« indietro IL CAMBIO DEL VENTO: BRODSKIJ, FIRENZE E LA POESIA DELL'EUROPA ORIENTALE Prefazione di Stefano Garzonio
«Se c’è qualcosa da cantare, è il cambio del vento, quando da ovest si fa a est» (Brodskij) La rivista «Semicerchio» ha una lunga tradizione di frequentazione del mondo slavo ed est-europeo e ha seguito con interesse e curiosità costanti le nuove manifestazioni poetiche dell’Europa Orientale negli anni susseguenti al crollo del comunismo e delle relative entità sovranazionali esistenti ad Est e nei Balcani. Accanto alle rubriche specificamente dedicate alla poesia slava e, in particolare, a quella russa, sono da ricordare l’esemplare studio di Michail Gasparov su Osip Mandel’štam, il saggio antologico di Stevka Šmitran sulle poesie di Ivo Andrič, che ha poi dato occasione alla loro prima versione in italiano, le recensioni di poesia lituana, serbo-croata e ungherese, il contributo di Annelisa Alleva su Wisława Szymborska, la prima traduzione di Cavalcanti in albanese e la prima traduzione italiana della lirica Dicembre a Firenze di Iosif Brodskij. Proprio al grande poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1987, la rivista è particolarmente legata. Una pietra miliare in questa prospettiva sono state le sue lezioni sulla poesia americana che la redazione della rivista ha organizzato insieme al Comune e all’Università di Firenze nel 1995 e dato alle stampe in esclusiva nel volume Lezioni di poesia (Le Lettere, 2000). È sembrato perciò naturale e doveroso pubblicare proprio sulle pagine di «Semicerchio» i contributi brodskiani del Convegno Firenze e San Pietroburgo. Due culture si confrontano e dialogano tra loro (Firenze, 18 e 19 giugno 2003), organizzato da Stefania Pavan dell’Università di Firenze. Si tratta di tre testi, i primi due di studiosi russi, Lev Losev e Valentina Polukhina, l’altro della stessa Stefania Pavan, cui si è aggiunto un ricordo proposto dalla poetessa e traduttrice italiana Annelisa Alleva. Lev Losev e Valentina Polukhina sono tra i più noti specialisti di poesia brodskiana (fondamentale un loro studio dedicato alla poetica e all’estetica di Brodskij edito a New York nel 1990). Lev Losev (in realtà Lev Livšic, figlio di un noto poeta satirico e scrittore per l’infanzia sovietico), studioso e critico letterario, è anche tra i più importanti poeti russi della recente emigrazione (vive negli Stati Uniti dagli anni Ottanta) ed autore di apprezzatissimi libri poetici. Accanto a questo solido nucleo brodskiano il numero presenta un’antologia della poesia slovena con liriche di Šalamun, Aleš Debeljak, Boris A. Novak, Kajetan Kovič, dovuta alle indagini di Angelo Floramo, che offre un quadro ampio e prezioso dell’odierna produzione poetica slovena. Quest’iniziativa si collega strettamente al saggio Aspetto mediterraneo della poesia macedone di Anastasija Gjurcinova (autrice di un importantissimo studio sulla conoscenza della letteratura italiana in Macedonia: Italijanskata kniževnost vo Makedonija, Skopje 2001) e alla vivace antologia Sei giovani poeti macedoni, apparsi a sua cura nel numero precedente della rivista e generosamente segnalati sulla stampa macedone; per il prossimo numero si annuncia invece un contributo sulla poesia kosovara in lingua albanese e uno sulle recenti produzioni di poesia ceca e ungherese, nello sforzo, unico nel panorama delle riviste letterarie italiane, di offrire al lettore la più ampia esplorazione di testimonianze poetiche da quel complesso coacervo culturale e linguistico che sono i Balcani e la Mitteleuropa. È opportuno sottolineare come, dopo i tragici eventi della guerra jugoslava che ha seguito precedenti secessioni e affermazioni nazionali, dalla nascita degli stati indipendenti di Bielorussia e Ucraina ad Est, alla distinzione tra Repubblica Ceca e Slovacchia nell’Europa centrale, si assiste ad una rinascita e fioritura della produzione poetica nelle diverse lingue nazionali, alcune tradizionalmente riconosciute, altre affermatesi come lingue letterarie solo in tempi recenti (il caso più noto è quello del bosniaco nell’areale serbo-croato): è anche per questo che il convegno delle riviste europee di cultura, organizzato a Belgrado nell’ottobre 2003 dalla rete di Eurozine (che comprende «Semicerchio»), è dedicato a Europe and the Balkans: the Politics of Translation. In questa prospettiva è fondamentale per una moderna rivista internazionale di poesia comparata seguire questi processi di distinzione e affermazione. È il caso, ad esempio, della poesia macedone nel suo complesso intreccio con il mondo bulgaro e generalmente slavomeridionale, nel quale potrebbe presto porsi anche la questione della specificità linguistico-culturale montenegrina. Accanto alle tradizioni propriamente slave il mondo europeo orientale presenta altre realtà di indubbio interesse. Mi riferisco, in ambito meridionale, all’areale albanese, in quello centrale, al magiaro e in quello orientale, almeno alle lingue baltiche e all’estone. In questa prospettiva a «Semicerchio» rimane ancora molto da scavare e indagare: la speranza è che la costante attenzione finora rivolta al mondo europeo est-meridionale continui a incontrare l’interesse e il favore dei lettori. «Se c’è qualcosa da cantare, è il cambio del vento, quando da ovest si fa a est» (Brodskij) ¬ top of page |
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