

Opera poetica: Verso e palavra, 1982; Pedra-Minas, 1984; Colagem de bordo e outros poemas, 1986; Outurvo, 1987; Pedra-Minas e Memorablia, 1989; O aprendizado da figura, 1989; Sísifo no espelho, 1990; Primeiro livro de chuvas, 1991; Messe, 1995; Lázaro, 1995; Mirante, 1999; Oceano coligido, antologia poetica, 2000; Dançar o nome (antologia, con Fiorese e Pereira), 2000.

 

 

EDIMILSON DE ALMEIDA PEREIRA: è nato il 18 luglio 1963 a Juiz de Fora, Minas Gerais. È poeta, antropologo, saggista e professore di letteratura brasiliana e portoghese all’Università Federale di Juiz de Fora. Numerose le sue pubblicazioni, sia in ambito della creazione poetica e della letteratura per bambini, che in ambito della ricerca sulla cultura popolare e religiosa del Brasile. Ha poesie pubblicate in riviste e antologie del Portogallo, Stati Uniti, Germania, Francia, Inghilterra e Spagna. Ha vissuto due anni in Svizzera, realizzando studi di post-dottorato che vertono sulla tradizione orale afrobrasiliana.

Opera poetica: Dormundo, 1985; Livro de falas, 1987; Árvore dos Arturos, 1988; Corpo imprevisto & Margem dos nomes, 1989; Ô lapassi, 1990; Corpo vivido, riunione poetica, 1991; Hipocampo, 1991; O homem da orla furada, 1995; Rebojo, 1995; A roda do mundo, 1996 (con Ricardo Aleixo); Águas de Contendas, 1998; Dançar o nome (con Fiorese e Freitas), 2000; Zeosório Blues, 2002.

 

JÚLIO POLIDORO: Nato il 29 luglio 1959 a Juiz de Fora, Minas Gerais. Ha studiato filosofia all’Università Federale di Juiz de Fora. È poeta. Ha svolto attività come giornalista e come responsabile di programmi radiofonici. Inoltre, è stato uno degli editori della rivista «Abre Alas» e responsabile editoriale della rivista D’Lira. Sue poesie sono state pubblicate in varie antologie di poesia brasiliana contemporanea e negli Stati Uniti.

Opera poetica: Treze poemas essenciais, 1979; Pequenos assaltos, 1990; Orla dos signos, antologia poetica, 2001 (con gli inediti A fala interdita, 1990 e Os Ciclos Contingentes, 1997).

 

EUSTÁQUIO GORGONE DE OLIVEIRA: Nato il 22 aprile 1949 a Caxambu, Minas Gerais. Licenziato in Lettere e Pedagogia. Negli anni 70 ha vissuto a Rio de Janeiro, prendendo parte a diversi movimenti letterari ed artistici. Poeta, lavora come funzionario dell’amministrazione pubblica nella sua città. Ha pubblicato poesie in diverse antologie di poesia brasiliana contemporanea, così come in riviste e giornali in Portogallo, Spagna e Stati Uniti. E autore di un progetto culturale che recupera l’opera di Francisco da Silva Reis, scultore portoghese del XIX secolo.

Opera poetica : Delirium-tremens, 1974; Minas, 1983; Fuzis leporinos, 1983; Sol versus sol, 1984 ; Litogravuras, 1984 ; Visitando a cidade, 1985 ; Exercícios, 1986 ; Comarca do Rio das Mortes, 1990 ; Tear de imagens, antologia poetica, 1990 ; Girassol fixo, 1995 ; Passagem na orfandade, 1999; Talho-Doce, 2002; Pouso Alto, 2002.

 

 

La traduttrice

 

PRISCA AGUSTONI. Nata nel 1975 in Ticino. Dal 1994 al 2002 ha vissuto a Ginevra, dove si è laureata in Lettere Ispaniche e Filosofia e dove ha conseguito il master in Gender Studies. Attualmente vive tra il Brasile ed il Ticino, preparando un dottorato in letteratura comparata. È poeta e traduttrice, privilegiando la traduzione dallo spagnolo e dal portoghese; collabora con diverse riviste letterarie in Brasile, Portogallo e Svizzera pubblicando traduzioni poetiche e testi di sua produzione.

In Brasile ha pubblicato le raccolte poetiche Inventario di voci (2001) e Sorelle di fieno (2002), in versione bilingue. Sempre in Brasile ha pubblicato una serie di brevi racconti per bambini (A menina do guardachuva invisível e Coleção Bilbeli).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FERNANDO FÁBIO FIORESE FURTADO

 

1.

A beleza era antes

e minhas mãos trabalhavam

a louça dos sonhos,

a louça branca e solar

na mesa da varanda,

onde a família

almoçava o silêncio.

E o pai enumerava os embates

e doía a mãe de tanto amar

e os irmãos, ah os irmãos,

sonhávamos frutos de outro pomar.

 

1.

La bellezza era anteriore

e le mie mani lavoravano

la porcellana dei sogni,

la porcellana bianca e solare

sul tavolo della veranda,

dove la famiglia

pranzava il silenzio.

E il padre enumerava gli scontri

e doleva la madre per amare tanto

e i fratelli, ah i fratelli,

sognavamo frutti d’un altro frutteto.

 

 

(Da Ossário do mito)

 

 

 

 

3.

O silêncio era antes,

quando cada palavra

inaugurava um espanto

e a carne

em verbos se desvelava,

tocando tudo que nascia

fosse música caracol

pedra mar ou ventania.

Debruçado sobre o nada,

cantei as encarnações do fogo,

o dilúvio das coisas desejadas.

Sim,

o silêncio era antes,

e transformou minha sede

num rio de palavras.

 

3.

Il silenzio era anteriore,

quando ogni parola

inaugurava uno spavento

e la carne

in verbi si rivelava,

toccando tutto ciò che nasceva

fosse musica conchiglia

pietra mare o tempesta.

Volto sul nulla,

cantai le incarnazioni del fuoco,

il diluvio delle cose desiderate.

Sì,

il silenzio era prima,

e trasformò la mia sete

in un fiume di parole.

 

 

 

(Da Ossário do mito)

 

 

 

6.

A memória era antes.

Entre as miudezas do chão,

o tempo escavava

as entranhas de Deus.

- Todo horror é sagrado.

Depois, o desterro.

À margem das coisas,

me debruço sobre a névoa,

a névoa que abraça o verbo.

6.

La memoria era anteriore.

Tra le minuzie della terra,

il tempo scavava

le viscere di Dio.

- Ogni orrore è sacro.

Dopo, l’esilio.

Al margine delle cose,

mi volgo sulla nebbia,

la nebbia che abbraccia il verbo.

 

 

(Da Ossário do mito)

 

 

 

7.

A mão era antes

o batismo da matéria

- lettera amorosa

que tudo contamina.

Nenhuma habitação me convida

ao calor de suas sombras,

ao furor de seus touros.

Serei eu a distância

da ferramenta possuída

ou a cólera,

a cólera da matéria amiga?

7.

La mano era anteriore

il battesimo della materia

- lettera amorosa

che tutto contamina.

Nessun’abitazione m’invita

al calore delle sue ombre,

al furore dei suoi tori.

Sarò io la distanza

della ferramenta posseduta

o la collera,

la collera della materia amica?

 

 

 

 

(Da Ossário do mito)

 

 

 

EX-VOTO

 

a casa sitiada pela chuva

cães devoram pedras nuvens plantas

o oratório consumido por relâmpagos

deuses enterram-se no quintal

nenhuma devoção.

EX-VOTO

 

la casa assediata dalla pioggia

cani divorano pietre nuvole piante

l’oratorio consumato dai lampi

dei si sotterrano nel patio

nessuna devozione.

 

 

 

(De Ossário geral)

 

 

 

EX-LIBRIS

 

O abismo não se arreda

puindo com palavras

os sinais da possessão:

plurais do sol e do canto.

 

Ó alfabeto famélico

Babel de todos e ninguém

EX-LIBRIS

 

L’abisso non s’allontana

pulendo con parole

i segnali della possessione:

plurali del sole e del canto.

 

Oh alfabeto famelico

Babele di tutti e nessuno

 

 

 

 

(Da Ossário do mito)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IACYR ANDERSON FREITAS

 

 

 

CRIAÇÃO

contra nós volta-se o rosto numeroso

 

as províncias de antanho

enovelam-se no barro puro

 

sob o mito inicial,

maior e sempre anônimo.

 

contra nós move-se a palma do mundo

as coisas todas criam forma

avançam pela noite a nosso encalço

 

§ nada nos será amargo ou claro

com rasgo silencioso

o touro, manhã de entre as almas,

resistindo

CREAZIONE

contro di noi si gira il viso numeroso

 

le province d’altre epoche

s’aggrovigliano nel fango puro

 

sotto il mito iniziale,

maggiore e sempre anonimo.

 

contro di noi si muove la palma del mondo

tutte le cose creano forma

avanzano nella notte incalzando

 

§ nulla ci sarà amaro o chiaro

con traccia silenziosa

il toro, mattino tra le anime,

resistendo

 

 

 

(Da Oceano coligido)

 

 

 

POSSESSÃO

 

sei que esta tarde e este mar

são meus

porque aqui sonhou-os o amor um dia

 

e também o que declaro

às milícias tuas

e a grandeza sem mácula

desta hora

os tubérculos

as vertentes

de sais incendiados por teu corpo

tudo foi aqui sonhado um dia

 

havemos de cumprir nossos cuidados

havemos de cumpri-los

no acalanto das febres

 

no amor

que entre as febres

se consome

POSSESSIONE

 

so che questo pomeriggio e questo mare

sono miei

perché qui li sognò l’amore un giorno

 

e anche quello che dichiaro

alle tue milizie

e la grandezza senza macchia

di quest’ora

i tubercoli

le vertenti

di sali incendiati dal tuo corpo

tutto fu sognato un giorno

 

dobbiamo compiere le nostre incombenze

dobbiamo compierle

nella ninnananna delle febbri

 

nell’amore

che tra le febbri

si consuma

 

 

 

 

(Da Primeiro livro de chuvas)

 

 

 

INTERDITO

 

foi-me vedado o dia

em que todas as coisas

não seriam mais

que um regaço

percorrendo a infância

 

às cegas

tateando o horizonte tonsurado

hei de encontrar este dia

 

ah

deixai-me estar aqui

à espera deste dia

INTERDETTO

 

mi fu vietato il giorno

in cui tutte le cose

non sarebbero più

che un grembo

percorrendo l’infanzia

 

alla cieca,

tastando l’orizzonte tonsurato

devo incontrare questo giorno

 

ah

lasciatemi qui

in attesa di questo giorno

 

 

 

 

(Da Primeiro livro de chuvas)

 

 

 

 

ICONOGRAFIA

 

dia mais azul

que toda infância resumida

o sol afunda os omoplatas

no lajedo enfim

tudo possui

outra profundidade

outra linhagem

(ninguém procura os lenitivos

para a dor de existir

sob um azul de tão medonha estirpe)

 

os meninos percebem

nos desvãos

a via crucis do tempo

 

sozinho

sem véus

pela rua deserta

ICONOGRAFIA

 

giorno più blu

che tutte le infanzie riassunte

il sole affonda le scapole

nel lastrico infine

tutto possiede

un’altra profondità

un altro lignaggio

(nessuno cerca i sedativi

per il mal d’esistere

sotto un blu di tal paurosa stirpe)

 

i bambini percepiscono

nei vani

la via crucis del tempo

 

solo

senza veli

nella strada deserta

 

 

 

(Da Primeiro livro de chuvas)

 

 

 

 

OCEANO COLIGIDO

 

inverte-se enfim a arquitetura,

onde havia pedra

resta agora outra figura:

ruína em que o oceano

se ajoelha e bate,

eternamente bate, mas

onde jamais se apura.

OCEANO RIUNITO

 

s’inverte infine l’architettura,

dove c’era pietra

rimane ora un’altra figura:

rovina in cui l’oceano

s’inginocchia e batte,

eternamente batte, ma

dove mai s’epura.

 

 

 

(Da Primeiro livro de chuvas)

 

 

 

9.

Bem pouco a conheço. Surge sozinha.

Traz nas mãos uma ingratidão só dela

e uma beleza que aniquila a minha

escassa convicção. Surge mais bela

que toda a imensidade resumida.

Não há consolo: seu corpo é a cela

que nubla de agostos a minha vida.

Como poderei libertar-me dela?

Uma luz de velas cinge adiante

um ramo de trevas. Onde a saída?

Onde o final que me alivie e encante?

Agora rompe a aurora, dolorida.

Já não tem nenhum pudor, nesse instante,

sua imagem, que a tudo me convida.

9.

Ben poco la conosco. Sorge sola.

Porta nelle mani un’ingratitudine tutta sua

e una bellezza che annulla la mia

scarsa convinzione. Sorge più bella

che tutta l’immensità riassunta.

Non c’è consolazione: il suo corpo è la cella

che annuvola di agosti la mia vita.

Come potrei liberarmi di lei?

Una luce di candele cinge innanzi

un ramo d’oscurità. Dove l’uscita?

Dove il finale che mi allevii e incanti?

Ora rompe l’aurora, sofferta.

Non ha più nessun pudore, in questo istante,

la sua immagine, che a tutto m’invita.

 

 

 

(Da Mirante)



 

 

 

EDIMILSON DE ALMEIDA PEREIRA

 

 

PARAGEM

 

O ouro no corpo,

espaço absurdo.

Mãos que o buscam

sabem o custo.

 

Nada espera o amor

embora aprenda

o contrabando.

No inverno dos ossos

outro fogo inventa.

LUOGO

 

L’oro nel corpo,

spazio assurdo.

Mani che lo cercano

ne sanno il costo.

 

Nulla aspetta l’amore

nonostante impari

il contrabbando.

Nell’inverno delle ossa

un altro fuoco inventa.

 

 

(Da Hipocampo)

 

 

 

OPUS

 

O coração navega.

De amores esperados nenhum

ancorou. O campo

parece outro (de quando ?).

Mas, eis que a perda

gera seu reparo : o amor

atravessa a noite

encarcerado na grimpa.

 

O coração campeia.

Oceano.

OPUS

 

Il cuore naviga.

Degli amori attesi nessuno

ancorò. Il campo

sembra un altro (di quando?).

Ma ecco che la perdita

genera la sua cura: l’amore

attraversa la notte

incarcerato nel cielo

 

Il cuore campeggia.

Oceano.

 

 

(Da Hipocampo)

 

 

 

 

ORACÃO

 

Coração tece

o que nunca será tecido.

Ama a mesma mulher

de ela dizer

louvado seja Nossenhor Morto

que tanto medo me faz.

 

O poema melhor não veio

não se sabe emoção ou palavra.

Louvado seja o amor

que me desperdiça

em guirlandas

e procissões.

 

Misérrimo o coração

que tanto medo me faz.

ORAZIONE

 

Il cuore tesse

ciò che non sarà mai tessuto.

Ama la stessa donna

da farle dire

lodato sia Nossignore Morto

che mi fa tanta paura.

 

La miglior poesia non venne

non si conosce emozione o parola.

Lodato sia l’amore

che mi spreca

in ghirlande

e processioni.

 

Miserabile il cuore

che mi fa tanta paura.

 

 

 

(Da Águas de Contendas)

 

 

 

SANTO ANTÔNIO DOS CRIOULOS

 

Há palavras reais.

Inútil escrever sem elas.

A poesia entre cãs e bichos

é também palavra.

Mas o texto captura é o rastro

de carros indo, sem os bois.

A poesia comparece

para nomear o mundo.

SANTO ANTONIO DEI CREOLI

 

Esistono parole reali.

Inutile scrivere senza di esse.

La poesia tra capelli bianchi e animali

è anch’essa parola.

Però ciò che il testo cattura è l’orma

dei carri che vanno, senza i buoi.

La poesia avviene

per nominare il mondo.

 

 

 

(Da Águas de Contendas)

 

CONTENDA

 

O clã

tem uma geografia de morte.

Não se viu a queda do avô

no trole

da avó no precipício.

Nas margens habilidade

para evitar encontros de facas

salvo exceções

sem rosto (mulher ou nuvem).

Chiquinha morreu na cadeia

não é mais acontecimento

só murmúrio

o lado fero da família

inconformado

criminoso

contra a lei

contra a espécie.

CONTENDA

 

Il clan

ha una geografia di morte.

Non si è vista la caduta del nonno

nella treggia

della nonna nel precipizio.

Tra gli argini abilità

per evitare gli incontri di coltelli

salvo eccezioni

senza viso (donna o nuvola).

Chiquinha è morta in prigione

non è più avvenimento

appena bisbiglio

il lato feroce della famiglia

non rassegnato

criminale

contro la legge

contro la specie.

 

 

 

 

(Da Águas de Contendas)

 

 

EBLA

 

Perdido o cálice

não formado.

Inventa-se o nome

com iniciais do campo.

 

A família reza

aos terríveis anjos.

O verbo flameja

sobre o pão.

 

Perdida em núpcias

a iluminura.

Outra ordem entanto

move o coração.

 

Para o amor

que não aporta

vieram os dias.

A feição indissolúvel.

EBLA

 

Perso il calice

non composto.

S’inventa il nome

con le iniziali del campo.

 

La famiglia prega

gli angeli terribili.

Il verbo fiammeggia

sul pane.

 

Persa in nozze

la miniatura.

Frattanto, un altro ordine

muove il cuore.

 

Per l’amore

che non approda

giunsero i giorni.

La forma indissolubile.

 

 

 

 

(Da Águas de Contendas)

 

 

 

 

 

 

JÚLIO POLIDORO

 

 

SEMEADURA

 

a Fernando Fábio Fiorese Furtado

 

 

Colhemos cada segundo

solo árido

Possuídos

 

Parávamos à porta:

da soleira

o vento

nosso rosto de amanhã

SEMINATURA

 

a Fernando Fábio Fiorese Furtado

 

 

Raccogliamo ogni secondo

suolo arido

polvere

Posseduti

 

Restavamo alla porta:

dalla soglia

il vento

il nostro volto di domani

 

 

(Da Pequenos Assaltos)

 

 

 

 

SEM IDENTIDADE

 

a José Santos Matos

 

Das estações inúteis

perco meu nome de vista:

não sou o homem que anda

não há consulta a relógios

 

Apertei a mão de alguém um dia

como se abafasse

a sensação irreversível

SENZA IDENTITÀ

 

A José Santos Matos

 

Dalle stagioni inutili

perdo di vista il mio nome:

non sono l’uomo che va

non si consultano orologi

 

Strinsi la mano di qualcuno un giorno

come se soffocasse

la sensazione irreversibile

 

 

 

(Da Pequenos Assaltos)

 

 

 

 

 

COISA SOBRE COISA

 

meses fósseis

habitam esse inverno

de cimalha e traças

 

o dia

testemunho da ruína

que cavamos

 

cabe

num gesto de lisura

inacabado

COSA SU COSA

 

mesi fossili

vivono questo inverno

di cornice e tarme

 

il giorno

testimonianza della rovina

che scaviamo

 

è contenuto

in un gesto d’onestà

non concluso

 

 

(Da A fala interdita)

 

 

 

A FALA INTERDITA

 

o verbo fez-se fala

 

inaugura-se o rito

arabescos na pedra

a perda se inaugura

 

fez-se signo

sítios de areia

 

cria demônios

a fala interdita

IL DISCORSO INTERDETTO

 

il verbo si fece discorso

 

s’inaugura il rito

arabeschi nella pietra

la perdita s’inaugura

 

si fece segno

luoghi di sabbia

 

alleva demoni

il discorso interdetto

 

 

 

 

(Da A fala interdita)

 

 

 

RESÍDUO

 

escrito

dialeto de nuvem

ressurreição

no dia do juízo

 

escrevo:

tálamo das falas

 

meus olhos

citarão o fumo

meus olhos

saberão a voz

 

escrito escrito

istmo da língua

barco bêbado

o não dito

RESIDUO

 

scritto

dialetto di nuvola

resurrezione

nel giorno del giudizio

 

scrivo:

talamo delle parole

 

i miei occhi

citeranno il fumo

i miei occhi

sapranno la voce

 

scritto scritto

istmo della lingua

naviglio ubriaco

il non detto

 

 

 

(Da A fala interdita)

 

 

 

LA PORTE ÉTROITE

 

Provavelmente não direi o nome

de quem bate.

- Lógica impostura -

evitar monturos

como o que separa caos de abismo.

Provavelmente afastarei esta noite

para o ocaso

onde outro rosto desponte

com palavras certas.

LA PORTE ÉTROITE

 

Probabilmente non dirò il nome

di chi batte.

- Logica impostura -

evitare residui

come quello che separa caos da abisso.

Probabilmente allontanerò questa notte

verso il tramonto

dove un altro viso sorga

con parole certe.

 

 

 

 

 

(Da Pequenos assaltos)

 

 

 

EUSTÁQUIO GORGONE DE OLIVEIRA

 

 

 

MINAS

 

Vejo Minas, chove.

 

Há Cristos de lama nas igrejas

e fardas no cinema.

 

Vejo águas, Gerais.

 

Há cidades imersas nos rios

e peixes nos hotéis de luxo.

 

Vejo Minas Gerais.

 

Depois da soleira da porta,

o vento é de mármore.

Além das minas de ouro,

os amantes são estrábicos.

MINAS

 

Vedo Minas, piove.

 

Ci sono Cristi di fango nelle chiese

e divise nel cinema.

 

Vedo acque, Gerais.

 

Ci sono città immerse nei fiumi

e pesci negli alberghi di lusso.

 

Vedo Minas Gerais.

 

Dopo la soglia della porta,

il vento è di marmo.

Oltre le mine d’oro,

gli amanti sono strabici.

 

 

 

 

(Da Minas)

 

 

 

 

A SOLIDÃO

 

Se não fosse o pequeno crucifixo

pintado pelo sangue de Cristo,

talvez a solidão teria me vencido.

Pois ela se portou como uma perfeita serva

ao me servir o pão amanhecido.

Tomando um copo de vinho,

sentou-se ao meu lado.

Ai, se não fosse esta adorada cruz

talhada a canivete de picar fumo,

estaria morto como os móveis

da sala.

LA SOLITUDINE

 

Se non fosse il piccolo crocifisso

dipinto dal sangue di Cristo,

forse la solitudine mi avrebbe vinto.

Si comportò come una perfetta serva

al servirmi il pane fatto giorno.

Bevendo un bicchiere di vino,

si sedette vicino a me.

Ah, se non fosse quest’adorata croce

intagliata col coltellino per tagliar fumo,

sarei morto come i mobili

della sala.

 

 

 

(Da Minas)

 

 

 

 

O céo agora é um tacho

de zinabre

E a cinza não o clareia.

Também o arranjo dos ossos,

Que forma os pés, mudou.

Estrelas e andorinhas

Não cobrem as cabeças.

E velhos anjos dourados

Mariposam nos lupanares.

Il cielo ora è una pentola

di rame

E la cenere non lo rischiara.

Anche l’arrangio delle ossa,

Che forma i piedi, mutò.

Stelle e rondini

Non coprono le teste.

E vecchi angeli dorati

Sfarfallano nei lupanari

 

 

 

(Da Comarca do Rio das Mortes)

 

 

 

 

1.

Deixa o poema germinar.

Depois, será esquecido.

Instrumento sem uso, terá repouso.

Procura no arco-íris a cor serva,

aquela que há muito te acompanha.

Dê nome às tuas jóias

antes que pertençam a outro.

Ao amor vindo à tona, inconsútil,

deixa-lhe marcas de azul-tártaro.

E, enquanto houver incenso nas palavras,

confirma o abraço que não existe.

1.

Lascia germinare la poesia.

Dopo, sarà dimenticata.

Strumento senz’uso, avrà riposo.

Cerca nell’arcobaleno il colore servo,

quello che da tempo ti accompagna.

Dai nome ai tuoi gioielli

prima che appartengano ad un altro.

All’amore nascente, inconsutile,

lascia segni di blu-tartaro.

E finché ci sia incenso nelle parole,

conferma l’abbraccio che non esiste.

 

 

 

(Da Passagem na orfandade)

 

 

 

 

38.

Descanso no pequeno aposento

e já não me cobro respostas.

A respiração brota em meu peito

como flor que esteve sem água.

Ouço ruídos que não ouvia

enquanto estava desperto.

No recolhimento me nutro:

despensa onde fica o milho.

Durmo sobre ele, nele me perco.

Também sou o cereal perecível.

38.

Riposo nel piccolo alloggio

e non mi esigo risposte.

La respirazione nasce nel mio petto

come fiore che restò senz’acqua.

Ascolto rumori che non ascoltavo

mentre ero sveglio.

Nel raccoglimento mi nutro:

dispensa dove rimane il grano.

Dormo su di lui, in lui mi perdo.

Anch’io sono il cereale mortale.

 

 

 

(Da Passagem na orfandade)

 

 

 

 

32.

Luminosas garras de cobre

direcionam-se ao coração.

Despojá-lo de sua figura,

do sangue mesclado ao símbolo,

é tarefa quase pronta.

Numa tarde de pouco sol

eles virão com força

atravessando a pele frágil.

32.

Luminosi artigli di rame

s’indirizzano al cuore.

Spogliarlo della sua figura,

del sangue mischiato al simbolo,

è faccenda quasi pronta.

In un pomeriggio con poco sole

essi verranno con forza

attraversando la pelle fragile.

 

 

 

(Da Passagem na orfandade)


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11 settembre 2023
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11 settembre 2023
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26 giugno 2023
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21 giugno 2023
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