Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

Galak’t’ion
 
di Nikoloz Shamugia e Michele Ginammi
 
Negli oltre quindici secoli di storia letteraria georgiana, non sono molti i poeti ai quali i georgiani hanno riservato la particolare ed affettuosa premura di riferirsi ad essi chiamandoli solo col nome proprio, a testimonianza del loro maggior valore. L’ultimo, in senso cronologico, a meritarsi tale onore fu Galak’t’ion T’abidze. Per un georgiano suonerebbe assai strano riferirsi alle sue composizioni dicendo, ad esempio, Cavalli azzurri di T’abidze, oppure L’effimero di T’abidze. Galak’t’ion T’abidze è semplicemente «Galak’t’ion» – e non occorre aggiungere altro. Per tutti i critici letterari egli fu un fenomeno unico, irripetibile, eccezionale, impossibile da inquadrare in uno qualunque dei movimenti letterari che hanno caratterizzato il secolo scorso. La sua grandezza sfugge alle maglie di qualsiasi categorizzazione e nessuno, tra gli altri poeti georgiani del ventesimo secolo, può essergli paragonato.
Galak’t’ion T’abidze nacque nel 1891 in un paese vicino a Vani – città ricca di storia, un tempo una delle più importanti della vecchia Colchide. All’epoca della sua nascita la Georgia era sottomessa all’impero russo. Il futuro poeta ricevette un’educazione religiosa: studiò prima presso la Scuola Ecclesiastica di Kutaisi e successivamente presso il Seminario Ecclesiastico di Tbilisi. Nel 1914 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, che suscitò l’ammirazione di pubblico e critica. Fu tuttavia la sua seconda raccolta di poesie, intitolata in francese Crâne aux fleurs artistiques[1], a glorificarlo definitivamente, al punto da valergli l’appellativo di «geniale». La silloge, pubblicata nel 1919, un anno dopo la proclamazione d’indipendenza della Georgia, comprendeva ottantasei poesie, tutte unanimemente considerate dei capolavori dalla critica. Se non avesse scritto altro, sarebbe bastata questa raccolta da sola a fare di Galak’t’ion il principe della poesia georgiana del Novecento. Il che effettivamente accadde nel gennaio del 1921, quando, un mese prima che la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa conquistasse, sovietizzandola, la Repubblica Democratica della Georgia, un nutrito gruppo di poeti georgiani elesse Galak’t’ion quale «principe dei poeti», tributandogli la corona d’alloro che fino ad allora era spettata ad Ak’ak’i Ts’ereteli.
L’imminente sovietizzazione della vita sociale e letteraria, tuttavia, avrebbe presto cambiato la vita di Galak’t’ion. Nella Georgia sovietica, il «principe dei poeti» non poteva essere tale senza un degno passato rivoluzionario. Ma le poesie di Galak’t’ion non erano per nulla ispirate a questo preteso spirito rivoluzionario, così egli fu costretto a distruggere tra le fiamme tutta la propria produzione giovanile. «Ho distrutto tutto – annotò nel suo diario – tutto quello che avevo scritto fin dall’adolescenza. Non ho mai provato nulla del genere… come se la mia intera gioventù fosse morta». Fu la Russia sovietica a plasmare la figura surrettizia del Galak’t’ion «rivoluzionario»: dopo l’annessione della Repubblica Democratica della Georgia nel 1921, il popolo georgiano insorse contro il regime occupante attraverso una serie di azioni partigiane. Quando, nel 1924, tutte queste attività sembrarono poter dar vita ad una grande ribellione nazionale, Galak’t’ion offrì il suo contributo scrivendo una poesia (Noi, poeti della Georgia) in cui espresse, attraverso un linguaggio emotivamente molto carico, lo spirito libertario ed indipendente del popolo georgiano. Tale poesia era dunque un inno contro l’oppressione sovietica. Tuttavia, fu presto sfruttata dai sovietici con un intento assai diverso: in tutte le pubblicazioni la poesia venne predatata al 1921 ed interpretata, insegnata e diffusa presso le generazioni successive di lettori come un esempio di lirica sovietica.
La ribellione fu poi sedata nel sangue dalla Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa, che si accanì particolarmente contro la Georgia, il cui governo si era ripetutamente rifiutato di firmare la resa e proseguiva nelle sue attività sovversive sia in esilio dalla Francia, sia in patria. Un gran numero di georgiani, tra cui numerosi intellettuali, furono rinchiusi nelle carrozze dei treni e trucidati a colpi di mitragliatrice. In quell’occasione, Galak’t’ion pubblicò su una delle principali riviste di Tbilisi il poema Ricordi di quei giorni quando fulminò, nel quale descrisse in dettaglio gli eventi della ribellione e i successivi episodi di rappresaglia sovietica. La Commissione Straordinaria (la Ceka) arrestò subito il poeta, che rimase in prigione per qualche giorno e fu poi scarcerato. Dopo questa esperienza, Galak’t’ion non fu più lo stesso. Persino la sua voce era cambiata: da allora in poi parlò quasi sempre con una voce più acuta, stridula, innaturale. Cominciò inoltre a comportarsi stranamente in pubblico, fingendosi spesso ubriaco e mentalmente instabile, quasi volesse indossare una maschera per proteggersi e celare la sua vera identità.
Sotto il regime sovietico Galak’t’ion si ritrovò completamente solo e abbandonato. La sua naturale riservatezza crebbe al punto da isolarlo del tutto dalla società. Scrisse nel suo diario: «Pare che io non riesca a parlare francamente con nessuno sulla faccia della terra. Il che è una tragedia del mio cuore… e con gli occhi cerco l’anima gemella».
Nel 1937 la moglie di Galak’t’ion, Olia Ok’uava, venne arrestata ed esiliata per ragioni politiche ed infine fucilata nel 1941. La perdita della moglie sconvolse ancor più il già fragile equilibrio del poeta. Nei tardi anni Cinquanta, durante gli ultimi anni della sua vita, Galak’t’ion venne spesso ricoverato in ospedale. Il 17 marzo del 1959 fu condotto dal nipote presso il Centro Medico di Vak’e a Tbilisi in preda ad una crisi nervosa. Si tolse la vita gettandosi dalla finestra del terzo piano dell’ospedale.
Fu seppellito nel cimitero del Pantheon, situato nel cortile della chiesa di San Davit, sul pendio orientale del Monte Mtats’minda (letteralmente «monte sacro») che domina tutta Tbilisi, e qui riposa insieme ai personaggi più prestigiosi della storia georgiana. La luna di Mtats’minda, celebrata da Galak’t’ion in una sua nota poesia giovanile, splendendo alta sopra la sua tomba ci ricorda ancor oggi che la lira del poeta «per sempre accompagnerà i secoli».
Nel 2000 la Chiesa ortodossa georgiana perdonò Galak’t’ion per aver commesso suicidio, considerando il gesto come una conseguenza delle sofferenze inflittegli dal governo sovietico.
 
Il primo a rendere accessibile la poesia di Galak’t’ion T’abidze al lettore italiano fu il professore Luigi Magarotto, uno dei pochi esperti di lingua georgiana in Italia, che pubblicò nel 1978 la traduzione di diciannove poesie del poeta. Le traduzioni apparvero prima presso gli «Annali di Ca’ Foscari» (1978, III) e successivamente in un libro edito a Tbilisi (Galak’t’ion T’abidze, Poesie, Tbilisi, Mecniereba 1985). A distanza di venticinque anni vogliamo proseguire lungo la strada tracciata da tale illustre predecessore.
Delle tre poesie da noi selezionate, due – I pioppi tremuli e Neve – fanno parte della raccolta Crâne aux fleurs artistiques; mentre la terza, Spira il vento…, fu scritta nel 1924. Nelle nostre traduzioni abbiamo cercato di conservare soprattutto lo spirito, il contenuto vibrante delle parole di Galak’t’ion, a discapito, forse, della resa melodica ed armoniosa dell’originale (ciò che lo rese famoso come «l’Orfeo della musica della parola georgiana», come lo definì felicemente K’onst’ant’ine Gamsakhurdia), ma confidiamo che il lettore italiano accoglierà con vivo interesse i nostri sforzi.
 
Galak’t’ion T’abidze (1891-1959)
 

 
I pioppi tremuli
 
Sempre, quando il vento comincia a soffiare
e spiega la foschia delle montagne come una vela,
le foglie del pioppo tremulo in bianca schiera
frusciano, come la favola più remota.
Favola che mi inebria e mi ammalia
con un vino vecchio, inconsciamente, furiosamente;
la rosa e la camomilla, perdute altrove,
le colgo nei miei ricordi.
Questo era prima, molto tempo fa.
Dove, quando, perché, non lo so, no.
C’erano un tempo, e si sono assopite
Ondeggia la volta armoniosa di foglie.
Poi la sorte e la vela
s’inclinaron sul fianco per il peso del vento,
e tu dove sei, da così tanto tempo?
Perché, o da chi, non lo so – no.
Questo era prima, molto tempo fa,
questo era il gemito delle foglie del pioppo.
I giorni ci han coronati di fiori,
io ero paggio, e lei – principessa.
 
1915
 
[Traduzione dal georgiano di Nikoloz Shamugia e Chiara Viola]

 
Spira il vento…
 
Spira il vento, spira il vento, spira il vento,
e volano le foglie di vento in vento…
Inarca filari d’alberi, schiere d’alberi,
e tu dove sei, dove sei, dove sei?
Come piove, come nevica, come nevica!
Non arriverò mai a trovarti… mai!
La tua immagine mi insegue
ogni giorno, ogni tempo, ogni dove!
Pioviggina pensieri nebulosi il cielo remoto…
e spira il vento, spira il vento, spira il vento!
 
1924
 
[Traduzione dal georgiano di Nikoloz Shamugia ed Elena Kildani]
 
 

 


¬ top of page


Iniziative
5 marzo 2025
Il testo-natura. Presentazione di Semicerchio 70 e 71, Roma Sapienza.

22 novembre 2024
Recensibili per marzo 2025

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Recensibili 2023

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398