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A Est: poesia ungherese
Márton Kalász
Lo scrittore, poeta, giornalista e germanista un gherese Márton Kalász è nato l’8 settembre 1934 a Somberek, in Ungheria. Dal 1957 al 1970 è stato giornalista per Dorfradio e in seguito redattore presso la casa editrice Európa-Verlag. Nel 1964 ha ottenuto una borsa di studio a Berlino Est. A partire dal 1970 ha collaborato per diverse riviste ungheresi, e dal 1971 al 1974 è stato uno dei membri della Casa della Cultura ungherese. Negli anni 1991-1994 ha diretto l’Istituto di cultura ungherese a Stoccarda. Nel 2001 è stato Presidente dell’Associazione degli scrittori ungheresi.
Márton Kalász ha pubblicato oltre venticinque libri in lingua ungherese, sebbene sia di madrelingua tedesca. «Io ho due lingue» ha affermato in occasione di un’intervista per Deutschlandradio; «la mia lingua madre è il tedesco, ma la mia madrelingua intellettuale è l’ungherese». E tuttavia a tutte ante pone la propria identità artistica: «Quando si scrive, si è prima di tutto artisti, prima di tutto poeti, prosatori, e solo dopo ungheresi, tedeschi o giapponesi». Pertanto ha ragione la critica Judith Maár quando sostiene che l’opera letteraria di Márton Kalász rappresenta «il suo spazio identitario», secondo il concetto con cui Xavier Garnier intende lo spazio letterario: uno «spazio testuale fecondato dalla vita». Márton Kalász è noto anche quale traduttore dal tedesco di autori quali Günter Kunert, Franz Fühmann, Günter Grass e altri. È stato insignito di numerosi premi letterari (il premio Attila József, il premo Edizioni Európa-Verlags, il premio IBBY, il premio IRAT-Niveaupreis, il premio Sándor-Weörös e così via) e nel 1994 ha ricevuto la Croce dell’ordine al merito della Repubblica ungherese.
George Guţu
Át a pallón Attraverso la passerella
mintha egy báránynak kellene át - mennie a keskeny pallón, megriad körülötte ég, föld, levél lüktetni kezd fölötte a fán, a sárguló búza, a
szőlőlevél retteg: mi lesz veled? az erdő suttog, biztat messze, mintha segítene a bárány maga van, s kellene át - mennie a keskeny pallón – (mondom: így
szavak félnek fehérben, tétováznak ha szemük volna, nézne át könyörgőn)
mintha egy bárány szánná el magát szánná magát, átmegy a pallón, vakmerő lesz könnyű, igaz bárány: hiába nem hisz abban, segít, hogy tárt karral vársz odaát |
come una pecorella spaventata dovesse attraversare una passerella, stretta, cielo e terra iniziano a pulsare, il fogliame sopra la passerella, le spighe dorate,
i pampini tremano: che ne sarà di te? Gli alberi del bosco sussurrano, incoraggiano da lontano, come per aiutare – la pecorella, sola, dovrebbe attraversare la stretta passarella – (dico: così
le parole temono, sul bianco, titubano, se avessero occhi, guarderebbero supplicanti)
come se una pecorella decidesse di attraversa la passarella, impavida, lieve, una vera pecorella: non serve che non ci creda, serve che tu mi aspetti di là a braccia aperte. |
(da Ki olvas éjszaka verset?, 1987)
Együtt, eschedében Marianne és Günter Kunertnek
Insieme, a Eschede (per Marianne e Günter Kunert)
közben, mondják, repedeznek a birodalmak, az évszakok szitaszövésű anyaga már szakadozik, mielőtt belefekszik bárki egy versírásra, egy szeretkezésre
értelme a beszédnek kilenc vagy másfélezer év után, leképeznünk egymást, itt, északon, mint rég talán Mezopotámiában vagy Szigligeten, Buchban; leolvasni egymás arcáról: ilyen az öröm
ez a baráti ölelés a fogadó óráját sem ijeszti, s nem éleszti meg, kvarcszemet sem csúsztat egy fanyar töltetű vidékbe, szálkát sem emel a világ szemébe, különben mi itt másból érkezünk
enni, inni csöndben, fonódni fényvető szavakba, a tudatban: félnap ez az idő, múló, de lehet belőle száz évig élni; két édes nő, két férfi – lesznek, aligha így számítanak érzelmükben még egy találkozásra |
nel frattempo, si dice, gli imperi si sgretolano, la stoffa porosa delle stagioni ormai si strappa, prima che qualcuno vi giaccia sopra per scrivere una poesia, per un amplesso
il senso del discorso dopo nove anni o migliaia cinquecento è di farci proiettare, qui a nord, come un tempo in Mesopotamia, a Szigliget, a Buch, e leggere dai nostri volti: così è la gioia questo abbraccio amico non spaventa, la clessidra dell’oste non accelera, non un granello di quarzo scivola nella campagna aspra, non una scheggia entra nell’occhio del mondo, d’altronde noi veniamo da qualcos’altro
mangiare, bere, presi in parole luminose, nella certezza: questo tempo, mezza giornata, transitorio, ma di cui puoi vivere cent’anni; due donne deliziose, due uomini – esisteranno ancora, e anche i sentimenti contano ancora su un incontro |
(da Rejtek, 1990)
Krétakör Cerchio di gesso
Mivé léssz, kis népek hazája? Úton vagyunk; és szomorú, mindig magányos nyelved kering, téli madárhad, koponyánkban.
Nap tűz; minden a csikorgásig dermedt, üres, fehér -
s íme, a madarak rívatlanul rajzolják, önként, az örökkévalónak vésett szánutak, autónyomok, nyílt ólak, árván fölnéző vadászok, költők, üzemek, kocsmából többé ki nem érkező háromkirályok fölé, úristen, amúgy is bezárult életünkhöz: a krétakört. |
Cosa diventerai tu, patria di piccoli popoli? Noi: in viaggio. Ma la tua lingua sempre triste e solitaria vaga nelle nostre teste: stormo di uccelli in inverno.
Il sole splende; tutto è intirizzito vuoto, bianco, stridore –
Ma ecco: gli uccelli da soli, non richiesti, sopra la pista della slitta incisa per l’eternità, sopra le tracce delle macchine e le stalle aperte e il cacciatore che d’improvviso guarda in alto, sopra fabbriche, poeti, e re magi che non escono più dalle taverne, oddio, ecco che con le loro vite ormai decise tracciano: il cerchio di gesso. |
(da Változatok a reményre, 1967)
Impromptu Impromptu
Ki se dugni a képem, mint Chopin, tomboljanak a szobákban szeretteim, gyűlöljenek a réten, hol a topolyákba hevült kiáltozásuk úgy belefonódva, mint szalag a hajba – maradni idebent, írni, kitalálni rövidke verseket, makacsul verseket, se Franciaországnak, se Lengyelországnak: a kettő végül is bennük majd egymásban azonosítható - hol a hazám? ahova verseim jól készülnek, hogy héjukban idehaza érzem magam; képeikben a táj: topolyafák átfénylenek, koronájuk kiáltozás - úgy, hogy ki se kell már fáradnom értük. |
Non metto il naso fuori, come Chopin, che si scatenino pure i miei cari nelle stanze, che mi vogliano sul prato, dove le loro grida alte s’intrecciano nei pioppi, come nastri nei capelli. Restare dentro, scrivere, meditare comporre poesie, brevi, sempre e solo poesie, né per la Francia, né per la Polonia: poiché alla fine nei versi si potranno entrambe riconoscere, prova l’una dell’altra - la mia patria, dov’è? Ovunque le mie poesie prendano forma; nelle coppe dei versi mi sento a casa, nel paesaggio delle immagini: pioppi luminosi, fronde fruscianti, cosicché neanche per loro devo uscire ormai. |
(da Az imádkozósáska, 1980) Traduzioni dal tedesco di Monica Lumachi
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5 marzo 2025 Il testo-natura. Presentazione di Semicerchio 70 e 71, Roma Sapienza.
22 novembre 2024 Recensibili per marzo 2025
19 settembre 2024 Il saluto del Direttore Francesco Stella
19 settembre 2024 Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi
16 settembre 2024 Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni
21 aprile 2024 Addio ad Anna Maria Volpini
9 dicembre 2023 Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"
15 ottobre 2023 Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi
30 settembre 2023 Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio
11 settembre 2023 Recensibili 2023
11 settembre 2023 Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto
26 giugno 2023 Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato
21 giugno 2023 Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova
6 maggio 2023 Blog sulla traduzione
9 gennaio 2023 Addio a Charles Simic
9 dicembre 2022 Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma
15 ottobre 2022 Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi
13 maggio 2022 Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio
26 ottobre 2021 Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"
16 ottobre 2021 Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre
11 ottobre 2021 La Divina Commedia nelle lingue orientali
8 ottobre 2021 Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français
21 settembre 2021 HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"
11 giugno 2021 Laboratorio Poesia in prosa
4 giugno 2021 Antologie europee di poesia giovane
28 maggio 2021 Le riviste in tempo di pandemia
28 maggio 2021 De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca
21 maggio 2021 Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini
11 maggio 2021 Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube
7 maggio 2021 Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana
23 aprile 2021 La poesia di Franco Buffoni in spagnolo
22 marzo 2021 Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021
19 giugno 2020 Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio
1 giugno 2020 Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"
30 aprile 2020 Laboratori digitali della Scuola Semicerchio
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