« indietro TINO SANGIGLIO, Poesia greca contemporanea, Pubblicazione del Comune di Trieste – Assessorato alla Cultura, 2000, pp. 250, s.i.p.
Nell’Introduzione molto ampia ed esauriente dell’antologia Sangiglio sottolinea due concetti: il primo riguarda la questione della lingua, che in Grecia «si è estrinsecata in una duplice direzione: una prima teorica sui rapporti tra la lingua greca antica e quella greca d’oggi, una seconda pratica sulle vicende storiche della lingua neogreca». La consapevolezza, tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, dell’esistenza di due aspetti diversi della lingua (la lingua parlata, popolare, o dhimotikì, e la lingua dotta, classicheggiante, la katharèvusa) fu determinante per la nascita nell’Ottocento di alcune scuole poetiche che si schierarono a favore dell’una o dell’altra forma espressiva. Il secondo concetto, costante nell’Introduzione, riguarda «quel sentimento chiamato romèikos kaimòs, vale a dire quel sentimento di dolore e di gioia insieme, quel senso duplice di appartenenza e di discendenza da ceppi gloriosi ed insigni ma anche di frustrazione e di angoscia per qualcosa di prezioso e di unico andato perduto per sempre». È un sentimento che accompagnerà la poesia di Kavafis, Seferis, Thèmelis, Anagnostàkis, e che ritroviamo nei poeti della resistenza e del dissenso (Ghiannis Kondòs, Katerina Anghelàki Rooke, Thanassis Niàrkos, Lefteris Pùlios). Con le ultime generazioni di poeti «il filo del romèikos kaimòs viene stravolto e dilatato nelle più inattese sonorità della desolazione e del vuoto». Il romèikos kaimòs è accostato, a sua volta, al sentimento della grecità moderna che permette di delineare un quadrato immaginario che parte da Kavafis, continua con Seferis e «la sua grecità dolente e ricca di umanità», si unisce a Ritsos e alla sua«grecità oppressa e perseguitata» per concludersi con Elitis che esprime «la grecità di una stirpe sublimata nella coscienza di un altissimo destino». All’Introduzione segue un panorama molto vasto e completo della poesia greca contemporanea. Punto di partenza è Kavafis per arrivare ai poeti degli anni ’70 (Fostièris, Veis) alcuni dei quali già pubblicati in Italia. Pur maneggiando un materiale di così vasta portata, Sangiglio fornisce un quadro completo per ciascun poeta. La poesia di Ghiorgos Thèmelis (1900-1976), per esempio, è dominata dal «tema della solitudine, della ricerca, dell’assenza, del nulla e della morte, della finale resurrezione cristiana». Nel canto del poeta-marinaio Kavadhìas (1910-1973), intriso di esotismo e racconti di mare, i viaggi non appartengono solo alla realtà, ma sono gli ‘altri’ viaggi, quelli della memoria e della fantasia; il mare «è altrove, ha una dimensione per così dire eterna, sta nell’origine dei comportamenti dell’uomo, dell’isolamento esistenziale di quelle comunità di perenni naviganti che vivono perennemente in quella tensione tra vita terrestre e vita marina». Manòlis Anagnostàkis (1925) viene accostato a Kavafis per il ritmo discorsivo e «il tono confidenziale del dialogo, della conversazione quotidiana e del discorso semplice e alla buona tra amici e compagni», anche se i ricordi carichi di storie della Resistenza, della sconfitta politica del dopoguerra e della persecuzione politica «lasciano al lettore un’indimenticabile sensazione di struggente poeticità e di grande lezione morale». Di Kikì Dimulà, la più grande poetessa greca esistente, si mette in evidenza la tecnica «di rovesciare ogni significato lessicale per fargli assumere quello voluto, unico è quel suo aggredire la parola che viene metamorfosata a suo piacimento nelle soluzioni più impreviste e imprevedibili; in una parola la poetessa riesce a terrorizzare la parola». L’antologia (pubblicata a cura del Comune di Trieste, dell’Assessorato alla cultura della città e della Comunità greco orientale, da oltre due secoli presente a Trieste) è pertanto un valido contributo alla conoscenza della poesia greca contemporanea.
(Gabriella Macrì)
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